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TRAMA
Eugene, un uomo sulla via della vecchiaia, vive una doppia vita, reale e immaginaria. Fa dunque Visita una psicanalista, affinché provi a interpretare il significato dei suoi sogni. Eugene trova una strategia per entrare a proprio piacimento nel mondo dei suoi sogni e scopre finalmente la verità sulla sua infanzia e su ciò che realmente accadde ai suoi genitori. Quando sua moglie lo costringe a decidere tra realtà e sogno, Eugene sceglie il sogno. (dal pressbook del film).
RECENSIONI
Per Svankmajer il surrealismo non è una semplice corrente avanguardistica, un movimento storico e storicizzato. E' un credo politico, una concezione del mondo. Un'ideologia fieramente minoritaria, una filosofia radicale. Un invito a sopravvivere alla propria vita. Così in Surviving life, come da 35 anni a questa parte. Uno dei geni indiscutibili del cinema contemporaneo torna a Venezia con un film lieve, teorico, teneramente scoperto: nell'introdurlo in persona (cartonata, ça va sans dire) irride i modi del proprio fare arte , accantona ogni pretesa di serietà, ogni presuzione d'autorialità riflessa. Excusatio non petita, accusatio manifesta: Surviving life è una sublime, quanto elementare, dichiarazione di poetica, la superficie in cui limpidamente si rispecchia, stilizzata, un'idea di cinema. Anche didascalicamente: un uomo, la sua realtà, l'impulso a nascondersi nel sogno. Una detection interiore, seduta d'analisi in una forma cinematografica mai esausta: pulsioni erotiche e rimossi sopiti determinano la trama, il linguaggio cinematografico si adagia su quello surrealista, articola inquadrature come fossero analogie, fa germogliare hasards objectifs, è percorso da erotismo, da uno humour corrosivo, inventiva impagabile. Una morfologia mentale in forma di commedia (psicanalitica) brillante: un'opera di acume leggiadro in cui le ossessioni di Svankmajer si cristallizzano, ai limiti dell'autoparodia, ridotte ai minimi termini. (In)essenziale, meravigliosamente minore.