A HORRIBLE WAY TO DIE

NazioneU.S.A
Anno Produzione2010
Genere
  • 66986
Durata85'
Sceneggiatura
Montaggio

TRAMA

Missouri. Il serial killer Garrick Turrell evade e si mette alla ricerca della sua ex Jessie che, nel frattempo, sta seguendo un gruppo di alcolisti anonimi per sconfiggere la sua dipendenza. L’incontro con Kevin sembra portare la ragazza verso una nuovo inizio.

RECENSIONI


Diversamente da quanto può suggerire il titolo, A Horrible Way to Die non punta alla spettacolarizzazione gore e tantomeno si muove nel voyeurismo tipico del torture-porn. La violenza, infatti, prende la forma di un malessere profondo, frutto di una dipendenza che ingabbia il triangolo dei personaggi. Da una parte c’è il tentativo di Jessie e Kevin di uscire dall’alcolismo e di costruire un nuovo legame che esorcizzi il passato, dall’altra la fuga di Garrick ritrae un serial-killer dominato da un impulso di uccidere doloroso, tutt’altro che liberatorio.
Adam Wingard comunica questo malessere con l’insistenza dei primi piani e della camera a mano, cerca di sondare il tormento emotivo con continue alterazioni della messa a fuoco. La sensazione di annebbiamento che ne emerge sembra così agganciarsi al dramma umano, dove lo spettatore, oscillando tra le varie linee narrative e improvvisi flashback, non trova vere certezze. Potrebbe essere un revenge movie? Garrick sta raggiungendo la sua ex Jessie per vendicarsi? Niente è chiaro in un film desideroso di entrare nella testa dei suoi protagonisti piuttosto che cavalcare l’azione. La stessa dinamica dell’omicidio seriale è completamente atipica, si focalizza sulla sofferenza dell’esecutore piuttosto che sull’atto in sé, senza il compiacimento cui certo cinema ci ha da sempre abituati.
Chi conosce però le abitudini del duo Wingard/Barrett, qui alla prima collaborazione, sa che niente è scontato e da un momento all’altro un ribaltamento può farci rileggere tutto il film in un’ottica diversa (pensiamo a You’re Next).
Questa collaborazione non è da limitare unicamente ai colpi di scena, un marchio di fabbrica a suo modo interessante per come scardina il genere e permette di rivisitarlo con ghigno sarcastico. L’aspetto più interessante è la volontà di prestare attenzione ai personaggi, calarli in un realismo psicologico assai distante dalle tipiche macchiette che generalmente popolano il genere, senza tuttavia tralasciare un’idea coerente e spiazzante di regia.
A Horrible Way to Die è un tassello fondamentale per comprendere il percorso di uno dei registi più gettonati del panorama horror contemporaneo.