TRAMA
Elvira, Sol e Gimena, tre sorelle molto diverse tra loro, si presentano al compleanno della madre. Aspettano con ansia di conoscere il suo nuovo fidanzato e alla porta si presenta Eliska, ceca d’origine, pianista come la madre, loro coetanea. L’improvvisa scoperta dell’omosessualità della madre sembra sconvolgere le loro vite, non riescono ad accettarla e decidono di fare qualcosa.
RECENSIONI
Daniela Fejerman e Inès Paris, autrici spagnole provenienti dal teatro, consegnano allo schermo un incredibile manipolo di donne sullorlo di una crisi di nervi, radunate in questa divertente commedia illuminata dallinsegna di Pedro Almodovar fin dal titolo (brutale al punto giusto, come ogni outing dovrebbe essere). Il titolo in realtà è più rivelatore di quanto sembri e pone fin da subito laccento, non sulla madre (come potrebbe sembrare a una prima lettura), ma su una delle figlie. E innegabile infatti che la vera protagonista del film sia a tutti gli effetti Elvira (la splendida Leonor Watling, girlfriend in a coma dellultimo film di Almodovar), nevroticissima aspirante scrittrice che (a costo di abusare di semplicismo) si configura a tratti come unirresistibile variante iberica e femminile di certi personaggi alleniani. Nonostante la sua estrema fragilità e la sua perenne indecisione le siano di ostacolo nella vita, a ben vedere è proprio lei a mettere in moto il meccanismo di sconquasso che anima il film. Il suo crollo psichico è il sintomo perfetto di quella spaccatura narrativa che produrrà il caos, ingrediente immancabile per una commedia così profondamente spagnola come questa. La struttura del film in fondo è molto semplice. Come in una commedia di Marivaux ci sono, lo si scopre a poco a poco, A e B, C e D, E e F, più una serie di elementi di disturbo che minano alla base il percorso che dovrebbe portare alla congiunzione delle tre coppie. Parlo di un film profondamente spagnolo anche perché trovo sintomatico il fatto che, nella svolta narrativa necessaria alla risoluzione finale, si registri un cambiamento di tono che inevitabilmente richiede uno spostamento geografico. Quando la commedia rischia seriamente di trasformarsi in dramma è richiesta una mutazione soprattutto cromatica, che sarebbe ovviamente impossibile lungo le vie e gli ambienti caldi di una qualsiasi città spagnola. Allora i colori autunnali di Praga, proprio perché rappresentano un così brusco smorzamento dei toni, risultano quasi accecanti per lo spettatore. Riflessi sulle acqua del fiume che bagna la capitale ceca, emergono le soluzioni dei conflitti, il ritmo del film rallenta, il grigiore prima si intensifica e poi lentamente sparisce. Inès Paris e Daniela Fajerman dirigono le loro interpreti con un tocco talmente brillante e leggero, che se non fosse per la sana dose di follia che lo sottende farebbe quasi pensare a certo Truffaut. Riescono a mettere in scena un film illuminato e animato da una grande vitalità, forte di interpreti straordinarie capaci di sfoderare alloccorrenza anche un notevole talento comico. A chi contesta il fatto che dal film escono malconci i personaggi maschili, le autrici fanno notare che dentro questa storia ci sono almeno due (forse tre) uomini perfetti, il che è piuttosto raro. Resta unopera tutta al femminile, che però rifiuta la semplificazione di uno scontro tra i sessi.
Sarebbe stato (come tutti i film iberici in particolare) un film profondamente legato alla sua lingua. Preferiremmo non soffermarci oltre sulla consueta stupidità del lavoro di doppiaggio (ascoltare quello di Eliska per credere), ma addirittura vietare sistematicamente luso dei sottotitoli durante la canzone cantata da Sol (in spagnolo almeno questa, tra laltro molto bella) ha qualcosa di demenziale. La canzone dava il titolo al film in spagnolo e il testo nel film funge da outing pubblico per lomosessualità della madre, che vede i suoi gusti sessuali sbandierati davanti a centinaia di persone (A mi madre le gustan las mujeres, vamos a bailar con la novia de mi madre). Gli spettatori italiani non ispanofoni lo capiranno solo a metà. Daltronde è probabile che qualcuno li ritenga troppo pigri e troppo stupidi per leggere una manciata di frasi scritte sulle schermo.
Se volete fare uno scherzo a qualche amico consigliategli di vedere questo film: si troverà di fronte a una commedia che non fa ridere, piena zeppa di dialoghi e situazioni che fanno rimpiangere (sul serio) i tanto giustamente bistrattati Vanzina & Parenti, luoghi comuni a profusione, una provocazione loffia che si converte in favoletta buonista, una confezione televisiva, nessuna sottigliezza (vabbé, questo è davvero chiedere troppo), un ripassatissimo gioco di relazioni su sottofondo jazz (Allen fa capolino? Se... domani). La madre si innamora di una donna, la figlia non lo accetta e comincia a nutrire dubbi anche sulla sua sessualità, le sorelle vogliono che l'idillio finisca, tutti gli altri - compreso l'ex marito - non ci fanno neanche caso, uno psicoanalista si prende qualche libertà, un editore tiranneggia la sua dipendente (la figlia di cui sopra), uno scrittore si innamora della dipendente (la figlia, sempre lei), l'ex marito cita Saffo (ma no) e fa un bagno in piscina, alla fine tutti trovano l'amore e fanno un girotondo felliniano. Si provino, nero su bianco, i premi del pubblico ricevuti in vari festival da questo film; si provi, documenti alla mano, che le due registe hanno più di 15 anni ciascuna; si provi la mia capacità di intendere e di volere al momento di prendere appuntamento per andare a vedere questa boiata.
Nota a margine: a un certo punto l'audio del cinema è saltato per alcuni minuti e nessuno dei presenti (giuro) ha fatto una piega. Il silenzio, che cosa bella.