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VIDEO DELL’ANNO – 2014

Se il 2013 era stato un anno di transizione, il 2014 non delude su nessun versante.
Stante l’intento di dare, con questo speciale, uno sguardo quanto più possibile esaustivo su quanto ha contato nel mondo del videoclip nel corso dell’annata, ho aumentato le categorie e i posti a disposizione. Ci sono un centinaio di cose da guardare, siete avvertiti.
Per le considerazioni vi rinvio alle singole sezioni.
Quelli nelle illustrazioni animate sono sempre i primi video dell’elenco.
Ho previsto anche delle playlist di Youtube che contengono i vari elenchi (fatalmente incompleti se il clip non è disponibile su quella piattaforma, occhio).
Buone visioni.

VIDEO PERFORMANCE

Un sacco di roba: la strobo-esibizione dei Klaxons, l’allegro meta-making of degli One Direction con il regista impersonato da Danny DeVito, l’animazione combinata a live action della collaudata coppia Kyary/Tamukai, l’esibizione- killer della Minaj, la Katy Perry Cleopatra quasi disneyana marca Motion Theory, l’esplosione glamour di Marina and The Diamonds concepita da Moya che bissa con le cromie nella stilizzata avant-garde di St Vincent. In bow dei Kasabian, Sergio Pizzorno, come un moderno guerriero, smette l’armatura da motociclista, rende le armi e, fissandoci, snocciola le liriche del brano.
Su tutti domina Beyoncé il cui 7/11 è il distillato del video dell’era di YouTube: budget risibile, idee a profusione, massima resa. Quando anche una star miliardaria fa un video a costo zero, e con questi risultati, si comprende come i soldi non possano essere più un alibi per nessuno. Podio anche per Lenny Kravitz alla cui esibizione Anthony Mandler dona uno dei suoi sontuosi noir-mélo con femme fatale incorporata, cronologia dilatata (il prologo con Vivaldi, l’epilogo a canzone conclusa), erotismo laccato in salsa parigina, algide nudità e il riconoscibile taglio visivo di altissima caratura. E Taylor Swift, cui Joseph Kahn regala uno dei suoi fulgenti ritratti rimarcando il territorio dell’iconic video e mietendo milioni di view (al video è associata la Blank Space Experience app, una versione interattiva che permette, attraverso il movimento del tablet, il completo controllo a 360º della camera, in tempo reale).

