Only One (Kanye West feat. Paul McCartney)
diretto da Spike Jonze
Kanye uomo e padre. Un video nudo, onesto riflesso non solo della canzone, ma anche di una fase di vita che quasi risuona in quella voce in presa diretta. Concepito da Vanessa Beecroft.
This (Mount Eerie)
diretto da Peter J. Bryant
La favola rielaborata dall’immaginazione di un bambino.
Huarache Lights (Hot Chip)
diretto da Andy Knowles
La canzone tradotta in codice luminoso.
Not Better (Dillon Francis)
diretto da Brando Dermer
Metaclip 1.
Video che, dichiarando la sua strategia (ribrandizzare Dillon Francis), di versione in versione anticipa a quali obiettivi tenderà e quali modifiche si andranno ad operare per migliorare il risultato e ottenere lo scopo. Finale esplosivo (+ sorpresa).
Esito brillante, concezione seria.
Newly Thrown (Mysteries)
diretto da Kris Moyes
Metaclip 2.
Il regista espone l’idea. Sulla linea del vecchio, ma paradigmatico Mother diretto da William Stahl e degli altri suoi lavori narrativi.
Open Season (Josef Salvat)
diretto da Ollie Wolf
Metaclip 3
Decostruzione del video elemento per elemento con ironica segnalazione, con sovrascritte, delle sue componenti. Catalogo credibile e assai divertente.
Somebody New (Joywave)
diretto da Keith Schofield
Irresistibile parodia skater.
So Many Pros (Snoop Dogg)
diretto da François Rousselet
François Rousselet (metà del marchio Jonas & François), alla prima prova solista, opera nel rispetto della consolidata poetica del duo, che si muove, in modo ragionato e ironico, nell’ambito della grafica pubblicitaria. Il regista si inventa una serie di manifesti di film inesistenti, quadri in movimento in cui maneggia un patrimonio iconografico riconoscibile, font d’epoca, generi cinematografici (la blaxploitation in particolare).
Something You Do (Cold Mailman)
diretto da André Chocron
Collezione di idee visive legate a un filo (amoroso). Incantevole.
Lips (Human Human)
diretto da Kevin Calero e Zoe Pelchat
Il bacio infinito. L’amore è nei dettagli.
Crushed Pleats (Dralms)
diretto da Ewan Jones Morris
La tecnica al servizio delle idee (come dovrebbe sempre essere, peraltro).
Energy (Drake)
diretto da Fleur & Manu
Ho tanti nemici che mi succhiano l’energia canta Drake, la cui immagine si rispecchia in quella di alcune icone dell’America contemporanea, personaggi che si sono messi in evidenza pubblicamente con manifestazioni controverse e oggetto di polemica (Justin Bieber, Miley Cyrus, Tom Cruise, Kanye West e molti altri). Accanto al gioco identitario in VFX si snoda anche un livello autobiografico (Drake che combatte fin da bambino i suoi nemici – il peggiore ha il suo stesso volto -), sipari inquieti che inquinano il registro ordinario del video rap (la performance frontale in bianco e nero).
Perfect Ruin (Kwabs)
di George Belfield
Belfield gira il clip che molti videomaker italiani, innamorati del video-ambulante come unica opzione al “facciamo fare qualcosa a questo tizio che canta”, invidieranno: quello in cui il performer che cammina ha finalmente una direzione e un senso (in ogni accezione possibile). Fa il paio col precedente di Kwabs che si intitola, programmaticamente, Walk (2014, diretto da David Mould).
Exploitation (Róisín Murphy)
diretto da Róisín Murphy
Róisín Murphy gira su se stessa, sfruttandosi…
Evil Eyes (Róisín Murphy)
diretto da Róisín Murphy
… e cita Polanski, Fassbinder e Bergman senza timori reverenziali.
Lilly/ Never Hide Noise (Toro y Moi)
diretto da HARRYS
Le dimensioni parallele nei raggelati quadri iperrealisti di HARRYS.
Eyes Shut (Years & Years)
diretto da Chino Moya
Eyes One Shot.
Shake It Little Tina (Low Cut Connie)
diretto da Adam Carpenter
Senza tema di essere smentito: il video più folle e divertente dell’anno, composto da frammenti postati da una star di Instagram.
