Baro-metro

Il Baro-metro: sguardi dalla sala (04/2017) – 3

COSA IL PUBBLICO HA VISTO

Sezione ormai consacrata ai successi del trimestre, i film che pur non riuscendo a entrare in top-10 hanno comunque catalizzato l’attenzione del pubblico ottenendo un riscontro molto positivo, con incassi dai 2 agli 8 milioni di euro. Tra parentesi la data di uscita in Italia.

La La Land (26/01) € 8.132.427,00

Split (26/01) € 5.393.293,02

Logan – The Wolverine (dal 01/03) € 5.301.087,42

Baby Boss (20/04) € 4.537.554,61

Mamma o Papà? (dal 14/02) € 4.476.017,35

Ballerina (16/02) € 4.271.487,04

Beata ignoranza (23/02) € 3.857.400,03

Famiglia all’improvviso – Istruzioni non incluse (20/04) € 3.833.466,94

Guardiani della galassia Vol. 2 (25/04) € 3.738.837,40

La Battaglia Di Hacksaw Ridge (02/02) € 3.640.752,50

Smetto quando voglio – Masterclass (02/02) € 3.392.885,44

Kong: Skull Island (09/03) € 3.264.056,74

The Great Wall (23/02) € 3.036.930,27

LEGO Batman Il Film (09/02) € 2.705.530,40

Il diritto di contare (dal 08/03) € 2.672.221,72

I puffi: Viaggio nella foresta segreta (06/04) € 2.561.219,18

T2 Trainspotting (23/02) € 2.466.244,94

Ghost in the Shell (30/03) € 2.213.274,77

Jackie (23/02) € 2.013.944,66

Pino Daniele – il tempo resterà – EVENTO – € 592.306,40

Il viaggio di Fanny  EVENTO – €   441.823,81

Raffaello – Il principe delle arti – in 3D – EVENTO – €   430.242,52

Io, Claude Monet – EVENTO – €   331.964,32


Tralasciando i film protagonisti della notte degli Oscar, trattati in apposita sezione, il trimestre ha visto vari titoli rientrare nelle preferenze del pubblico. È il caso di Split, ritorno in gran forma di M. Night Shyamalan dopo il riuscito The Visit. E forse è proprio l’apprezzamento per l’opera precedente (quasi 100 milioni di dollari in tutto il mondo e in Italia circa 2 milioni di euro), magari recuperata in dvd o in streaming, abbinato a un trailer molto efficace, a consentire un riscontro così positivo: 275 milioni di dollari worldwide di cui la metà negli Stati Uniti. Considerando il budget di 9 milioni di dollari l’operazione è stata un vero affare. In Italia esce a fine gennaio e debutta al terzo posto in 394 schermi con un’ottima media per sala (€ 4.820). Alla seconda settimana aumentano le sale (431) e anche la posizione in classifica (2° posto), ed è in queste due settimane che gli spettatori accorrono per vederlo, mentre alla terza scivola in settima posizione e alla quarta è undicesimo.

Ottimo il riscontro anche per Logan, che per essere il sequel di X-Men le origini – Wolverine (2009) e di Wolverine – L’immortale (2013), ma anche la decima pellicola basata sugli X-Men, si comporta davvero bene. Con 605 milioni di dollari raccolti in tutto il mondo è il secondo film della saga dal maggiore riscontro (il primo è Deadpool che scopro ora rientrare nel pacchetto). Con 97 milioni di dollari di budget è anche uno dei più economici della saga, ergo pure uno dei più remunerativi. Va anche detto che è una delle opere sui mutanti Marvel meglio accolte dalla critica, non che questo finisca per condizionare più di tanto il pubblico, ma recensioni positive pongono comunque basi positive, se poi il film piace il passaparola fa il resto. Da segnalare l’incasso cinese di 106 milioni di dollari. In Italia esce il 1º marzo e nel primo week-end è subito primo, con più di 2 milioni di euro in 450 schermi e la migliore media per sala della top-20 (€ 4.516). Alla seconda settimana dimezza gli incassi e cede lo scettro a Kong: Skull Island, alla terza è sesto e alla quarta è decimo. Rispetta l’andamento medio dei blockbuster che in tre settimane fanno il grosso degli incassi.

