Drammatico

SHINE

TRAMA

David Helfgoit è un pianista classico eccezionale ma la sua personalità, da sempre, è soffocata dall’autoritaria figura paterna. Al primo “Rac 3” eseguito di fronte al pubblico è colto da schizofrenia.

RECENSIONI

L’australiano Scott Hicks acquista fama mondiale dando corpo ad un progetto cullato da lunga data: la notorietà ha bussato di nuovo anche alla porta del concertista David Helfgoit, alla cui vita il film si ispira. Se l’inventiva dell’esecutore è eccellente (da antologia la regia durante l’esecuzione del noto “Rac 3”, laborioso concerto di Rachmaninov: fra soggettive, ralenti, battiti del cuore e pulsare dei tasti in primo piano), è il “brano” eseguito a non essere di prima qualità, in quanto facile preda di stilemi/temi usurati, fra carineria tragicomica stile Rain Man (per quanto siano divertentissime gag come quella di Helfgoit talmente distratto da girare nudo o quella della sigaretta fumata fuori dalla macchina), problemi relazionali tipo Il Mio Piccolo Genio e, più in generale, lo stereotipo del “giovane fenomeno incompreso/sregolatezza/grande artista dal labile carattere” (il fulcro dello scavo psicologico sosta nella figura del padre autoritario, che riversa le proprie frustrazioni sul figlio pur amandolo con affetto sincero). Da ex-regista di video musicali, Hicks sa creare simbiosi fra note e immagini; da ex-documentarista e regista di film per ragazzi, ritrae con competenza l’infanzia e restituisce una biografia a flashback che non cade nelle maglie sentimentalistiche o nelle enfasi ricattatorie delle tragedie, pur ottenendo il coinvolgimento emotivo dello spettatore e trovando spazio anche per sequenze di rara maestria (ricorrente la figura dell’acqua al ralenti). All’insegna del “risplendere” (shine), non del piangersi addosso. Impossibile prescindere poi, dalle prove straordinarie degli attori: dal farneticante e logorroico Geoffrey Rush (che rappresenta Helfgoit cresciuto, fra Woody Allen e Jerry Lewis) al dispotico Armin Müller-Stahl, da Noah Taylor che interpreta il giovane Helfgoit come fosse Tim Burton, fino alla comparsata di grande professionalità e passione di sir John Gielgud.