Baro-metro

IL BARO-METRO: SGUARDI DALLA SALA (10/2019) – 1

(dal 1º agosto al 31 ottobre 2019)

Si brinda a una stagione partita con il piede giusto, in cui i primi tre mesi sono tutti positivi. Ragionando per anno sono addirittura sette i mesi continuativi con il segno più, a dimostrazione che il cinema resta una delle forme di intrattenimento preferite dagli italiani. C’è però un MA. Eh sì, perché se è vero che numeri e percentuali rassicurano, in mezzo a superlativi e ottimismo si intravedono zone d’ombre. Il successo del primo trimestre deriva infatti sostanzialmente dal riscontro positivo nei confronti di pochi titoli che da soli hanno fatto il tutto esaurito o quasi, lasciando agli altri le briciole. Fino al 20 agosto regnava una certa preoccupazione, rischiarata solo dal fatto che si confidava in un buon risultato per Il re leone, ignari però che il risultato avrebbe superato ogni più rosea aspettativa. A settembre hanno dominato It 2, ma soprattutto C’era una volta a … Hollywood, e ottobre è stato il trionfo di Joker, supportato da Maleficent – Signora del Male. Senza questi titoli, alcuni molto più forti della media dei successi, il botteghino non avrebbe certo fatto scintille. Succede quindi che il mercato prenda una forma che abbiamo più volte delineato, quella dell’evento. Per fare uscire di casa le persone occorre che per due ore si sentano al centro del mondo e vedano il film di cui parlare o da cui non sentirsi esclusi. Se però solo i potenti, che hanno mezzi e strutture per curare la promozione – perché è questa che vende il film e lo trasforma, indipendentemente dalla qualità, in evento – riescono a squarciare l’indifferenza del pubblico, il rischio omologazione è dietro l’angolo. Un po’ questa situazione preoccupa perché è quel cinema medio e dal medio riscontro che consente a buona parte dell’esercizio di continuare la sua attività. Insomma, un film semplicemente “carino”, ma anche “interessante”, “stimolante” oppure “provocatorio”, ce lo riusciamo ancora a gustare in una sala cinematografica, o abbiamo bisogno soltanto del “capolavoro” (termine più che inflazionato di questi tempi) per smuovere il culo da divano e serie tv? Particolarmente drammatica la situazione del cinema italiano, davvero sottotono con una quota di mercato che raggiunge il 16,04%; si resta in attesa di quel successo, possibilmente grande, che per ora non è arrivato e che, un po’ come per Il re leone, si confida arrivi a gennaio con Checco Zalone. Per una volta, infine, non parliamo del meteo: il prolungarsi dell’estate e di giornate calde non ha minimamente condizionato il risultato di alcuni colossi, a dimostrazione che quando il film attira non sono certo le belle giornate di sole ad allontanare il pubblico dalle sale.

Prima di entrare nel dettaglio dei singoli mesi non possono però mancare le imprescindibili fonti: Cinetel, Boxofficemojo, Anec, Cineguru, Giornale dello Spettacolo e BoxOfficeBenful. Si ricorda inoltre che le percentuali sono calcolate rispetto allo stesso periodo del 2018 e i dati sono aggiornati, ove possibile al 31 ottobre 2019, ove impossibile alla data più vicina.

AGOSTO

Agosto comincia così così. Il confronto con un 2018 in cui Shark e Ant-Man and the Wasp avevano attirato le masse in sala è impari. Il fanta-thriller Hotel Artemis (445 mila euro in 219 sale) dal cast solido (Jodie Foster, Sofia Boutella, Jeff Goldblum) e gli horror Isabelle – L’ultima evocazione  (350 mila euro in 208 sale) e The Nest (340 mila euro in 260 sale) passano abbastanza nell’indifferenza. Lo spin-off Fast & Furious – Hobbs & Shaw va bene ma non benissimo (6,3 milioni di euro), Attacco al potere 3 si difende (2,9 milioni di euro), Crawl fa quel che può (839 mila euro), ma è solo grazie all’arrivo in forze de Il re leone che le percentuali si impennano. Il film Disney invade l’Italia in 1.113 schermi e il pubblico lo ricompensa con incassi da capogiro che svoltano in positivo tutte le percentuali del mese, a partire dagli incassi che segnano un prodigioso +44,69%. A parte il ruggito del leone, però, la situazione non è molto brillante. Si tentano infatti altre strade, ma i risultati non premiamo quasi mai gli sforzi.

