TRAMA
Dicembre 1944: mentre gli Alleati sono convinti d’aver ormai vinto, i tedeschi stanno preparando, nelle Ardenne, una controffensiva guidata dai carri tigre.
RECENSIONI
L’inglese Ken Annakin torna a celebrare, con un kolossal statunitense, le vittorie della Seconda Guerra Mondiale (suo Il Giorno più Lungo). Un’opera che si ritaglia una nicchia nel genere per Il Lungo Duello (altro film del regista) che occupa tutta la seconda parte, con i carri-armati “tigre” protagonisti. Nonostante qualche modellino di troppo e alcuni stereotipi, dalla coralità con cast pingue di nomi noti alla riduzione dell’operato di più frange in un’unica figura eroica (Henry Fonda), è un’opera avvincente, che adotta curiosamente la soggettiva tedesca, non più nemico senza volto o demoniaco a guerra finita (il buon germanico di Hans Christian Blech): c’è anche il paradosso per cui si parteggia istintivamente per i perdenti, di fronte ad una sceneggiatura (di John Melson, rivista da Bernard Gordon, Milton Sperling e Philip Yordan) che affida a piccoli casi del destino la vittoria finale, anziché farne un caso di determinazione, ardimento e genio. Il film è girato nella Sierra de Guadarrama in Spagna, fregandosene di fedeltà agli eventi occorsi e ai loro luoghi: ha ricevuto non poche critiche per questo, soprattutto nel dubbio che la Storia sia stata “piegata” per sole esigenze di widescreen (filmato in Ultra Panavision 70 per il Cinerama). Il pubblico ne ha comunque decretato il successo: per maggior accuratezza sulla “Battaglia dei Giganti”, ovvero l’offensiva delle Ardenne, rivedere Bastogne di William A. Wellman. Robert Shaw, ossigenato, è magnetico nei panni di un teutonico comandante di Panzer.
