TRAMA
Bruno viene lasciato dalla sua ragazza; dietro l’espressione calma e indifferente, la sua mente progetta una fredda e dolce vendetta. Lei, una ragazza dalla mentalità moderna e aperta, continua a vederlo ogni tanto, ma ha un altro ragazzo, Pablo. Bruno diventa amico di Pablo, con l’intento di logorare la coppia, forse presentandogli un’altra donna. Ma, strada facendo, si presenta la possibilità di un piano B, ben più efficace, che finirà per mettere in dubbio il suo cinismo e la sua sessualità. (dal catalogo)
RECENSIONI
Piano C: provaci ancora, Marco!
In Plan B apprezziamo il rigore stilistico, l'omogeneità del disegno e la chiarezza delle intenzioni: Berger sceglie un approccio controcorrente che non indulge alla commedia gay friendly, ammiccante e ridanciana, figlia illegittima di Almodovar, ma che gli permette di tenere lo sguardo fisso sulle im-possibilità dei due giovani protagonisti; la presenza centrale del film è un « blocco »: quello di Bruno e Pablo, che non riescono a essere sé stessi, e quello delle inquadrature che nella loro rigidità diventano una gabbia con cui i due di continuo si confrontano cosicché sembra che chiedano loro, attraverso una insistita dialettica in campo/fuori campo, di essere seguiti, provando a resistere disperatamente all'immobilità delle cose. Il « blocco » è, poi, anche narrativo: il racconto è congestionato da piani e contro-piani di vendette, ovvero ancora una volta azioni in negativo, che ne rendono il procedere affannoso, contrastando lo sviluppo verso l'acquisizione di una più serena vicinanza a sé.
Eppure non si riesce a passare sotto silenzio un'infinità di scelte e situazioni che denunciano l'amatorialità del prodotto, costitutivamente inadatto alla Selezione Ufficiale di un Festival Internazionale, aldilà del livello delle altre opere in gara; penso alle riprese sui paesaggi urbani al tramonto, ai due-tre secondi di ritardo con cui la cinepresa chiude ogni scena dopo l'uscita dei personaggi, fissa su un gabinetto o su una maniglia, alla monotonia delle invenzioni visive e narrative per significare quel « blocco » di cui sopra (le estenuanti riprese, e ripetute all'infinito, dei due sul letto fermi, in soggettiva dell'alluce di uno), alla povertà dei personaggi di contorno e alla poca cura con cui sono trattati persino i protagonisti di cui non ci si preoccupa di capirne le ragioni donandogli spessore, carne, ma che si esauriscono nel loro essere « bloccati », ovvero nelle loro funzioni narrative. Concediamo a Berger la speranza che forse il suo occhio è quello di un autore, ma la strada da fare è ancora molto lunga.
