Drammatico

MEDALIA DE ONOARE

Titolo OriginaleMedalia da onorare
NazioneRomania
Anno Produzione2009
Durata105'
Sceneggiatura

TRAMA

Ion ha settantacinque anni, il suo rapporto con la moglie Nina è ormai compromesso dal silenzio e dall’indifferenza di lei, e il figlio Cornel gli serba rancore da quando, molti anni prima, lo denunciò alla polizia per impedirgli di lasciare la Romania comunista. Un giorno però Ion riceve dal ministero della difesa una medaglia al valore per le imprese eroiche compiute durante la seconda guerra mondiale e questo sembra poter ridare senso a tutta la sua esistenza, convincendolo di poter riconquistare anche la stima della sua famiglia. (dal catalogo del TFF)

RECENSIONI

Opera seconda di Calin Peter Netzer, Medalia de onoare è il ritratto di un individuo e la fotografia di una nazione: il passato è una traccia impossibile da eradicare, il modello di confronto primario, la campana entro cui il presente soffoca, mai sufficiente a se stesso. La stanca deriva verso la fine di Ion si ravviva quando questo passato, sotto forma di simbolo, si riaffaccia alla porta, scatenando una serie di equivoci su base identitaria, il protagonista credendosi ciò che mai è stato, ridefinendo sulla base di questa illusione quanto gli sta intorno, la famiglia, i vicini, i soldati che con lui hanno condiviso la guerra. Il film segue il passo lento del protagonista, ne coglie le complesse sfaccettature, mentre sposa l’umorismo dolente di chi è sopravvissuto e cerca il surreale quotidiano, la tragedia di uomini ridicoli, riassumendo così le caratteristiche della nuova ondata rumena: il periodo di Ceasuscu come fantasma fondante, il dispiegamento della manipolazione del potere, qui tramite i labirinti meccanici e prossimi al nonsense della burocrazia, le necessità dell’apparire, la consistenza della distanza generazionale e, sul piano stilistico, una predilezione per il long-take, per il farsi della scena, l’arte di dare concretezza al simbolico, la consapevolezza di un neo-realismo d’epoca post-moderna, che nel pedinare i suoi personaggi instaura con lo spettatore un dialogo che gioca su attese, convenzioni, prassi di produzione di senso consolidate, in uno specchio formale di quella coscienza della propria condizione che trova consistenza nell’ironia che pervade questi film, l’ironia di chi conosce la propria essenza e sa di non potere sfuggire, comunque, ai propri limiti, ai propri vizi, all’evidenza del fatto che una l’anima di una persona è anche il precipitato di dimensioni sociali, culturali, storiche, politiche. Premio Holden per la miglior sceneggiatura.