7/11 (Beyoncé) diretto da Beyoncé

The Chamber (Lenny Kravitz) diretto da Anthony Mandler

Blank Space (Taylor Swift) diretto da Joseph Kahn

bow (Kasabian) diretto da Aitor Throup

A New Reality (Klaxons) diretto da Tom Beard

Lookin Ass (Nicki Minaj) diretto da Nabil

Froot (Marina ant the Diamonds) diretto da Chino Moya

Dark Horse (Katy Perry ft. Jucy J) diretto da Matthew Cullen

Digital Witness (St Vincent) diretto da Chino Moya

Steal My Girl (One Direction) diretto da Benjamin e Gabe Turner

Kira Kira Killer (Kyary Pamyu Pamyu) diretto da Jun Tamukai

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VIDEO NARRATIVO

Un vero e proprio cortometraggio quello di Peter Huang per Cazette, in cui il brano musicale fa da mero sottofondo a una narrazione in primo piano. Gli fanno eco il vagare urbano della disperazione amorosa di Sharon Van Etten e la parabola di Staake sul coito discotecaro e fast&furious dei Route 64 (dove termocamera = pasticca). La narrazione più ambigua è quella di Red Dust per la quale proliferano ipotesi (guardarsi anche Cavalier che rinnova l’accoppiata cantante/regista, Aoife McArdle, di cui si attende un lungometraggio nel 2015). Torna anche Young Replicant con una delle sue narrazioni da ricostruire.
Il 2014 è anche l’anno in cui Yoann Lemoine chiude la tetralogia dedicata alle avventure iniziatiche del suo alter ego musicale Woodkid, svelando il significato delle metafore dei racconti precedenti (i primi tre capitoli: Iron  – il video più emulato degli ultimi anni -, Run Boy Run  e I Love You). Ancora: il ritorno di Truman & Cooper, una delle rivelazioni dello scorso anno, con un inesorabile uno due – una lotta di sguardi a distanza tra due ex e con fiume di flashback/ricordi a scandire (uno) e un exploit teatralizzato en plein air (due) -, le malinconiche visioni di un ragazzino immaginate da Nick Koenig e, sulle orme di De Thurah, il redivivo Fight Club di Bonde & Peder, con la fotografia di Kasper Andersen Tuxen, sodale del maestro danese che torna, dopo un bel po’, con una potente storia di sopraffazione per Röyksopp & Robyn. In bianco e nero anche il cupo racconto di omofobia per Hozier del collettivo Feel Good Lost. Oramai maturo per diventare una star del presente Ninian Doff, molto attivo in tutta l’annata.
Da segnalare assolutamente David Altobelli, al suo miglior risultato ad oggi: nel dormiveglia sogni, allucinazioni e ricordi si mischiano. Splendido racconto con personaggi che galleggiano tra desiderio e confusione, sulla musica “senza peso” di Washed Out. Finale possibilmente tragico.
Il piano sequenza che segue il tragitto in auto di Britt Daniel degli Spoon e che rivela un’apocalisse imprevedibile è invece firmato da Hiro Murai che sbaraglia il campo con Telegraph Ave, una love story da vedere dall’inizio alla fine.

Telegraph Ave (Childish Gambino) diretto da Hiro Murai

Do It Again (Röyksopp & Robyn) diretto da Martin De Thurah

My Love (Route 94 ft. Jess Glynne) diretto da Ryan Staake

Do You (Spoon) diretto da Hiro Murai

Sleepless (Cazzette) diretto da Peter Huang

Alternate World (Son Lux) diretto da Truman & Cooper

Your Love Is Killing Me (Sharon Van Etten) diretto da Sean Durkin

Red Dust (James Vincent McMorrow) diretto da Aoife McArdle

The Golden Age (Woodkid) diretto da Yoann Lemoine

Ghost of a Smile (Peder) diretto da Simon Bonde & Peder

Like I Need You (Kan Wakan) diretto da Young Replicant

No (Part I / Part II) (Dawid Podsiadlo) diretto da Anna Maliszewska

Money (Peace) diretto da Ninian Doff

stevie (Kasabian) diretto da Ninian Doff

The Forest Nymph That Lives Behind The School  (Hot Sugar) diretto da Nick Koenig

Hell Yeah (Rag’N’Bone Man ft. Vince Staples) diretto da Truman & Cooper

Take Me to Church (Hozier) diretto da Brendan Canty & Conal Thomson per Feel Good Lost