Alcuni sono proprio flop ed è un peccato perché erano sorretti da idee forti, sulla carta vincenti:

– la graphic novel italiana portata sul grande schermo dal suo autore con 5 è il numero perfetto (522mila euro in 337 sale)

– il tentativo di cavalcare l’onda dei film ispirati a star della musica che questa volta celebra Bruce Springsteen con Blinded by the Light (222mila euro in 232 sale)

– la commedia italiana che prova a ironizzare sulle spesso assurde dinamiche di genitori di figli che vanno a scuola attraverso Genitori quasi perfetti (336mila euro in 225 sale)

– la moda dei talent e una giovane star come Elle Faning in Teen Spirit – A un passo dal sogno (233mila euro in 220 sale)

– il catastrofico europeo con The Quake – Il terremoto del secolo (269mila euro in 173 sale).

Considerando la distribuzione limitata sono andati in proporzione meglio alcuni titoli interessanti ma più di nicchia: L’amour flou – Come separarsi e restare amici (170mila euro in 39 sale), The Rider – Il sogno di un cowboy (80mila euro in 29 sale), L’ospite (117mila euro in 13 sale), Mademoiselle (80mila euro in 16 sale) e Tesnota (85mila euro in 15 sale). Nulla può invece salvare dal fallimento commerciale un film difficilissimo come Il Mostro di St. Pauli (13mila euro in 30 sale) ma anche il più tradizionale Charlie says (16mila euro in 25 sale) che poteva essere un ottimo altro lato della medaglia in occasione dell’uscita di C’era una volta a … Hollywood. Per fortuna a fine mese arriva il ritorno al gotico di Pupi Avati Il Signor Diavolo, premiato invece dal pubblico.

SETTEMBRE

Anche il mese di settembre è positivo e segna un miglioramento degli incassi del 17,7%. Questa volta il confronto è con un 2018 non particolarmente competitivo, in cui a svettare erano Mamma Mia! Ci risiamo e Mission Impossible – Fallout, mentre It 2 e C’era una volta a … Hollywood sono due film decisamente più forti. Ha un piccolo sussulto anche il cinema italiano grazie a Tutta un’altra vita (1,6 milioni di euro in 368 sale, in linea con gli 1,8 milioni di euro di Tutte lo vogliono, il precedente film con Enrico Brignano protagonista assoluto) e  a due opere provenienti dal Festival di Venezia: Martin Eden (1,7 milioni di euro in 245 sale), forte del premio come Migliore Attore vinto da Luca Marinelli, e Mio fratello rincorre i dinosauri (2,1 milioni di euro in 340 sale) che gode di un passaparola prodigioso e anche dell’assenza di alternative per il target famiglie che non siano cartoni animati o film fracassoni. Non decolla invece Vivere di Francesca Archibugi (434 mila euro) che nonostante le 281 sale a disposizione esce presto di scena schiacciato dal ritmo delle uscite. Destino analogo per E poi c’è Katherine che raccoglie appena 220 mila euro in 158 sale. Tra gli eventi non basta Van Gogh nel titolo a trasformare Van Gogh e il Giappone in un successo (120 mila euro), mentre è boom assoluto per Chiara Ferragni – Unposted (1,6 milioni di euro in soli tre giorni in 362 sale). Particolarmente debole il cinema d’essai, forse anche a causa di titoli molto di nicchia: Il regno (50 mila euro in 22 sale), La fattoria dei nostri sogni (77mila euro in 18 sale), La mafia non è più quella di una volta (110mila euro in 54 sale), Grandi bugie tra amici (110mila euro in 86 sale), Selfie di famiglia (53mila euro in 62 sale), I migliori anni della nostra vita (128mila euro in 50 sale), Burning (189mila euro in 36 sale), Vox Lux (61.400 euro in sole 8 sale). Non fatica invece a imporsi La vita invisibile di Eurídice Gusmão (419 mila euro) grazie a un passaparola prodigioso. I family movie, di solito remunerativi anche per titoli minori, incassano meno del previsto, forse a causa de Il re leone che monopolizza l’interesse di tutti. Non brillano quindi Dora e la città perduta (928 mila euro in 327 sale), Shaun, Vita da Pecora – Farmageddon Il Film (633 mila euro in 354 sale) e nemmeno Angry Birds 2 (1,1 milioni di euro in 460 sale), ma dopo il terribile Angry Birds stupisce che qualcuno sia comunque tornato in sala per il sequel.