Restless Years (Ezra Furman) diretto da Joseph Brett
Johnny Delusional (FFS) diretto da AB/CD/CD
Can’t Do Without You (Caribou) diretto da Lorenzo Fonda
Hey QT (QT) diretto da Bradley & Pablo
Drifted (The Shoes) diretto da Dent De Cuir
Quand c’est? (Stromae) diretto da Xavier Reyé
Rouge (Keffer) diretto da Loïc Andrieu
It’s Not Over (ON AN ON) diretto da Carlos Lopez Estrada
Witch Doctor (De Staat) diretto da Studio Smack
Not Real (Stealing Sheep) diretto da James Slater
California Paranoia (Lawrence Rothman ft. Angel Olsen) diretto da Floria Sigismondi
First Light (Django Django)
diretto da Daniel Swan
Un piccolo capolavoro che fa filtrare il tema del brano musicale (la luce) in una trama di forme oggettive e reali presentate come pattern, in modo che suonino astratte. Tra i più ipnotici e affascinanti dell’annata.
Hell (Sean Molloy)
diretto da Natasha Cantwell
Il vero confine con la videoarte: limpido e inesplicabile. Surrealista – come i primissimi, adorati CANADA (da cui non prescinde) – si sbarazza senza imbarazzo (sic) di ogni steccato.
Submarine (The Shoes feat. Blaine Harrison)
diretto da Karim Huu Do
Fattura alta (Karim Huu Do ci piace sempre) e grandi intuizioni, ma servite su una griglia freddissima e pensata in eccesso.
LSD (A$ap Rocky)
diretto da Dexter Navy, A$ap Rocky
Partire per un trip salendo sull’arca di Noé (Gaspar, ça va sans dire).
Mouth Mantra (Björk)
diretto da Jesse Kanda
Un video che mette bocca.
Surrender (Cash Cash)
diretto da Roy Raz
La versione giocosa e felicemente simbolica del mondo pansessuale di Roy Raz.
Tangül (Levni & Sloth Pallas)
diretto da Eren İleri
Il teatro degli oggetti eiaculanti. Altrove si osa, sperimentando.
That Black Bat Licorice (Jack White)
diretto da James Blagden
Interattivo che sfrutta il doppio canale come nel già seminale promo per Honda diretto da Daniel Wolfe l’anno scorso.
Mountain At My Gates (Foals)
diretto da Nabil
A Nabil, quest’anno, piacciono interattivi e con visione a 360º (vedi anche The Hills per The Weeknd feat. Eminem).
Wallace (Azealia Banks)
diretto da Nick Ace e Rob Soucy
La performance della Banks confina con il concetto: notevolissimo video interattivo che sfida il nero prolungato dell’immagine.
Orca (Nicolas Godin)
diretto da Sean Pecknold
Pecknold non delude mai: invenzione dada che traduce in forme e colori il brano musicale; real action più animazione in surreale, infantile commistione.
Fucking Young (Tyler The Creator)
diretto da Wolf Healy
Wolf Haley/Tyler, sempre più artista totale. Video fuori da ogni logica consolidata, personalissimi, deviati. La presente segnalazione vale anche per il dirompente Buffalo, attualmente indisponibile in rete.
The New International Sound Pt. II (GENER8ION + M.I.A.)
diretto da Inigo Westmeier
Prodotto da Romain Gavras, è un frammento ragionato di un progetto documentario molto più ampio e articolato. Il deep impact come religione.
Where Are Ü Now (Skrillex and Diplo ft. Justin Bieber)
diretto da Brewer
L’icona Bieber sfregiata ad arte: dai fan. Risultato e making of sono un tutt’uno.
The Less I Know The Better (Tame Impala)
diretto da CANADA
Divertente triangolo liceale in salsa feticista, affidato a un mix di linguaggi (narrazione + concettualità + coreografia e, sul piano realizzativo, real action + animazione) che traduce in caratteri ecumenici una poetica opportunisticamente addomesticata (il NSFW è quasi un vezzo): ponderata sintesi del discorso surrealista marca CANADA, da un lato, e sua consapevole, calcolata stilizzazione dall’altro.
Would You Be Mine (Adanowsky)
diretto da Adan Jodorowsky
La visionarietà porno di Adan(Jodor)owsky mette a segno una fantasia iconoclasta che non arretra di fronte a nulla (penetrazione con crocifisso compresa). Not Safe For Church.
Rub (Peaches)
diretto da Peaches, A.L. Steiner, Lex Vaughn
Programmatico, meccanico (eppur vivo) catalogo di materiale censurabile. Capire un Tubo.
Say Say Say [2015 Remix] (Paul McCartney and Michael Jackson)
diretto da Ryan Heffington
Ryan Heffington, dopo aver creato le più importanti coreografie in clip degli ultimi anni (da Fjögur píanó a Gunshot, da Chandelier a Gold), firma anche la regia del video per il remix del classico duetto Jacko/Macca. Ed è un concentrato del suo talento.
