Quello dedicato ai Fratelli Quay (“Unlike anything you’ve ever seen, even in your dreamiest dreams” ha scritto dei loro film il New York Post) è più di un semplice omaggio. E’ una piccola personale che raggruppa molto del lavoro svolto da questi geniali e misconosciuti registi americani (ma ormai inglesi d’adozione) già celebrati dal Bergamo Film Meeting, un’occasione imperdibile per godere delle loro sublimi invenzioni e ardite sperimentazioni, lontane dalla grossa distribuzione e generalmente difficili da ammirare. Un lavoro, quello dei Quay (per il dettaglio rimandiamo alle schede di Zambenedetti) che spazia dal corto di animazione (veri maestri del passo uno), allo spot pubblicitario, dal videoclip (tra gli altri DOG DOOR degli Sparklehorse e Tom Waits) al progetto televisivo. Tutti i lavori andrebbero citati: lo straordinario BRUNO SCHULZ’S STREET CROCODRILES come l’alienante collaborazione col musicista Stockhausen del premiatissimo IN ABSENTIA, dal documentario sulla tecnica dell’anamorfosi DE ARTIFICIALIA PERSPECTIVA alla serie completa dei musicali STILLE NACHT. Inquietanti e clamorosamente belle, le ermetiche opere dei Quay sono delle miniature folgoranti, dei sublimi lavori di artigianato delirante e suprema abilità tecnica che conducono lo spettatore alle soglie di un mondo misterioso, assolutamente personale, in cui la realtà viene lasciata fuori dalla porta e in cui non si pongono limiti all’immaginazione. L’opera dei Quay ci fa di nuovo credere che un cinema alternativo possa esistere, contro tutte le logiche del botteghino, contro i grandi capitali delle major acchiapubblico, un cinema che celebri l’immagine e che senza cedere ad alcun compromesso butti la logica nel cestino e celebri le semplici ossessioni dell’artista. Se la Mostra di Venezia quest’anno ha avuto una ragione d’essere lo sa sicuramente chi ha seguito le due tranche di questo omaggio (a proposito: a quando una personale dedicata a Jan Svankmajer?). Assoluto.
Voto complessivo: 10 Luca Pacilio
Un corpus eterogeneo e molto interessante, anche per la varietà dei temi toccati. Ma le ambientazioni gotiche e angoscianti sembrano essere quelle che meglio si prestano ad esprimere la straordinaria sensibilità dei Quai, che si articola in delicate pennellate di esili pupazzi e in apocalittiche visioni da incubo.
Commercial:
Badoit (2 Spot)
L’acqua Badoit può rovesciare le prospettive, cambiare gli equilibri. Fare amici il corvo e la volpe, la zebra e il leone. Al punto che il leone copiare il look della zebra. Semplicemente geniale e genialmente semplice.
Murphy Stout
I burberi e spontanei irlandesi a confronto con l’aspetto rigido e minaccioso dei samurai. Solo una buona birra può stemperare la loro esteriorità. Uno spot lungo e una brevissima e fulminate coda. Simpaticamente essenziale.
Northern Rock (3 Spot)
Quando lo slogan è “Get Together”, la fervida immaginazione di fratellini fa unire due gocce di pioggia (che scorrono sul vetro di una finestra, una dall’alto al basso, e l’altra sfidando la forza di gravità), due soprammobili reggilibri (due elefanti che incontrano le loro proboscidi, liberandosi del fardello di libri che li divide) e le lancette di una pendola (che una volta incontratesi sul mezzogiorno, non possono più separarsi). Minimal.
Rice Krispies
Il sole è accecante, la piscina è affollata, e i materassini sono stati tutti noleggiati. Che cosa resta per potersi rinfrescare galleggiando sull’azzurra acqua? Una tavoletta di Rice Krispies, che resta croccante anche se tuffata nel latte.