Weightless (Washed Out) diretto da David Altobelli

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VIDEO CONCETTUALE

Sbancano i DANIELS: il video demenziale per DJ Snake & Lil Jon fa incetta di premi (tra gli altri: miglior regia agli MTV Awards, video dell’anno agli UKMVA) e supera i 150 milioni di view. Ian Pons Jewell, da parte sua, dietro la narrazione, propone l’idea: la scoperta agghiacciante che la propria felicità non esiste, che quello che si sta vivendo è tutto un videoclip con tanto di (finzionale) product placement. Sweatpants somma Jonze a Gondry e lancia Murai come degno prosecutore di una tradizione.
Semplice, di straordinaria efficacia il video di  John Michael Boling per Oneohtrix Point Never, fatto interamente con le icone di WhatsApp, soluzione che si è già convertita in nuova modalità. C’è il concetto, ma nasconde una narrazione.
Emile Sornin propone l’ennesimo paradosso, in odor di Roy Andersson, col capoufficio che, sovvertendo la legge di gravità, rende la vita dei suoi impiegati impossibile.
Heymann, che aveva girato il video interattivo su Like a Rolling Stone di Dylan, gioca ancora coi miti musicali animando le copertine di alcuni album classici. Tornano gli AC/DC e il maestro David Mallet e si rimettono in gioco letteralmente. Virgilio Villoresi è il miglior videoartista italiano: il clip per DJ Tennis, viaggio “ottico” post mortem, ne è l’ennesima conferma. E poi l’operazione di Olivier Groulx sul video per gli Alt-J – due versioni con protagonisti differenti (un ragazzo e una ragazza) – sulla percezione del genere (quale delle due versioni sarà più cliccata?).
Il ragionamento sul “posteriore” come topos videoclipparo viene declinato in forma tecnologica da Saman Kesh, ma Hype Williams, che lo aveva imposto in tempi non sospetti, lo porta a estenuazione (dal culo al meta-culo) e, approfittando di un brano dal titolo irresistibile (Booty, sedere), chiude il discorso e supera, ragionando per stategie, tutti i suoi emulatori.  Non è molto lontano dal meta-discorso anche il “gemello” Anaconda di Colin Tilley, il cui eccesso prima che kitsch è parodico (la si pensi, ad esempio, come una versione degenerata di Roar) a conferma che oggi l’icona non esiste se non come effigie esasperata.
Due bellissimi percorsi di vita sintetizzati: quello teatralizzato di Fleur & Manu e il loop minimal in accumulo tecnologico di NYSU. Ancora: Garnier e Le Gallo che sono francesi e dunque gondryani di natura e Peter Huang, che francese non è, ma che per SonReal, fa un bel video che più gondryano non si può.
I re del video exploit, gli OkGo, avevano francamente rotto le palle da tempo, ma quest’anno gli si riconosce lo smalto di  I Won’t Let You Down, col decisivo apporto di Kazuaki Seki. Ancora: la matrioska in green screen di Ryan Staake che doppia con la malizia indotta di Freak. Infine l’astratta meraviglia a firma HARRYS, l’arzigogolo degli AB/CD/CD e la doppia visione firmata Ninian Doff.

Turn Down For What (DJ Snake & Lil Jon) diretto da DANIELS
(versione “Without Music“)

Say My Name (Odesza feat. Zyra) diretto da Ian Pons Jewell

Sweatpants (Childish Gambino feat. Problem) diretto da Hiro Murai

Boring Angel (Oneohtrix Point Never) diretto da John Michael Boling

Bother (Les Sins) diretto da HARRYS

Gunshot (Likke Li) diretto da Fleur & Manu

Play Ball (AC/DC) diretto da David Mallet

Booty (Jennifer Lopez feat. Iggy Azalea) diretto da Hype Williams

Never Say Never (Basement Jaxx ft. ETML) diretto da Saman Kesh

Anaconda (Nicki Minaj) diretto da Colin Tilley

You Closed My Eyes (DJ Tennis) diretto da Virgilio Villoresi

Every Other Freckle GirlBoyGirl+Boy (Alt-J) diretto da Olivier Groulx

Around Again (Philip Selway) diretto da NYSU

Figure It Out (Royal Blood) diretto da Ninian Doff

Mayokero (Roy Kafri) diretto da Vania Heymann

I Won’t Let You Down (OK Go) diretto da Kazuaki Seki, Damian Kulash Jr.

Mr Noah (Panda Bear) diretto da AB/CD/CD

Grab Her (Disclosure) diretto da Emile Sornin

Freak (Steve Aoki, Diplo & Deorro feat. Steve Bays) diretto da Ryan Staake

L.A. (SonReal) diretto da Peter Huang

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VIDEO CON COREOGRAFIA

Se c’è una tendenza ravvisabile negli ultimi due anni di videomusica è quella del video con coreografia; non parliamo soltanto della star che danza con corpo di ballo al seguito (questo tipo è rappresentato da Bruno Mars che jacksoneggia), che è ovviamente una formula esistente da sempre, ma soprattutto della coregrafia utilizzata in chiave concettuale o narrativa. Il 2014 ne ha presentate talmente tante da indurmi alla categoria a parte. Ne propongo alcune: Theophilus London comincia a parlare per strada dell’amore per la danza prima di cominciare a ballare su un set evidente. Il percorso del neo-travestito Andrew Garfield passa dal docu-drama all’allucinazione (eccola la danza) con un apoteotico finale sul palco di Coachella in cui gli Arcade Fire si esibiscono. Emil Nava propone tre balli tra i più rimarchevoli. E via così, ballando ballando.
Ma il podio è inscalfibile e presenta tre dei video più belli dell’intera annata: Sia + Askill con la prodigiosa undicenne Maddie Ziegler, lo spadroneggiante Murai con la coppia di ragazzi fantasmatica e la commovente magia firmata CANADA.
E non finisce qui…

