TRAMA
Primavera in tempo di guerra. Ogni giorno un lattaio attraversa il fronte su un asino, schivando le pallottole per portare la sua preziosa merce ai soldati. Baciato dalla buona sorte nella sua missione, amato da una bella ragazza del paese, sembra destinato a un futuro roseo… fino a quando l’arrivo di una misteriosa donna italiana gli sconvolge la vita.(labiennale.org)
RECENSIONI
Evadere. Se c'è un bisogno che attraversa l'ultimo film di Kusturica è sicuramente l'evasione. Il tempo sembra essersi fermato, un orologio che dovrebbe scandirne la progressione va per i fatti suoi, le sue lancette, benché impazzite, quasi fossimo dentro una comica slapstick, sono in realtà taglienti come coltelli.
On The Milky Road è dentro la Storia, ma desidera ardentemente ritagliarsi un suo spazio altro, fatto di sogni e amori impossibili, che trovano nel corpo iconico della Bellucci LA via di fuga da una realtà opprimente. Sullo sfondo della Guerra dei Balcani, Kusturica, in sella al suo ciuco, attraversa quotidianamente il terreno di conflitto per portare al fronte il latte appena munto. Nella ripetitività delle sue giornate, nel ritmo incalzante di proiettili che attraversano convulsamente lo schermo, il lattaio asseconda la sua vita sorniona e priva di preoccupazioni. Poi arriva Monica e da una prima parte ipertrofica e grottesca, dall'andazzo forsennato che punta soprattutto a una musicale comicità circense, si cade nel dramma, nella presa di coscienza della violenza della guerra, così che l'unico risveglio dal giocoso mondo campestre è la corsa di due innamorati che vorrebbero perdersi in una natura primordiale. Tra la miriade di simbolismi che caratterizzano On The Milky Road, il fascino altro della Bellucci non poteva che porsi come metafora esibita, spudorata, del cinema stesso, oggetto del desiderio irraggiungibile che è destinato a smaterializzarsi come le immagini sullo schermo. E' difficile difendere questa prova di Kusturica, talmente sconquassata ed eccessiva, facile preda di qualsiasi tipo di critica. Non si può però non riconoscere come On The Milky Road non tema giudizi per quanto è rigurgitante, letterale, spudorato nel mettere in scena il suo autore e le sue visioni, ai limiti del ridicolo, senza filtri. Insomma, c'è un'indiscutibile senso di libertà, che suppur destinato a congelarsi in uno dei finali più belli di tutto il concorso veneziano, mostra più coraggio rispetto a molto del cinema che siamo costretti a vedere. La prima sequenza musicata del film e il macello splatter del gregge di pecore sul campo minato restano impresse nella memoria, in un'opera tanto imperfetta quanto affascinante.