Round Up (3 Spot)
Le piante di un giardino fanno gossip sull’ultima notizia. Pare che il padrone stia usando lo Spray contro le erbacce! E così assistiamo alle loro terrorizzate conversazioni, oppure alle loro ultime parole…
Video:
Stille Nacht (5 Video Musicali d’animazione)
Cinque piccole storie, raccontate con i pupazzi più belli e più tragici dei fratelli, con i loro sguardi liquidi, allucinati, assenti, fragili o distanti. Cinque musiche accomunate dal loro aspetto gotico e decadente: musica concreta per il primo, Micheal Penn/His Name is Alive per i seguenti tre, e la stupenda, ruvida e fanciullesca voce di Tom Waits per il quinto. Sempre meglio il bianco e nero del colore, ma l’intensità emotiva di questi piccoli gioielli è altissima. Anche se possono risultare sgradevoli e inquietanti.
Corti:
Bruno Schulz’s Street of Crocodiles
Attraverso una lente d’ingrandimento posata su una mappa penetriamo nel mondo di Bruno Shulz – il corto è ispirato a un racconto dell’ebreo polacco ucciso dai nazisti – una sorta di scatola magica in cui si aggira, sperduto, un fragile pupazzo. Questa specie di Nosferatu di legno scruta con i suoi occhi di bambola un mondo in cui le leggi di natura vengono continuamente rotte e ripristinate, in cui la luce penetra debolmente da dei lucernari opprimenti, lasciando numerose sinistre zone d’ombra che sembrano nascondere la minaccia definitiva alla sua delicatezza.
In Absentia
Un desertico paesaggio e una donna che continua a scrivere la stessa lettera, imbucandola in una pendola, dove va a depositarsi insieme alle molte già pensate, già scritte e mai lette. La grafite danza intorno a lei, le matite si animano, cercano si sfuggire dal pugno che si chiude su di loro e urlano quando vengono temperate. Le loro punte mutilale giacciono come le lettere, non più utili alla scrittura, sradicate dalla loro sede, isolate. Proprio come la donna, che da un sanatorio scrive al marito per tutta la sua vita. Indubbiamente interessante, questo corto soffre un po’ la sua eccessiva lunghezza, forse perché troppo ripetitivo, volendo riprodurre – e molto efficacemente – gli stati d’animo della donna, i suoi paesaggi mentali, le sue immagini di una probabile casa.
De Artificialia Perspectiva or Anamorphosis
La storia della tecnica grafico-pittorica dell’anamorfosi, raccontata attraverso lo studio di alcuni esempi eccellenti (uno su tutti, il più famoso, Gli Ambasciatori di Hans Holbein) e vista con gli occhi dei pupazzi targati Quai. Un piccolo documentario che è anche un pezzo di straordinaria creatività con echi BBC e greenawayani.
Rehersal For Extinct Animals
Ispirato all’incisione Le Verrou di Fragonard, il corto celebra il bianco e nero attraverso un’espressione grafica – che è diventata simbolo culturale – che si sostanzia proprio di questi due yin e yang: il codice a barre. Il mondo del bianco, dove le leggi naturali vengono infrante (come spesso la poetica dei Quai implica) circonda e opprime due personaggi che vivono segregati e impotenti, quasi imprigionati in una realtà estranea e oscura, che odora di decadenza e di decomposizione.
The Sandman 2000
Un E.T.A Hoffman in punto di morte viene visitato da uno dei suoi diabolici personaggi, L’Uomo della Sabbia. Il novello prometeo, oltre a costruire creature danzanti soffiando la vita in loro e, crudelmente, riprendendosela a piacimento, sconvolge la mente del dottore che ha in cura Hoffmann – spingendolo al suicidio – e quello della donna che gli è vicina. Visivamente molto bello, ma forse leggermente troppo prolisso, il film si pregia di coreografie stile McMillan sospese fra il classico e il moderno, di quattro ottimi interpreti danzatori, delle semplici ma belle musiche di Leos Janáček e Gÿorgy Kurtag, di una fotografia in toni freddi stilizzata ed elegante, e del prezioso décor dei Quai.
Voto complessivo: 8½ Alberto Zambenedetti
Voto complessivo: 9 Luigi Garella