OTTOBRE

Grazie soprattutto al risultato straordinario di Joker (25 milioni di euro, ma non è finita) e al buon risultato di Maleficent – Signora del male (8,6 milioni di euro, ma pure in questo caso non è finita), anche ottobre si conclude positivamente, con incassi in crescita del 27,2%. Tra gli altri si distinguono Gemini Man (2,1 milioni di euro n 459 sale) e Il piccolo Yeti (2 milioni di euro in 438 sale), in linea con i 2,2 milioni di euro incassati da Capitan Mutanda, il precedente film Dreamworks non legato a un brand di successo. Torna in naftalina il cinema italiano con risultati poco incoraggianti per la commedia di Francesco Mandelli Appena un minuto (206 mila euro in 250 sale), la commedia al femminile Brave ragazze (507 mila euro in 322 sale), la commedia con Roberto Lipari Tuttapposto (857 mila euro in 297 sale), la biografia di Leonardo Da Vinci con Luca Argentero Io, Leonardo (584 mila euro in 317 sale) e Se mi vuoi bene, con 886 mila euro in 409 sale il peggior risultato economico per un film di Fausto Brizzi. Unica eccezione Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores che supera di slancio il milione di euro in 408 sale ed è ancora nel pieno della programmazione. Il sindaco del rione Sanità esce inizialmente come evento solo per tre giorni in poche sale (35), ma in seguito al riscontro positivo viene poi riproposto in altre date; non si capisce se ciò lo abbia aiutato concentrando l’attenzione in poche giornate a prezzo maggiorato o penalizzato limitandone la diffusione, probabilmente entrambe le cose, in ogni caso l’incasso si attesta sui 400 mila euro che considerando la distribuzione con il contagocce è davvero un ottimo risultato. Anche il d’essai purtroppo sonnecchia: da Venezia arrivano Le verità (527 mila euro in 114 sale) e Sole (25mila euro in 29 sale), da Berlino Grazie a Dio (128 mila euro in 61 sale) e Il mio profilo migliore (153 mila euro in 57 sale). È boom invece, con 467 mila euro, per il film sul mondo degli scout prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale Aquile randagie che, come spesso accade, è proposto prima come evento in 44 sale per un tempo limitato e poi, visto il successo, replicato più volte. Tra gli eventi si segnalano il film concerto Roger Waters Us+Them che raccoglie 440 mila euro in tre giornate dal 7 al 9 ottobre (ma il milione di euro incassato da Roger Waters: The Wall, uscito nel 2015, è lontano) e il film di animazione Weathering With You di Makoto Shinkai, lo stesso regista di Your Name, che dal 14 al 16 ottobre incassa 450 mila euro.

