Thriller

L’UOMO CHE UCCIDEVA A SANGUE FREDDO

Titolo OriginaleTraitement de choc
NazioneFrancia
Anno Produzione1972
Genere
Durata91’

TRAMA

In una clinica di bellezza per facoltosi, una donna sospetta che il primario compia loschi traffici con gli inservienti portoghesi e che ci sia qualcosa di strano nella mistura per ringiovanire iniettata ai clienti.

RECENSIONI

La clinica futuristica e asettica del personaggio di Alain Delon diventa l'allegorico microcosmo (con microclima) della società che richiede al singolo d'integrarsi, che dà al contestatore del folle, che succhia il sangue ai deboli, mentre corteggia i ricchi ed i potenti, li assuefà, cioè, ad un ingranaggio degli orrori, promettendo l'elisir della giovinezza (ossessione del moderno). Più che lobotomizzati, i benestanti preferiscono "non vedere" né sapere quali atrocità accadono intorno a loro: serrano i ranghi chiudendosi nell'esclusività d'una setta massonica. Alain Jessua, che iniziò la propria carriera proprio con dei documentari medico-chirurgici, riprende questi protagonisti in modo deformato, con un distacco grottesco e disgustato, per poi asserire (con un simbolismo marcato) che la stragrande maggioranza dell'umanità è composta da pecore. L'allegoria, nel complesso, è un poco semplicistica, sufficiente per un thriller di genere, modesta per un'opera che mira a criticare fortemente il Sistema, stilizzando l'estetica filmica (il montaggio nervoso ed ellittico) e cercando la provocazione (il violento assassinio finale, le frequenti scene di nudo con suggestioni orgiastiche). Anche la soluzione al mistero (che tipo di esperimenti si compiono?) non è difficile da immaginare prima del tempo, ma al regista va riconosciuto d'essere riuscito a comporre un'atmosfera inquietante e memorabile, attraverso le particolari ambientazioni e attraverso l'utilizzo d'un commento sonoro (di cui è co-autore) a dir poco anomalo, fra ritmi sudamericani, tribali ed arabeggianti.