Recensione, Thriller

ASSASSINS

Titolo OriginaleAssassins
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1995
Genere
Durata133'

TRAMA

Durante l’esecuzione di un contratto, un killer professionista si ritrova fra i piedi un collega più giovane. Credendo di essere il suo bersaglio, invece di uccidere la vittima designata chiede un riscatto al committente in cambio di un importante dischetto.

RECENSIONI

Compendio dei migliori prodotti action/thriller, in cui si respira però aria fresca nell’apporto dei due nuovi sceneggiatori, i fratelli Wachowski che, nonostante abbiano quasi disconosciuto il prodotto finale riscritto da Brian Helgeland (loro sono più torbidi: avrebbero forse sviluppato la traccia del passatempo da voyeur, stile Sliver, di Julianne Moore), lasciano trapelare la loro abilità nel rivestire un vecchio manichino (se andava di moda il killer pentito alla John Woo, il canovaccio ricorda molto Scorpio e Professione Assassino) e stagliarlo in uno scenario esplosivo di eterni duellanti, con donna in mezzo, “gran capo” doppiogiochista e spruzzate di poliziotti vs. tutti. Buona ironia, studi psicologici e drammatici (la solitudine del sicario; il parallelo fra due professionisti al top che si vogliono ritirare, fra sangue giovane, sfrontato e crudele, e più anziano, compassionevole e paziente) perfettamente inseriti nel ritmo infallibile, nella tensione altissima, nei colpi di scena curiosi ed intelligenti (gli “occhi” delle vittime) e nelle trovate d’effetto non banali (la scena finale con gli occhiali da sole che fanno da specchietto retrovisore). Wachowski o non Wachowski, se si parla di movimento/intrattenimento spettacolare, adrenalinico, senza fronzoli ed eccellente accostamento (non deleteria compenetrazione) di umorismo e ansia, è l’apporto del team Joel Silver (produttore)/Richard Donner (regista) a risultare fondamentale, quest’ultimo davvero in gran forma: avrà sbagliato molti film, ma nel genere merita tutto il nostro rispetto (grandi sia la messinscena sia il montaggio). Gli attori sono invece solo pedine (in quasi totale assenza di dialoghi): Stallone come killer impassibile fa un po’ ridere, Banderas si limita a rifare un El Mariachi più folle. Uno spasso la storiella del “Passerotto e la cacca” (meno convincente, invece, Julianne Moore che, con un killer a spasso, lascia il sito sicuro dell’albergo per seguire una processione funebre). Molto sottovalutato.