BOX OFFICE DAL 1° AGOSTO AL 31 OTTOBRE 2019

Posizione – Film – Incasso – Presenze

1        IL RE LEONE – € 37.460.402 – 5.680.159

2        JOKER – € 25.124.221 – 3.601.913

3        C’ERA UNA VOLTA A…HOLLYWOOD – € 11.767.376 – 1.691.616

4        IT – CAPITOLO DUE – € 9.479.605 – 1.338.915

5        MALEFICENT – SIGNORA DEL MALE – € 8.629.134 – 1.312.028

6        FAST & FURIOUS – HOBBS & SHAW – € 6.399.613 – 929.367

7         ATTACCO AL POTERE 3 – € 2.981.273 – 452.051

8        MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI – € 2.188.601 – 362.268

9        GEMINI MAN – € 2.160.107 – 327.051

10      IL PICCOLO YETI – € 2.034.092  – 330.479

Come da rodato copione, essendo il primo trimestre della stagione, tutti i film sono novità. Di alcuni ne abbiamo già parlato affrontando le opere che hanno caratterizzato i singoli mesi, di altri ne parleremo nei casi del primo trimestre, ma quelli che hanno fatto maggiormente rumore, destinati a rimanere a lungo in top-10, li esaminiamo dettagliatamente qui sotto:

Si posiziona temporaneamente al quinto posto, ma è destinato a salire, il sequel di Maleficent che, chissà perché, elimina il numero 2 nel titolo e lo sostituisce con il sottotitolo Signora del male. Nel nostro paese debutta con un ottimo risultato nel primo week-end (4,1 milioni di euro in 844 sale con una media di 4.932 euro) e resta al primo posto anche nella seconda settimana di programmazione. Nonostante il ritmo frenetico delle uscite il film mantiene vivo l’interesse del pubblico anche nelle settimane successive. Situazione analoga a quella degli altri mercati ad eccezione degli Stati Uniti dove delude le aspettative con un’apertura di 36,9 milioni di dollari e, visto l’andamento decisamente sottotono, raggiungerà a fatica i 100 milioni di dollari. Il primo film era costato 180 milioni di dollari e ha incassato worldwide 758,4 milioni di dollari. Difficilmente il sequel raggiungerà tali livelli nonostante i mercati internazionali – che incidono sul totale finora di 404 milioni di dollari (già in grado di coprire il budget di 185 milioni di dollari) nella misura del 77,5% – stiano premiando l’operazione. A funzionare meno del previsto è quindi principalmente il mercato domestico. Quali le possibili cause? Un minore star power di Angelina Jolie, ultimamente più moglie separata e ambasciatrice per attività benefiche che attrice (il suo precedente By the Sea, di cui è anche regista, poi, è andato malissimo)? Poche novità oltre a Michelle Pfeiffer rispetto al capostipite di cui sembra una copia sbiadita? Un film che aveva esaurito tutto quel poco che aveva da dire già nel primo capitolo? Un trailer non così accattivante e con troppa fuffa digitale? Una sopravvalutazione dell’iconicità del personaggio? Non è dato saperlo, certo è che qualcosa, forse soprattutto nel lancio del film più che nel film stesso, ha funzionato meno del previsto.

Al quarto posto debutta fortissimo, per poi ridimensionarsi, It – capitolo due, nella prima giornata italiana con un incasso di 1,396 milioni di euro contro gli 1,175 milioni di euro del primo capitolo. Già il primo week-end, però, con 4,9 milioni di euro contro i 6,6 del precedente, fa capire che ad accorrere nei primi giorni è stata soprattutto la fan base mentre il capitolo due otterrà risultati inferiori. E così è stato. Il secondo week-end il calo è particolarmente brusco con un -71% negli incassi; inevitabile una riduzione di sale nella terza settimana che infatti passano da 810 a 478 e gli incassi perdono un altro 59%. Il film finisce così la sua corsa abbastanza rapidamente e ben lontano dai 14,4 milioni di euro di It – capitolo uno, tra l’altro senza raggiungere nemmeno i pronosticati 10 milioni di euro. Situazione italiana che rispecchia quella internazionale. Se infatti il primo film aveva incassato globalmente 700 milioni di dollari (e ben 327,4 milioni di dollari negli U.S.A.), il sequel si ferma a 459 milioni di dollari (di cui 211,3 in patria). Operazione in ogni caso in forte attivo nonostante l’aumento del budget da 35 a 79 milioni di dollari, comunque contenuto per un film mainstream. A incidere sul risultato privo di superlativi probabilmente la durata (169 minuti non sono uno scherzo) e un riscontro, non solo critico, inferiore alle attese e abbastanza diviso tra sostenitori e detrattori. Operazione in effetti molto complicata dopo la prima parte interamente dedicata alla fase adolescenziale. Probabilmente Andy Muschietti ha fatto il possibile per scontentare il minor numero possibile di spettatori e lettori, e si è assunto anche molti rischi, ma il film funziona solo a tratti. Tra i commenti i più ricorrenti: “troppo lungo!”, “meno spaventoso del primo!”, “inutilmente tortuoso!”, “perché quelle battutine ad effetto?”, “non fedele allo spirito del romanzo!”. Troppi se e ma per farne un film riuscito e in grado di crescere, dopo il successo della prima settimana, con il passaparola.