Chandelier (Sia) diretto da Daniel Askill e Sia

Never Catch Me (Flying Lotus ft. Kendrick Lamar) diretto da Hiro Murai

Stay Awhile (She & Him) diretto da CANADA

We Exist (Arcade Fire) diretto da David Wilson

Open Wide (Calvin Harris feat. Big Sean) diretto da Emil Nava

Don’t (Ed Sheeran) diretto da Emil Nava

Lunch Money (Pusha T) diretto da Emil Nava

Tribe (Theophilus London) diretto da Tim Nackashi

Uptown Funk (Mark Ronson ft. Bruno Mars) diretto da Bruno Mars e Cameron Duddy

Shapeshifting (Color War) diretto da Crystal Moselle

Bones (Cash+David) diretto da James Willis

Hideaway (Kiesza) diretto da Kiesza, Ljuba Castot, Rami Samir Afuni

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VIDEO FRONTIERA

Da The One, intrigante video metaforico sulla paura del cambiamento e della diversità e su come ciascuno si crei il proprio mondo di rassicurazioni (JMSN – aka Christian Berishaj – dixit) al film di Gisèle Vienne per Scott Walker e Sunn O))). Poi CANADA veraci con un video low budget dei loro, l’esperimento con Google Glass di FKA twigs e il video interattivo dei Coldplay.
Decisamente affascinante l’approccio visivo di Staake per i video dei Booka Shade e The Asteroids Galaxy Tour, mentre quello di Leblanc + Cudmore si muove su motivi lynchiani palesi. Torna Yoann Lemoine con un video in CGI, lontano dagli sfarzi delle sue ultime produzioni, e, giocando con le liriche della canzone, propone un’umanità laminata in oro, corpi ibridati preziosi come gioielli. E a proposito di CGI, trionfa quella di Jonathan Turner per Glasser.
Da segnalare la surreale devianza nella rappresentazione della retorica e delle fantasie queer di Cody Critcheloe per la queen Perfume Genius e la superba elaborazione grafica di Trillo.</ br>La palma dell’inquietudine va a Eric Wareheim: il cupo, insostenibile, censuratissimo Streaker e la demenziale mostruosità di Ham, con John C. Reilly.

Streaker (Tobacco) diretto da Eric Wareheim

Ham (Mr.Oizo) diretto da Eric Wareheim

#throughglass (FKA twigs) diretto da FKA twigs

Be Around (Peach Kings) diretto da Paul Trillo

Queen (Perfume Genius) diretto da Cody Critcheloe

Crossing Borders (Booka Shade ft. Fritz Kalkbrenner) diretto da Ryan Staake

Ink (Coldplay) diretto da Blind

The One (JMSN) diretto da JMSN

Shape (Glasser) diretto da Jonathan Turner

Me gusta que me pegues (Los Punsetes) diretto da CANADA

Brando [Scott Walker + Sunn O)))] diretto da Gis&egrave;le Vienne

God Only Knows (Artisti Vari per BBC Music) diretto da Jonas & François

My Club (The Asteroids Galaxy Tour) diretto da Ryan Staake

Grand Canyon (Timber Timbre) diretto da Leblanc + Cudmore

Jewels (Black Atlass) diretto da Yoann Lemoine

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VIDEO ANIMAZIONE

Come al solito molto ricco il piatto in materia. Di seguito una dozzina tra le cose pi&ugrave; notevoli. Con i due gioielli in stop motion dei James in evidenza e, soprattutto, la meraviglia firmata da due terzi degli Encyclopedia Pictura (cosa ha combinato il restante terzo lo scopriamo pi&ugrave; avanti).

