TRAMA
1970: la missione sulla Luna dell’Apollo 13 si trasforma in tragedia. Avarie all’astronave rendono problematico il rientro degli astronauti.
RECENSIONI
Non è la cronaca di un evento storicamente rilevante come l’ammaraggio sulla Luna, ma la celebrazione del “fattore umano”, del coraggio, dell’ingegno, della perseveranza e dell’ottimismo di un gruppo di uomini, prima che di astronauti, che hanno trasformato un insuccesso scientifico in un trionfo dei rappresentanti della razza terrestre. Ron Howard non strumentalizza l’incidente per creare tensione o spettacolo fittizi, né imbastisce troppe polemiche (a parte una feroce tirata d’orecchie alla morbosità di pubblico e giornalisti, che snobbarono la missione finché non si trasformò in una sorta di “morte in diretta”): si concentra, con rispettoso, sincero trasporto, sul valore di tre astronauti che non si persero d’animo, e sull’eroismo tutto “umano”, ovvero corredato di debolezze, degli astanti la base operativa di Houston (grande Ed Harris, astronauta in Uomini Veri di Philip Kaufman, qui “a terra”), che dimostrarono il loro attaccamento al valore della vita dei loro compagni, quanto, se non di più, che alla riuscita della missione progettata. Ciò non toglie che il regista sia anche in grado di regalare due ore ansiogene grazie alla regia, al montaggio e ad una sceneggiatura, come ama, “classiche”, ovvero da un lato oltremodo “pulite” e matematicamente “funzionali”, dall’altro saldamente efficaci. Un film arricchito da un sarcastico gioco di presagi negativi sul numero 13 e/ma “concreto”, come il simile, ma meno riuscito, Abbandonati nello Spazio di John Sturges (1969). Più che doveroso l’appoggio ed il supporto della Nasa alla realizzazione della pellicola, che garantisce l’accuratezza scientifica. Il tutto è tratto dalle memorie dell’astronauta Jim Lovell (Tom Hanks, già con Howard per Splash – Una Sirena a Manhattan), mentre co-sceneggiatore è Al Reinert, che diresse un documentario sui viaggi spaziali, For All Mankind. Cameo (è l’uomo del congresso) di Roger Corman, pigmalione dell’Howard regista.