Al terzo posto si posiziona Quentin Tarantino con C’era una volta a … Hollywood che per un soffio non diventa il suo film dal maggior incasso in Italia, record detenuto da Django Unchained con quasi 12 milioni di euro; podio che detiene anche a livello internazionale con 425 milioni di dollari, mentre il nuovo film si attesta sui 370 milioni di dollari. Destino comunque più che roseo considerando l’accoglienza tiepida ricevuta al Festival di Cannes con tutti i “troppo” e “troppo poco” annessi e connessi. Invece al botteghino è partito subito col botto. In America è il migliore esordio di sempre per un film di Tarantino e il pubblico accorre ovunque, con l’incidenza dei mercati internazionali sul totale nella misura del 62%, a conferma di un interesse globale. A incidere sul risultato alcuni imprescindibili elementi: il fatto che Tarantino abbia creato un countdown alle sue opere, e stando a quando dichiarato questo sia il suo penultimo film; la presenza di due star del calibro di Brad Pitt e Leonardo DiCaprio la cui unione fa scintille; la percezione di ogni film di Tarantino come evento a cui partecipare se non si vuole essere esclusi da ciò che conta e di cui si parla in quel periodo. Il film resiste con ottimi numeri per cinque settimane in top-10 per poi essere travolto dal ritmo frenetico delle nuove uscite, ma a fine ottobre è ancora in 54 sale. Per un’analisi degli incassi di tutti i film di Quentin Tarantino rimando allo specifico Barometro tematico.

