TRAMA
Partendo dalla sua installazione veneziana, Greenaway suggerisce che sia stato Aretino a commissionare al Veronese un quadro che rappresentasse il matrimonio di Cristo. Veronese dunque allestì il dipinto di un grandioso banchetto di nozze. I cardinali, di ritorno dal Concilio di Trento, fecero arrestare Aretino per blasfemia e ciò convinse Veronese a convertire il quadro ne Le Nozze di Cana, e dunque nella rievocazione del primo miracolo di Gesù. La tradizione racconta che Aretino, compiaciuto dalla sua beffa, morisse ridendo.
Il film è fatto per accogliere quattro interventi live dello stesso Greenaway nella posizione di regista/attore che dialoga con la sua proiezione.
RECENSIONI
Quella di The Marriage non è stata una semplice proiezione, ma una performance nella quale il Maestro, mentre sullo schermo scorrevano le immagini, ha spiegato il senso del suo nuovo progetto, la sua personale visione de Le nozze di Cana di Veronese, la cui installazione, nell’ ambito della Biennale, era visitabile all’isola di San Giorgio Maggiore, laddove la copia del dipinto (quello autentico fu portato in Francia da Napoleone ed è al Louvre) si trova dal 2007, nel luogo che originariamente ospitava l’originale. Secondo un progetto site-specific che vuole celebrare il cinema attraverso i capolavori dell’arte e che ha già investito La ronda di notte di Rembrandt e il Cenacolo vinciano, la tela diviene uno schermo sul quale viene effettuata una proiezione di effetti speciali con tecnologia all’avanguardia (elaborati dal fido Reiner van Brummelen), che rendono le figure tridimensionali: l’opera prende vita, viene riatmosferizzata e sonorizzata. Nel caso specifico i centoventisei personaggi ritratti nel dipinto (ci sarebbero lo stesso Veronese, Tiziano, Tintoretto e, naturalmente, Pietro Aretino) prendono la parola e commentano la situazione. Ispirato soprattutto da opere che in qualche modo vengono viste come antesignane del cinema, nelle ambizioni e nell’esecuzione, opere che spesso, come in questo caso, sono enigmatiche e a doppia lettura, Greenaway, nell’installazione, vuole abbracciare l’idea sottesa dall’artista che il quadro non ritraesse affatto il contesto del primo miracolo di Gesù (la trasformazione dell’acqua in vino), quanto piuttosto la celebrazione delle nozze del Cristo con Maddalena.
Vengono illustrati da Greenaway anche i precedenti allestimenti e annunciati quelli futuri (da Guernica di Picasso al – in Vaticano? Dubitiamo – Giudizio universale): comprendiamo allora che il marriage del titolo non si riferisce solo a Cana, ma anche al connubio tra pittura e cinema che questo progetto di fatto sancisce.
Presente in sala Michael Nyman.
Personalmente, per quanto abbia ammirato dal vivo tutti e tre gli allestimenti, ritengo che solo il primo, quello de La ronda di notte, rispondesse a pieno alle caratteristiche del progetto e questo per tutte le ragioni legate alla figura di Rembrandt come protocineasta e al discorso sulla rappresentazione che il quadro sottende, così come meravigliosamente metaforizzato in Nightwatching, film cruciale per comprendere l’ultimo cammino intrapreso dal gallese, di cui si attende invano una qualsiasi forma di distribuzione italiana. I restanti allestimenti (e quelli che verranno) sono applicazioni degli stessi principi, molto didattiche (legate a un discorso di essenziale alfabetizzazione visiva che passa attraverso l’analisi della storia dell’arte, di cui Greenaway è da sempre sostenitore), ma meno necessarie a livello teorico (e più a livello alimentare) e che hanno, ai miei occhi, l’unico merito di tenere vivo il nome dell’artista nella mente del grande pubblico. Pur apprezzandole, e apprezzando viepiù questa forma di lezione dal vivo (Greenaway è sempre un intrattenitore sublime), non farò finta di ritenerle cose davvero importanti.
Attendiamo con tutt’altro fervore, invece, il nuovo film Goltzius and the Pelican Company, secondo capitolo della serie dedicata ai Maestri della pittura olandese, con (cominciamo la sequela di affermazioni da smentire) John Malcovich, Ralph Fiennes e Isabelle Huppert.
