Horror

THE PERFECT HUSBAND

NazioneItalia
Anno Produzione2014
Genere
Durata85’
Fotografia

TRAMA

Una giovane coppia, dopo la perdita del figlio neonato, organizza un weekend nei boschi per ricominciare.

RECENSIONI


Dopo il trauma di una perdita, una coppia disgregata si rifugia nella casa nel bosco in cerca della palingenesi. La situazione è ripresa in fieri: non sappiamo i precedenti di Nicola e Viola, non conosciamo (troppi) particolari sullo shock subito. Sviluppando il suo mediometraggio Il marito perfetto, Lucas Pavetto scandisce un film di genere in tre tempi: il viaggio verso la dimora, i primi “strani eventi”, l’esplodere del conflitto. Manovrando il non detto dell’Italia familista, il regista prende un’esemplare coppia etero per smontarne l’antifrastica “perfezione”: la presenta decostruita, la ricompone in superficie, poi la cala gradualmente nell’abisso, ne segue la rottura nel sangue. Già nell’incipit preparatorio vari segnali anticipano la mattanza. Oltre agli indizi narrativi, come la fragilità della donna abbinata al suo appetito sessuale, l’ambiguità dei dialoghi, la sostanziale distanza della coppia c’è un chiaro presagio visivo: l’inquadratura dall’alto di lei, come esanime su un tavolo di obitorio, che suggerisce implicita la degenerazione a venire.


Il regista ha citato Alexandre Aja, in particolare Alta tensione, ma evidentemente sviluppa molte influenze (Antichrist è la più clamorosa) e l’intero sotto-genere horror sulla distruzione della coppia: nel suo climax la trama visiva guarda allo slasher e sfiora il torture, non risparmiando bruciature di sigarette, colpi d’ascia e dita mozzate, ricoprendo tutto di una patina di ambiguità programmatica. La rivelazione finale impone la consueta rilettura a posteriori, suggerita da facili raccordi di montaggio che guidano lo spettatore. Imperfetto e già visto, costellato da “trucchi” evidenti (tensione acustica, zoom sulle armi, dissolvenze in bianco), The Perfect Husband è sfacciato nel maneggiare il basso budget, valorizzare gli attori inattendibili (lo sballato rapporto Bret Roberts/Gabriella Wright trova senso nel massacro), infine credere nella sua scorretta agnizione. Così la vicenda si riconfigura come possibile “errore d’amore” del marito perfetto, che rifiuta di internare la moglie e sceglie di curarla fuori dal manicomio. Le conseguenze sono il film. Nella sua ingenuità, al tempo della distribuzione addomesticata, una variazione sul topos marito/moglie che esagera senza paura.