Avventura, Azione, Sala

ALPHA

TRAMA

Durante una battuta di caccia Koda viene creduto morto dalla sua tribù e si trova costretto a sopravvivere da solo in un territorio sconosciuto e ostile. L’incontro/scontro con il lupo Alpha cambierà per sempre la sua vita.

RECENSIONI

Siamo sempre dalle parti de Il Re Leone: se nasci figlio di un re prima o poi sei destinato a diventarlo anche tu. Succede così che un giovane ragazzo delle caverne, figlio di un capo tribù, sia più animo sensibile che uomo d’azione. Se però vivi in un luogo imprecisato dell’Europa ventimila anni or sono, durante l’ultima Era Glaciale, le possibilità di sopravvivenza senza imparare a cacciare, costruire armi, lottare e difendersi, sono davvero remote. Per fortuna il “diventa quello a cui sei destinato” accetta contaminazioni e sarà proprio la pietà che il giovane protagonista prova per un lupo quasi morente che ha tentato di ucciderlo a permettergli di sopravvivere lontano da casa e dalla protezione del padre. Un cammino di iniziazione alla vita e di ricerca della propria identità, non particolarmente originale, in cui l’incontro tra uomo e animale consente di trovare un’anima in cui specchiarsi e la forza per andare avanti nonostante gli innumerevoli ostacoli. Tutto molto classico ma ben condotto, soprattutto nelle premesse. Si comincia con un flashforward che mostra il terribile esito di una battuta di caccia e tutta la prima parte è il racconto ben cadenzato di come si giunge a quel punto che pare irreversibile. A colpire è il gusto di Albert Hughes (senza il fratello gemello Allen dopo le regie in comune di La vera storia di Jack lo squartatore e Codice Genesi) per la composizione delle inquadrature, la dinamica dell’azione, la ricerca del bello nella messa in scena. Un gusto in grado di dare, se non personalità, però una indubbia professionalità all’opera, che sfrutta al meglio la tecnica digitale per creare un mondo di pura fantasia ma verosimile.

Le tappe della strada verso casa prevedono burroni, animali feroci, inondazioni, lastre di ghiaccio, inseguendo una logica che vuole il ritmo scandito dalla rapida successione di pericoli. Con l’entrata in scena del lupo il ritmo si distende e la progressione trova un equilibrio fatto di piccoli passi vicendevoli di avvicinamento, attraverso un tragitto altamente prevedibile ma in grado di coinvolgere. Anche in questo caso plauso all’utilizzo della computer grafica che interviene nella resa spettacolare, anche degli animali, senza essere riconoscibile. Peccato che la parte conclusiva non sia poi in grado di mantenere la stessa intensità e scivoli ulteriormente sui binari rodatissimi del percorso di formazione con rivincita personale, plauso della famiglia e lietissimo fine. Uscire dalle convenzioni del genere, o cavalcarle con più brio, è però forse chiedere troppo a un cinema che si propone di combinare l’avventura d’altri tempi con i prodigi della tecnica per realizzare un onesto intrattenimento per famiglie.