Thriller

THE SIXTH SENSE – IL SESTO SENSO

TRAMA

Uno psicologo infantile segue il caso di un bambino perseguitato dalla visione dei morti.

RECENSIONI

Una vera sorpresa quest'opera dell'indiano naturalizzato statunitense Shyamalan, regista e sceneggiatore tanto giovane (classe 1970) quanto di lunga esperienza cinematografica (ha alle spalle una cinquantina di corti e due lungometraggi). Un autore che non teme di prendersi il tempo (e i piani sequenza) per sondare le psicologie ed i moti umani, che sa orchestrare una drammaturgia colma di pathos e, allo stesso tempo, preparare bene il terreno per rendere credibili le rivelazioni più incredibili. È così che, da thriller psicologico e horror demoniaco, il film apre le sue porte ad un'esperienza dello spirito (conti in sospeso, fantasmi…), riconciliando con il mondo dei morti. Shyamalan è abile nel replicare le sensazioni di paura del buio e dei "mostri" dell'infanzia, ma esorta anche a superare il terrore cercando di capire, allargare la propria visione, farsi pilotare dal sacro. Sequenze come quella del funerale e del messaggio della nonna alla mamma sono davvero toccanti, ma non delude nemmeno il meccanismo thriller: il colpo di scena servito come dessert è quanto meno sorprendente. Una notevole cura del dettaglio (sia Haley Joel Osment che il ragazzo suicida hanno un ciuffo bianco; il colore rosso segnala l'arrivo di una sequenza nerboruta) compensa qualche lacuna di…senso (Shyamalan non ci porta al “settimo cielo” con la "conversione" di Bruce Willis tramite il registratore: fortuita e frettolosa; tanto meno con l'esclamazione "Ora sei guarito!", che non trova fondamento nei fatti mostrati). Il piccolo Osment è fenomenale, a lui gran parte del merito se la pellicola è riuscita. Bruce Willis, con un personaggio diviso fra missione professionale/opportunità di crescita e sensi di colpa verso la moglie trascurata, aveva già stretto rapporti con un'infanzia difficile in Codice Mercury.