Horror

ABSENTIA (2010)

Titolo OriginaleAbsentia
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2010
Genere
Durata91'
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Due sorelle cominciano a collegare l’esistenza di un misterioso tunnel ad una serie di sparizioni. Daniel, marito di Tricia, è scomparso da sette anni. La sorella più giovane, Callie, va a vivere con lei, mentre la pressione aumenta fino alla dichiarazione dell’uomo morto ‘in absentia’. Tricia cerca di ricostruire la sua vita, mentre Callie si trova catapultata in una minacciosa galleria vicino alla casa. Ben presto la collega ad altre sparizioni misteriose nel quartiere, e diventa chiaro che la presunta morte di Daniel potrebbe essere tutt’altro che ‘naturale’.

RECENSIONI

Esiste un tunnel che sembra separare il logico dall'irrazionale. Una sorta di porta in grado di condurre alle paure ancestrali dell'uomo, dove l'insensato può prendere vita e il terrore trovare la sua dimensione naturale. Un luogo fitto di punti interrogativi senza risposta. Chi ha varcato tale soglia non è più tornato. Almeno fino al momento in cui Daniel, sparito misteriosamente da ben sette anni e in procinto di essere dichiarato dalla moglie morto "in absentia", non si rifà vivo. Ma qualcosa in lui è cambiato, sia nel fisico (è molto indebolito e nel suo corpo si trovano tracce di ossa animali), che nella mente, provata da un'assenza non motivata da giustificazioni accettabili. Il film di Mike Flanagan - grande appassionato di horror e già dietro la macchina da presa nel pluripremiato Still Life e in altre opere indie circolate soprattutto nei festival a tema americani (Ghosts of Hamilton Street e Oculus: Chapter 3 - The Man with the Plan) - si mantiene in bilico tra dimensioni parallele (vivi/morti, realtà/immaginazione, razionalità/insensatezza, luce/buio, sanità/malattia, fede religiosa/ateismo) e basa proprio sul contrasto buona parte della sua visione. Se risulta indubbia la capacità del regista di Salem (origini profetiche) di creare un'atmosfera perturbante, è proprio sull'efficacia della dicotomia messa in scena che il film convince meno. I dubbi che insinua sembrano più che altro un pretesto costruito a tavolino per dare spessore, e minutaggio, alle implicazioni narrative. È immediatamente chiaro, infatti, che una dimensione parallela esiste per davvero e non è frutto della fantasia dei protagonisti. Giocare sulla sua veridicità aiuta i personaggi a districarsi nel dedalo delle ipotesi, ma aggiunge poco allo spettatore, da subito e fino alla fine indotto a credere alla deriva soprannaturale degli eventi. La paura fa capolino in alcune apparizioni iniziali, attese e in fondo prevedibili, ma capaci comunque di sorprendere, e nel retrogusto di inquietudine che il film lascia. Il merito è di una regia che dosa bene i tempi, gioca con abilità sull'attesa, permea il banale di personalità e sceglie, forse anche per limiti oggettivi (il budget), di alludere piuttosto che mostrare. Il fuori scena, le sfocature, il breve dettaglio, le ellissi, contribuiscono non poco alla riuscita di alcune sequenze (l'attacco dell'insetto gigante su tutte), decisamente in grado di spiazzare. Il che, pur nel contesto di un progetto non sempre del tutto a fuoco, è comunque un buon segno.