Boys Latin (Panda Bear) diretto da Isaiah Saxon, Sean Hellfritsch (Encyclopedia Pictura)

Moving On (James) diretto da Ainslie Henderson

All I’m Saying (James) diretto da P&eacute;ter Vácz

It Girl (Pharrell Williams) diretto da Mr. and Fantasista Utamaro

Everyday Robots (Damon Albarn) diretto da Aitor Throup

Ready Err Not (Flying Lotus) diretto da David Firth

Love (S&eacute;bastien Tellier) diretto da Valentine Reinhardt

Young (Air Review) diretto da MiraRuido (Joseba Elorza)

I Wear You (All We Are) diretto da Kate Moross

Illuminate (Tourist) diretto di Nicolas M&eacute;nard

Hold Tight (Ladi6) diretto da Robert Wallace

The Lava (Equateur) diretto da  Kadavre Exquis

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COMMERCIAL

Le case di moda francesi non badano a spese e impressionano per risultati e firme, ma le palme vanno ai poetici ad diretti da Dougal Wilson per i magazzini John Lewis (ma spacca anche il suo 2001 Odissea nella cucina per Lurpark), alle icone degli Us,  alle farfalle di Villoresi, al capolavoro di De Thurah premiato col DGA Award  e all’innovativo commercial double face di Daniel Wolfe.
Nel complesso un’annata superlativa.

The Man Who Couldn’t Slow Down (Hennessy) diretto da Martin De Thurah

The Other Side (Honda) diretto da Daniel Wolfe

150 Anniversary (John Lewis) diretto da Dougal Wilson

The Ride (Hennessy) diretto da Martin De Thurah

Camubutterfly (Valentino) diretto da Virgilio Villoresi

Monty The Penguin (John Lewis) diretto da Dougal Wilson

Adventure Awaits (Lurpark) diretto da Dougal Wilson

Icons (Sunday Times) diretto da Us

The Future is Gold (Dior) diretto da Jean-Baptiste Mondino

Genesis (Dior) diretto da Megaforce

L’homme sport (Yves Saint Laurent) diretto da Megaforce

Black Opium (Yves Saint-Laurent) diretto da Daniel Wolfe

The One That I Want (Chanel) diretto da Baz Luhrmann

Filter the Unnecessary (Smirnoff) diretto da Joseph Kahn

The Game Before The Game (Beats by Dre) diretto da Nabil

Pemberton Nature (Coca Cola) diretto da CANADA

Golf (Gap) diretto da David Fincher

COMMISSIONING ARTIST:
Metronomy

Nessuno come loro: ben cinque video che mischiano monumenti (Gondry), maestri dell’oggi (Encyclopedia Pictura), autori trendy (Salier e Brereton) e novità folgoranti (Cooper). Approcci vari (narrazioni di genere, concettualizzazioni, animazioni…), risultati sempre convincenti (Gondry tra le perle dell’anno). Solo pollici in su. In ordine di apparizione.

I’m Aquarius diretto da Édouard Salier

Love Letters diretto da Michel Gondry

The Reservoirs diretto da Daniel Brereton

Month of Sunday diretto da Callum Cooper

The Upsetter diretto da Daren Rabinovitch (Encyclopedia Pictura)

