TRAMA
In un paradisiaco paese di mare, Marie flirta con i marinai americani e Orso vive di furti.
RECENSIONI
Le leggende narrano d'una baia dove gli uomini sacrificavano i fanciulli agli squali-angelo, creature estinte che hanno lasciato dietro di sé due enormi scogli sul mare, simulacri dei volti dell'Inferno e del Cielo. Anche Marie ed Orso riassumono in un unico essere spinte ribelli, malsane e slanci di purezza: lui è un violento borseggiatore, lei un'altezzosa e bellissima quattordicenne femme-fatale. Troveranno l'amore su di un'isola, lontano da tutti, dagli squali, dalle limitazioni alla libertà, immersi nella natura. I fanciulli ora tentano di riprendersi la loro vita, in una dimensione senza coordinate spaziali e temporali precise. La programmatica ed insistita ricerca dell'ellissi, del complicato incastro di flashbacks, del "tocco d'autore" con le sue allegorie, con i suoi contenuti contraddittori e provocatori, preclude a Manuel Pradal la possibilità di ascrivere questa pellicola nel limbo dei capolavori francesi sull'amour fou e la perdizione. Si ha la sensazione che anche questo tipo di cinema cominci ad attingere a piene mani da un insieme di codici di (del) genere, insistendo sui volti, il contrasto fra la bellezza delle forme ed il comportamento guasto dei personaggi, giocando sulle omissioni e l'attrattiva dei "belli e dannati", meglio se giovani e portatori di grazie acerbe ed incontaminate. Per fortuna il Caos della drammaturgia e dei virtuosismi (vedere il gratuito montaggio parallelo finale fra lo stato di follia di Orso e la gara automobilistica) non intacca né l'incanto delle locations, così solari e profumate (fra Costa Azzurra e Provenza), né il fascino e la sensualità dei due protagonisti che le vivono, evocando suggestioni molto "primitive", carnali, tenere e terribili insieme, perché in completa assenza di psicologie e motivazioni comportamentali.