Commedia, Recensione

DONNA FLOR E I SUOI DUE MARITI

Titolo OriginaleDona Flor e seus dois maridos
NazioneBrasile
Anno Produzione1976
Genere
Durata100’

TRAMA

Bahia, 1943: Donna Flor è sposata con Vadinho, un inguaribile giocatore donnaiolo. Rimasta vedova, si risposa con un farmacista più colto e riguardoso.

RECENSIONI

Il giovane (classe 1955) e precoce (già due lungometraggi alle spalle) Bruno Barreto adatta il noto romanzo (1966) di Jorge Amado e sbanca il botteghino brasiliano (il film più visto per vent’anni) adottando il punto di vista "godereccio", sboccato e colorito del personaggio di Vadinho: amando François Truffaut (cioè L’Uomo che Amava le Donne), aderisce alla vitalità festosa, anche se egoista, di un “Grande figlio di puttana”, direbbe Lucio Dalla, che per il gioco e le donnacce trascura la moglie. Di riflesso, anche Barreto trascura la figura femminile ma, in questa sua sapida (se non estrosa), colorita, piccante, fortemente carnale "pietanza" (non a caso indugia sulla preparazione di alcune specialità culinarie), il regista (con Amado) insegna che la felicità non ha regole, che l'amore cieco di Donna Flor basta a se stesso e diventa insindacabile nel momento in cui una moglie s'accorge che l'essere succubi del temperamento focoso di un uomo è molto meno noioso di una vita esangue accanto ad un compagno ricco e premuroso. La seconda parte vira decisamente nel territorio della commedia (scollacciata) all'italiana, con quel suo fare farsesco e satirico, fustigatore della morale corrente (con il ménage à trois, i desideri repressi di una moglie), che non disdegna le capatine nel fantastico (e nell'esoterico, dato che siamo in Brasile, “Il paese del Carnevale”, nel cui folklore tutto è possibile). Magnifica Sonia Braga, regina delle telenovelas che l’anno prima aveva già interpretato la “Gabriela” di Amado per il piccolo schermo. Chico Buarque de Hollanda regala al film l’inedita “O que sera”.