Al secondo posto il film delle polemiche: Joker. Nelle tante domande che ha suscitato a colpire è il bisogno di assoluti insito nei quesiti. Come spesso accade pare che ci debba essere un’unica risposta, una sola vera verità, mentre le sfumature, le contaminazioni, il pensiero ibrido, sono del tutto banditi. Un atteggiamento evidente non solo nel web, da sempre estremizzatore di tendenze, ma anche al di fuori, nei commenti sentiti nella “vita vera”. Per cui ci si domanda se si tratti di un film d’arte (visto anche il Leone d’Oro conquistato a Venezia) oppure mainstream, mentre con tutta probabilità è entrambe le cose (anche se il budget di 55 milioni di dollari è medio e ha evidentemente tenuto conto del possibile non gradimento dell’operazione). Ci si interroga se sia un Cinecomic oppure non abbia niente a che fare con l’immaginario noto ai più fatto di Batman e Robin e Gotham City e anche in questo caso non si considera che potrebbe essere un’opera che si ispira al personaggio dei fumetti per poi personalizzarlo a suo piacimento. Anche la critica, poi, ci mette del suo: a Venezia la maggior parte era in estasi, in occasione dell’uscita nelle sale, invece, fioccano le stroncature. Una schizofrenia che non fa bene alla categoria ma che non incide minimamente sugli incassi. Per un mese, infatti, Joker è il film da vedere per essere in sintonia con il mondo e captare ciò che sta accadendo, non per forza solo sugli schermi. Paradossalmente le polemiche sui timori di una violenza contagiosa visti i precedenti (il massacro ad Aurora del 20 luglio 2012 in occasione dell’uscita de Il cavaliere oscuro), il tipo di personaggio e il trattamento che ha nel film, non fanno altro che portare l’hype alle stelle. In America, soprattutto, andare al cinema diventa una sfida, una prova di coraggio. Conseguenza diretta: sale piene ovunque. Nel nostro paese feriali da capogiro, anche da un milione di euro, week-end d’oro e, a un mese dall’uscita, una curiosità non ancora esaurita che catapulta il film non solo tra i maggiori successi della stagione, ma tra i maggiori incassi italiani di sempre. Un risultato davvero straordinario per un’opera evidentemente in grado di intercettare un sentire contemporaneo e che ha finito per diventare probabilmente altro rispetto a ciò per cui è stata inizialmente concepita. Risultati eccezionali in tutto il mondo a programmazione ancora ben lungi dal terminare: oltre 300 milioni di dollari in U.S.A., 66 milioni di dollari in Gran Bretagna, 42 milioni di dollari in Messico e risultati tra i 30 e i 40 milioni di dollari in Francia, Germania, Brasile, Giappone e Corea del Sud. Il miliardo di dollari globali pare un risultato accessibile. Tra l’altro senza la Cina e con una classificazione R(estricted).

Irraggiungibile in prima posizione Il re leone, classico Disney rivisitato in computer grafica. Il pubblico, molto più della critica, ha dimostrato di amare incondizionatamente la strada intrapresa dal colosso americano di riproporre i suoi classici vecchi e nuovi in live action. Con Il re leone la situazione si estremizza perché di live action nel film di Jon Favreau non c’è praticamente nulla, solo un fotogramma, per di più di un paesaggio. L’operazione, commercialmente astuta, consiste quindi – vista l’impossibilità, come usava un tempo, di rieditare i cartoni animati, ormai presenti in dvd, blu-ray ma soprattutto in streaming – nel riproporre lo stesso film in forma diversa. L’importante, perché il successo sia assicurato, è però che il nuovo si discosti molto poco dal vecchio, giusto qualche svecchiamento se il ruolo delle figure femminili era troppo esornativo, magari una canzone in più, sequenze di azione un po’ più elaborate, ma fondamentale perché il pubblico partecipi al rito è che il colpo d’occhio sia identico. Il rischio è ovviamente quello di un cinema fotocopia dove la major per cercare il successo si affida esclusivamente al noto e sperimenta poco per timore di non incontrare il favore del pubblico. I numeri premiano l’operazione con un successo oltre le più rosee aspettative: 1.654,6 milioni di dollari worldwide che catapultano Il re leone al settimo posto tra i maggiori incassi di tutti i tempi, tra Jurassic Word al precario sesto posto (1.670 milioni di dollari) e The Avengers all’ottavo (1.518 milioni di dollari). Risultati strabilianti ovunque, in particolare in Cina (120,4 milioni di dollari) e Gran Bretagna (93,2 milioni di dollari). In Italia risolleva le percentuali del mese di agosto con numeri da capogiro: quasi tre milioni di euro il primo giorno (21 agosto), 2,5 milioni di euro il secondo, un primo week-end da 10,9 milioni di euro, la permanenza in top-10 per sei settimane fino a fine settembre, e una presenza costante nella programmazione per l’intero mese di ottobre. Insomma, un vero trionfo. Già si trema pensando ai dati difficilmente paragonabili del primo trimestre della stagione 2020/2021. Il confronto potrebbe infatti essere poco incoraggiante, perché risultati così strabilianti sono davvero rari, ma non è detto. Il preventivato Soul della Disney/Pixar, posizionato per il 16 settembre 2020, potrebbe infatti regalare sorprese.

A seguire:

I CASI DEL PRIMO TRIMESTRE

Buona lettura.