TRAMA
Juan, meccanico cinquantaduenne disoccupato, riceve in dono un dogo argentino. E’ l’inizio di una bella amicizia.
RECENSIONI
Presentato a diversi festival (San Sebastián, Toronto) e benedetto da svariati premi, il film di Carlos Sorin è un ottimo spunto che non trova una realizzazione all'altezza. Va riconosciuto che, nelle prime sequenze, il regista non indulge a prediche più o meno consolatorie, evocando la crisi argentina con tratti "minimi" tutt'altro che disprezzabili (la pacchianeria degli orologi a muro contrapposta al lusso dell'orologio da polso che sfoggia l'impiegato dell'agenzia di collocamento, la concisa descrizione del caos familiare in cui galleggia il protagonista) e trovando accenti di scarna mestizia nel tratteggiare il calvario di Juan, improbabile Man in Black sperduto in una terra desolata. L'arrivo del cane è però fatale: il film tenta di sfruttare l'irresistibile (?) effetto simpatia e vira alla commedia per famiglie, rispolverando la formuletta "l'uomo e il suo miglior amico" con la massiccia dose di zucchero di prammatica (gli intermezzi sentimentali, assolutamente pleonastici, sono comunque meglio delle figurine che si vorrebbero spassose, dalla bambina afona al manager attaccabrighe). Il feroce mondo dei cinofili avrebbe potuto ispirare non dico una versione a quattro zampe di Bellissima, ma certo qualcosa di meno stucchevole di un romanzo di formazione (umana e canina: Bombón, non più giovane, impacciato, solitario, ènaturalmente il doppio perfetto di Juan) chiuso in gloria (l'amico ritrovato e "rianimato", la speranza riaccesa dai giovani) per la tranquilla digestione dello spettatore.
