TRAMA
I quattro figli, con compagni/compagne al seguito, raggiungono i genitori nella nuova villa. Un uomo mascherato li attacca con la balestra: forse ha dei complici. Fra gli ospiti, Erin sa difendersi.
RECENSIONI
Il prolifico Adam Wingard (fra il 2010 e il 2011 ha lavorato, da regista e direttore della fotografia, sul set di otto film), amante degli slasher sin dall’esordio, s’affida ancora ad uno script di Simon Barrett, solo apparentemente alla ricerca di una nuova maschera/dress code nel thriller horror da serializzare: l’assassino (gli assassini: nelle numerose sviste di sceneggiatura e regia, una delle vittime parla al plurale senza cognizione di causa) non è un serial killer, per quanto l’opera derivativa giochi sulla messinscena come se lo fosse (anche quando la trama va da tutt’altra parte: a seguire il nonsense di maschere scomode indossate fino alla fine). Poco male: è lecito rifarsi ai codici di un genere (c’è anche un tema musicale alla John Carpenter e la protagonista è una neo-Jamie Lee Curtis), replicarli bene/omaggiarli reinventando o giocare di autoreferenzialità e autoironia. Wingard non è in grado di fare niente di tutto questo, ed è arduo anche capire se fosse nelle sue intenzioni: la gestione di registri differenti lo rende claudicante, perché o si prende troppo sul serio, vedi l’inizio alla Festen, dove le morti pittoresche sono fuori luogo, oppure gioca con un ambiguo umorismo che non va a segno, vedere la parte finale dove si palesa l’ironia della sorte (se non l’ironia del regista: ancora, arduo esserne certi) con rischio di ridicolo involontario per mancanza di equilibrio fra tensione, esagerazioni nelle morti colorite e dramma familiare. A salvare l’operazione (con molta clemenza su di una serie di madornali inverosimiglianze) è l’accumulo, in un racconto che dichiara anche la propria natura ludica e divertente, ma non farebbe male studiare William Castle, che questo tipo di cinema lo conosceva benissimo, ed era in grado di spaventare e mantenere la sospensione dell’incredulità pur nella dichiarata dimensione giocosa.