Big Girls Cry (Sia)
diretto da Sia, Daniel Askill
Terzo capitolo della collaborazione Askill /Sia/ Heffington/ Ziegler – forse il suo vertice -, corona la strategia dell’assenza della cantante, quasi annullata nel suo alter ego.
Lonesome Street (Blur)
diretto da Ben Reed
L’arte povera di Ben Reed: la coreografia nella palestra con la musica rimandata da un registratore, comandata da un signore orientale che dirige una scuola di ballo amatoriale qualsiasi a San Francisco e che non sa cosa sia il glamour. Ma tutto è orchestrato come in un grande spettacolo: movimenti (della tradizione della danza cinese), scelta dei costumi, entrata a effetto del corpo di ballo, utilizzo studiato del colore. Un modo per significare, con semplicità e immediatezza, l’influsso della Cina nel disco dei Blur.
Cuore.
Shaky Hands (Foxtrott)
diretto da Kevin Calero
Scenario naturale e coreografia esaltati dalla sapienza compositiva e dal montaggio. Grande resa con mezzi minimi. Un gioiello.
Foxtrott + Calero + coreografia anche per il precedente Driven.
Gibberish (MAX feat. Hoodie Allen)
diretto da Greg Jardin
Esaltante gioco tecnico di Jardin tra reverse e motion control. Coreografia di Laura Edwards.
Rientra nei tredici video inediti rilasciati per gli YouTube Music Awards 2015.
He She Me (Devonté Hynes and Neneh Cherry)
diretto da Kathryn Ferguson & Alex Turvey
La coreografia di Ryan Heffington descrive un percorso di ricerca dell’identità sessuale che si chiude con un raggelato quadro d’insieme.
Sunday Candy (Donnie Trumpet & the Social Experiment ft. Chance The Rapper)
diretto da Austin Vesely, Ian Eastwood & Chance The Rapper
Un piccolo grande musical, in piano sequenza, tanto elaborato quanto fluido: un fologorante concentrato di talenti
Voyeur (Phantoms ft. Nicholas Braun) diretto da Ace Norton
To Live and Die in Grantham (Clark) diretto da Chris Hewitt
Compromise (Christian Rich ft. S. Harnett, Goldlink & Secaina Hudson) diretto da Roboshobo
Lonely Town (Brandon Flowers) diretto da Roboshobo
Triumph (Gwilym Gold) diretto da Holly Blakey
Falling (GABI) diretto da Allie Avital
Hunger (Zola Jesus) diretto da Allie Avital
Acid Rain (Lorn) diretto da R113
Thank You (Will Young) diretto da Nick Bartleet
In My Head (Galantis) diretto da Dano Cerny
Bandits on Mars (Calibro 35)
diretto da John Snellinberg
Spaghetti western e fantascienza di serie B, John Carpenter e Mario Bava, i robot di Crichton e l’estetica pop di Barbarella. Ma soprattutto John Snellinberg e Calibro 35: il videoclip come inventario di stili di cui si nutrono entrambe le passioni, quella per la musica e quella per il cinema.
Terza Guerra (Mimosa)
diretto da Edoardo Palma
Quando si hanno le idee (visive) chiare. Un fuoco d’artificio che veste con intelligenza, umorismo e originalità la canzone.
Farsi male (Zibba e Almalibre feat. Niccolò Fabi)
diretto da Uolli
Uolli si conferma uno dei videomaker più sensibili e acuti in circolazione in Italia.
In Radio (Marracash)
diretto da Cosimo Alemà
Un clip in linea con i tempi, con sottile ritratto d’ambiente, narrazione verista in filigrana e un bel finale.
Contro la ragione (Verdena)
diretto da Giuseppe Domingo Romano, Ok Rocco
Giocare con gli effetti ma mirando al centro dell’emozione, al puro piacere visivo.
Buoni propositi (Selton)
diretto da Imperat
Un pianosequenza e un loop che non vogliono essere solo un’acrobazia, ma hanno pieno senso narrativo e “servono” il brano musicale.
Tame Impala
‘Cause I’m A Man diretto da Weirdcore
Let It Happen diretto da David Wilson
The Less I Know The Better diretto da CANADA
Rone
Sing Song diretto da Paulynka Hricovini
Quitter la ville diretto da Julien + Adrien
Acid Reflux diretto da da Ilan Cohen, Boris Levy
AG Rojas
Col contagocce (due video nel 2015). Ma quando esce fuori, puntualmente spacca. Su AG Rojas non ci siamo mai sbagliati. E questo è stato il suo anno. Winner.