REGISTA

Il 2014 incorona definitivamente Hiro Murai: negli ultimi tre anni si era messo in evidenza come una delle firme pi&ugrave; intelligenti e personali in circolazione, ma negli ultimi dodici mesi ha sfoderato la stoffa del fuoriclasse con (almeno) cinque video da incorniciare.
A seguire Ian Pons Jewell (avevamo visto giusto, mettendolo tra le rivelazioni dell’anno passato); Daniel Askill: videoartista votato ai lavori di forte impatto non &egrave; stato mai cos&igrave; incisivo come quest’anno. Emil Nava &egrave; di creatività compulsiva e sforna una ventina di video (cinque per Calvin Harris e tre per Ed Sheeran, suoi complici da sempre). I DANIELS sono oramai un’assodata certezza e piazzano, oltre ai video, un corto per Dazed che mette in evidenza, ancora una volta, come il loro sfoggio tecnico non sia mai puramente virtuosistico, e come la stravaganza delle loro narrazioni sia una patina che avvolge  angosce esistenziali. In forte evidenza anche il pregevole Ryan Staake, con una serie di produzioni disparate, tutte di valore (e tutte segnalate).
Rivelazioni: non sappiamo quanti altri clip girerà ancora Gia Coppola (che ha già debuttato nel lungometraggio), ma il suo video &egrave; una delle grandi cose di questi dodici mesi; canonica scoperta invece i BRTHR, la quintessenza del videoclip youtubish: prolificità, velocità, tecnologia.

Hiro Murai
Ian Pons Jewell
Daniel Askill
DANIELS
Ryan Staake
Emil Nava

Rivelazione:
BRTHR
Gia Coppola

ALTRE AMENITÀ

Un’altra ventina di video, prima della top ten. Tutti significativi, tutti da vedere.

Ivory (Movement) diretto da Fleur & Manu
Habitat (Austra) diretto da Matt Lambert
Double Bubble Trouble (M.I.A. & The Partysquad) diretto da M.I.A.
Two Weeks (FKA Twig) diretto da Nabil
West Coast (Lana Del Rey) diretto da Vincent Haycock
Early Days (Paul McCartney) diretto da Vincent Haycock
Can’t Get Enough (James Wolf) diretto da Lewis Kyle White
Loud Like Love (Placebo) diretto da Saman Kesh
Coffee (Sylvan Esso) diretto da Dan Huiting
Let Her Down Easy (George Michael) diretto da Vaughan Arnell
Work Work (clipping.) diretto da Carlos Lopez Estrada
Real Thing (tUnE-yArDs) diretto da Tom Jobbins
Show Me a Miracle (Klaxons) diretto da BRTHR
Rollerblades (Kwes) diretto da Ian Pons Jewell
Video Girl (FKA twig) diretto da Kahlil Joseph
Inside Out (Spoon) diretto da Mau Morgó
Lost On Me (Peace) diretto da Ninian Doff
Don’t Wait (Maipei) diretto da Dori Oskowitz
Hunger of the Pines (alt-J) diretto da Nabil
Youth (Ben Khan) diretto da BRTHR
Water Fountain (tUnE-yArDs) diretto da Joel Kefali
This Is How We Do (Katy Perry) diretto da Joel Kefali
Walking With Elephants (Ten Walls) diretto da Nez
I Need $” // “So Leave (Poliça) diretto da Isaac Ravishankara

TOP TEN

I dieci video del 2014

# 10

Our Love (Caribou)
regia di Ryan Staake

Il breve cammino per ricongiursi all’amato appena deceduto dura quanto la canzone. Nel (finto) piano sequenza un flashback ci suggerisce che in quella casa si &egrave; vissuta insieme un’intera esistenza. Our love canta Caribou.

# 9

Let It Be (Labirinth)
regia di Us

Quella del Motion Control in set unico &egrave; oramai, per gli Us, una poetica consolidata, ma la declinano ogni volta con grande originalità. In Let it be c’&egrave; tutta la parabola del making of di un disco, della sua realizzazione e promozione (&egrave; compreso, persino, il tournage di un videoclip) in una sorta di rilettura stilizzata di Audio Video Disco diretto da So Me. Il fluido dolly plana coerente su ogni sipario/circostanza e consegna allo spettatore un racconto, un’esibizione, un’idea realizzativa che convivono in miracoloso equilibrio. Clap clap.

# 8

Stay Forever (Panama)
regia di Daniel Askill

Elegante racconto fantasy in cui donne bellissime raggiungono un’isola semplicemente per mettersi in posa come modelle sulla spiaggia. Tripudio di fulgente formalismo, realizzazione superba, sprezzante delle possibili letture razziste. Uno dei video/spot pi&ugrave; spiazzanti e sottovalutati dell’anno.

