MOSTRINMOSTRA

Formula che vince si adatta ma non si cambia. Seguendo questo mantra il quindicesimo compleanno del Future Film Festival si è festeggiato seguendo le orme dell’edizione precedente ma aggiungendo una succulenta variante: stessa sede (la Cineteca di Bologna), medesimi padroni di Casa (i direttori Giulietta Fara e Oscar Cosulich), uguale periodo (la primavera ha definitivamente sostituito l’inverno), identiche sezioni (Concorso, Fuori Concorso, Follie Notturne, Eventi Speciali), ma la creazione, in concomitanza con il festival, di Expo Pixel, una conference&exhibition dedicata al mondo del digital entertainment presso i locali del quartiere fieristico. Come definito dagli organizzatori, un sorta di polmone legato al business, un osservatorio privilegiato sul futuro del digital entertainment dedicato al mondo dell’animazione, delle immagini digitali, delle App, del 3D, degli eBook e degli effetti visivi. Un appuntamento importante finalizzato all’incontro tra i professionisti del settore e le aziende per la creazione di progetti comuni.
Tema del festival quest’anno sono stati i mostri in tutte le possibili declinazioni. Si è cominciato e si è concluso con le streghe. L’apertura è stata infatti con Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe, con i due fratelli creati dai fratelli Grimm ormai cresciuti e specializzati nell’uccisione delle creature che hanno loro rovinato la vita. Per la conclusione ci ha pensato invece Rob Zombie che ne Le streghe di Salem, con stile e sprezzo del ridicolo, ipotizza un malefico gineceo alle costole di una sprovveduta dee-jay. Tra questi estremi più o meno mainstream, ci sono state mostruosità per tutti i gusti, dagli zombi combattuti da arzilli nonnetti (Cockney Vs. Zombies) al sushi omicida (Dead Sushi), con anche un appuntamento per i più piccoli grazie all’anteprima di Monsters & Co 3D (stereoscopia tutt’altro che necessaria, diciamolo) e la succosa anteprima di La casa di Fede Alvarez, remake dell’ormai cult di Sam Raimi (buona fattura, ma ce n’era bisogno?). Particolare risalto ha avuto la mostra in Piazza Nettuno "Universal Classic Monsters" dedicata ai mitici mostri della Universal che hanno fatto la storia del cinema: Dracula, Frankenstein, l'Uomo Lupo, la Mummia, l’Uomo Invisibile, il Mostro della Laguna Nera, il Fantasma dell’opera, il Gobbo di Notre Dame, hanno accolto curiosi, cinefili e appassionati per ricordare la loro importanza nell’immaginario collettivo. Per i più nottambuli e fantasiosi non è poi mancato un MonsterParty presso il Club Bentivoglio per festeggiare il mostro che alberga in ognuno di noi, con tanto di costume e relativa sfilata.
Come ogni anno, però, il fulcro del festival è stato ancora una volta il Concorso Lungometraggi, dove dieci opere provenienti da varie parti del mondo si sono sfidate per conquistare il Platinum Gran Prize. Nonostante l’estremo oriente abbia dominato numericamente (tre film dal Giappone, uno dalla Corea del Sud e due dalla Cina), è rimasto a bocca asciutta. La giuria, composta dalla giornalista Fulvia Caprara e dal collettivo di filmmaker Zapruder, ha infatti premiato come Miglior Film l’argentino Anima Buenos Aires, di María Verónica Ramírez, perché "propone con originalità l’immagine di un Paese ricco di idee fervide, sospeso tra umorismo e nostalgia e capace di proiettarsi oltre il difficile periodo di crisi socioeconomica. Nell’opera si legge la vitalità inventiva di diversi autori che, come in un mosaico, recuperano la struttura a episodi offrendo un esempio brillante di modello realizzativo che rappresenta uno stimolo per produttori e registi della scena internazionale". Una Menzione Speciale è poi andata a un film americano che ha diviso il pubblico tra ferventi sostenitori ed estenuati detrattori. L’opera è Consuming Spirits di Chris Sullivan. Un film, per la giuria, "complesso e terribile, che trasporta lo spettatore in un mondo angusto. La programmatica sgradevolezza di uno scenario senza scampo ci si offre come materia di sogno e poesia. Un’opera potente che non scende a compromessi".
Per la categoria Future Film Short,  il premio riservato ai cortometraggi, la giuria, composta dai giornalisti Andrea Fornasiero e Romano Garofalo e dall'animatore Andrew Spradbery, ha premiato Cedric & Hope di Pierce Davison (Australia 2012), "per il monito contro gli integralismi religiosi e il confronto tra fede e progresso, coniugato con un'ottima tecnica in stop motion e un racconto originale dal gusto ironico che sconfina nel non-sense". Menzione speciale per Tears of Steel di Ian Hubert (Olanda 2012), "per l'ottima fattura degli effetti speciali e la qualità della recitazione, oltre che per l'ironia con cui è demistificata con gusto pop l'ormai convenzionale ambientazione roboapocalittica".
Tra gli Eventi Speciali l'omaggio curato da Mario Serenellini a Calimero, icona dell'animazione made in Italy che compie cinquant'anni, simpaticamente definito “tuorlo d’uomo”. Molto interessante, poi, l’incontro con uno dei maestri italiani dell’animazione: Bruno Bozzetto. L’artista italiano ha presentato Rapsodeus, ideale  continuazione di Allegro, non troppo e il corto Vintage or Cool?, dove ha ironizzato senza retorica sugli effetti devastanti della modernità. Nel decimo anniversario della scomparsa, un omaggio anche ad Antonio Margheriti, uno dei più prolifici registi e autori italiani di genere, nel documentario, diretto dal figlio Edoardo, The Outsider. Il cinema di Antonio Margheriti. Uno che di mostri e mostruosità, ed è la sua filmografia a parlare, di sicuro se ne intendeva (tra gli altri, La vergine di Norimberga, Ursus il terrore dei Kirghisi, I diafanoidi vengono da Marte, Apocalypse domani, Alien degli abissi).