E in ordine alfabetico:
Rivelazione:
Oscar Hudson
Due concettuali formidabili (le ricomposizioni monetarie per Darwin Deez e l’omaggio a Rybczyński di Choreograph per Gilligan Moss) e la strepitosa narrazione di un trip, ancora per Moss.
Choreograph (Gilligan Moss)
Cerimony (Gilligan Moss)
The Mess She Made (Darwin Deez)
È uno dei video più affascinanti usciti nel 2015 e ho chiesto al regista Ian Pons Jewell di parlarne, facendo luce soprattutto sul significato che vi attribuisce, mettendo da parte, una volta tanto, l’interpretazione e constatando, invece, quali fossero le reali intenzioni dell’autore.
Le sue parole mettono in luce quanto lavoro ideativo e quale complessità si possono celare in quattro minuti di videomusica.
Come per tutti i miei videoclip, anche per questo l’idea è scaturita in reazione alla musica. Ho chiuso gli occhi e ho visto fiori sbocciare, crescere vigorosamente da occhi e bocche. Si ritiravano e uscivano a ritmo, come fossero un respiro. Questa idea alla fine era troppo elaborata per convertirla in VFX, quindi ho pensato di usare dei rami con qualche fiore soltanto. In verità preferisco proprio quest’ultima versione, mi piace la violenza che esprime, rappresenta meglio l’indifferenza della natura e dell’universo. Poi ho lavorato con l’incredibile Dobi Manolova, che ha scritto la sceneggiatura finale con me e che ha prodotto il video. Con lei ho scritto anche il clip per Paolo Nutini, One Day: ora abbiamo una forte intesa creativa che in questo video si è manifestata meravigliosamente. L’idea generale è che questo essere nasca all’inizio del video e muoia alla fine: in questo suo unico giorno di vita crea una connessione con le persone che incontra, le porti libertà, vita, forse anche morte.
Mi piace che la lettura sia aperta alle interpretazioni, ma ogni personaggio ha per me un rapporto diverso col ramo che scaturisce. Il primo uomo è il più innocente, è un uomo perso in questo luogo, infatti quando i rami spuntano dal suo interno sono più gentili con lui che col resto dei personaggi. Non a caso i rami poi si ritirano e lasciano l’uomo in pace.
Riguardo agli uomini che vegliano sullla ragazza morta, la scena è più violenta, non a caso i rami sono più scuri. Vedo questi uomini come degli assassini che si sono recati al funerale della loro vittima, quasi fosse per loro una punizione. Forse i rami sono un simbolo della Giustizia, o semplicemente della Natura, che unifica tutto dopo che la terra è stata distrutta. Il personaggio principale è, in ogni caso, un essere puro che incarna la Natura. Per questo il video può essere inteso come un commento sulla natura e la distruzione della terra operata dall’uomo. Lei fa germogliare la vita nei polverosi e morti palazzi attraverso i quali cammina, e, vedendo le radici crescere sugli edifici, possiamo pensare che non si tratti di una vera fine.
Dobi Manolova in Bulgaria ha lavorato con due produttori fantastici, Galabena Botova e Alexander Kenanov. Sono stati incredibili e hanno lavorato a stretto contatto con Dobi per realizzare il video. Hanno iniziato le ricerche a partire da riferimenti e appunti, e sono riusciti a trovare questa vecchia fabbrica per il nostro progetto. In principio volevamo filmare in esterna, con un contesto decadente come sfondo, ma quando siamo entrati nell’edificio il mio cuore ha smesso di battere! Era la location dei miei sogni. Ho vissuto per cinque anni in una vecchia banca londinese dismessa, che aveva un’estetica simile; quest’ esperienza ha seriamente modellato il mio stile nei primi video che ho girato. In definitiva con la location bulgara è stato come ritrovare i primi luoghi che mi inspirarono a Londra, ma mille volte più ricchi di dettagli e spazi in cui filmare.
Le immagini che ho visto nella mia mente, la prima volta che ho ascoltato il brano, erano in bianco e nero. Questa caratteristica conferisce un valore più simbolico. Da un lato si trascurano molti dettagli, dall’altro bisogna lavorare con precisione la narrazione perché il risultato sia efficace. Quando si lavora su storie di fiction, l’utilizzo del bianco e nero mi sembra pertinente. Noi vediamo a colori, quindi presentare un mondo che ne è privo ci trasporta automaticamente fuori dalla realtà. Questo è un aspetto che nel futuro mi piacerebbe sviluppare ulteriormente.
(grazie a Riccardo Olerhead)