# 7

Tongues (Joywave ft. KOPPS)
regia di DANIELS e Zak Stoltz

L’ironia dei DANIELS apre voragini e dietro il gesto grottesco rivela oscenità, angoscia, desolazione. L’ambivalenza del duo in questo video &erave; all’apogeo. Capolavoro.

# 6

Bugatti (Tiga)
regia di Heimi

Il percorso video di Tiga è di rara coerenza e compattezza: asseconda le firme più deviate e avanguardistiche e scansa il trendy, pur lavorando su immagini riconoscibili, su un’estetica che suonerebbe pop se non fosse costantemente irrisa e dissacrata. Il furore citazionistico di Heimi si sublima in pura forma e, svuotando i riferimenti e assoggettandoli al ritmo, diviene grande poesia visiva.

# 5

Memory (Jackson And His Computer Band)
regia di So Me

Gli incidenti della vita mescolano i ricordi e il miglior videoclip di So Me, per rendere la confusione, si fa commovente cubismo. Ieri sera a Marienbad.
I trust your arms
Even if I can’t
Recall
The thing we’ve done

# 4

One Day (Paolo Nutini)

Regia di Ian Pons Jewell

Immergere la canzone in un giallo all’italiana, in una visualità popolare e colta ad un tempo, forgiare una fiaba macabra, con Joanna Lumely a far da “medium” per la voce dell’assente Paolo Nutini: Ian Pons Jewell riveste la canzone di immagini cariche di segni, che le aderiscono come una muta, in un gioco essenzialmente pittorico, che usa un preciso immaginario per riscriverlo in musica.

# 3

Can’t Help Myself (Brodinski ft. Sd)
regia di Megaforce

I Megaforce creano un mondo narrativo angoscioso, con una sua logica, un suo preciso funzionamento, prigioniero di un meccanismo perverso e disperante, senza orizzonti possibili, rinchiuso in uno spazio-tempo oppressivo. La realtà si contorce, si trasforma, assecondando una regressione implacabile: una tragedia al contrario che culmina con l’inizio della vita.
Classe infinita.

# 2

Iron Sky (Paolo Nutini)

regia di Daniel Wolfe

Wolfe continua a girare film in forma di videoclip e a farlo alla sua maniera, le sue coinvolgenti ricognizioni nelle ansie contemporanee virandole nel genere, che sia il thriller, il musical, lo psicologico, l’action, la tragedia sociale. Iron Sky è un potente affresco di vaga marca sci-fi, che partendo da una libera interpretazione delle liriche di Nutini, perviene ad una visione apocalittica di un futuro possibile, di un’umanità abbrutita e disperata, soggetta a un regime autoritario (la voce di Charlie Chaplin campionata nel brano, proviene non a caso da Il grande dittatore), che nel finale sembra affidare alla preghiera la speranza di un mutamento.
Composizione visiva sontuosa (il grande Robbie Ryan alla direzione della fotografia) e una traccia profonda che segna questo 2014 videomusicale.

# 1

Gold (Chet Faker)
regia di Hiro Murai

Fotografia: Larkin Seiple
Art Direction: Maxwell Orgell
Montaggio: Hiro Murai
Cast: Appleusa McGlynn, April Corley, Candice Heiden
Produzione: Doomsday Entertainment

Oggi un video si fa così: per strada, con tre ballerine sui pattini e una narrazione solo accennata che scatena una ridda di ipotesi (la macchina incidentata, il cervo: come in Simple Math dei DANIELS…). Un mystery imploso. Murai, in continua oscillazione tra concretezza e astrazione, batte le strade dell’allusione (le Parche?) e vince.
Oro.

► PLAYLIST


Di molti di questi video e degli ultimi quindici anni di videomusica si parla nel mio libro Il videoclip nell’era di YouTube (Edizioni Bietti Heterotopia, in collaborazione con Gli Spietati) con prefazione di Nabil, postfazione di Giulio Sangiorgio e le interviste a Martin De Thurah e Joseph Kahn.

I video dell’anno scorso li trovate qui