Per restare ai blockbuster d’oltreoceano, sembrava impossibile ma il costosissimo Kong: Skull Island (budget 185 milioni di dollari) riesce a diventare un successo e pone le basi per un futuro scontro con Godzilla che è previsto nel 2020. Nel frattempo nel 2019 arriverà Godzilla: King of the Monsters (conosciuto anche come Godzilla 2); insomma, del monsterverse, l’universo cinematografico dei mostri, non ci libereremo tanto facilmente. Anche perché gli incassi danno ragione all’industria a caccia di filoni da sfruttare. Nel 2014 Godzilla aveva incassato 529 milioni di dollari in tutto il mondo, Kong: Skull Island ne incassa 564. Sempre più determinante il contributo della Cina, che in questi ultimi anni ha visto aumentare in modo esponenziale il parco sale a disposizione. Se per Godzilla il mercato cinese aveva portato 77,6 milioni di dollari, per Kong: Skull Island gli incassi cinesi raggiungono la cifra record di 168 milioni di dollari e superano il riscontro americano, fermo a 166 milioni di dollari. L’Italia risponde con moderato entusiasmo, ma il mondo dice “Yes!”. Il film di Jordan Vogt-Roberts supera anche i 550 milioni di dollari mondiali del King Kong di Peter Jackson, che sembrava avere messo definitivamente la parola fine a ciò che il bistrattato scimmione aveva ancora da dire.

Un altro blockbuster che ha destato l’attenzione del pubblico (incautamente?) è stato The Great Wall, tentativo di fare convergere verso un unico titolo sia il pubblico americano che quello cinese. Produzione, quindi, assai calibrata, anzi, co-produzione, con un regista cinese (Zhang Yimou al suo primo film in lingua inglese) e un protagonista americano (Matt Damon). L’operazione, costosissima (150 milioni di dollari), funziona solo in parte. Se, infatti, il pubblico cinese è accorso in massa (170 milioni di dollari), quello americano non ha gradito più di tanto (45 milioni di dollari) nonostante l’uscita wide (3.328 schermi). Viene comunque venduto in tutto il mondo e con un totale di 332 milioni di dollari riesce a ripagare gli ingenti costi, ma le aspettative erano più alte. Certo, se fosse stato anche un bel film…


Tra i maggiori successi del trimestre non mancano vari film di animazione o comunque indirizzati al target famiglie. Come più volte ripetuto, infatti, i genitori risparmiano su tutto tranne che sui figli, anche al cinema. Un po’ sempre per il bambinocentrismo imperante, ma anche perché un pomeriggio al cine ha meno effetti collaterali di altre forme di intrattenimento, sicuramente più faticose/onerose, e consente un momento di riposo e svago anche per i  genitori. Per cui tutti a cercare rifugio nel buio di una sala. A distinguersi sono vari titoli:

Ballerina, film di animazione franco/canadese che impazza tra le bambine e nelle scuole di danza e riesce a imporsi con risultati insperati; grande successo in Francia (13 milioni di dollari), ma buoni riscontri anche in Spagna (7,7 milioni di dollari), Cina (5,7 milioni di dollari), Regno Unito (4,7 milioni di dollari) e Russia (4,3 milioni di dollari). Per rientrare del budget di 30 milioni di dollari occorrerà però attendere la fine di agosto, in cui è prevista l’uscita americana con il titolo Leap!.

LEGO Batman – Il film, spin-off del film del 2014 The LEGO Movie. Dopo i 469 milioni di dollari incassati dal primo film sui LEGO (budget 60 milioni di dollari) si è pianificata una vera e propria invasione dei mattoncini giocattolo al cinema. In attesa di Ninjago (a settembre in U.S.A.) e The LEGO movie 2 (a febbraio 2019 sempre in U.S.A.), il primo ad arrivare nelle sale è lo spin-off dedicato a Batman. Critica in visibilio (quando ci sono tante citazioni è così, il cinefilo gongola) e pubblico interessato, ma in misura inferiore: 310 milioni di dollari worldwide con un budget di 80 milioni di dollari. La flessione avviene anche in Italia, dove il film perde 700 mila euro rispetto a The LEGO Movie.

I puffi: Viaggio nella foresta segreta. Il passaggio dalla tecnica mista (grafica computerizzata combinata ad azione dal vivo) all’animazione tout court non aiuta gli incassi. Se infatti I puffi aveva incassato in Italia 11,4 milioni di euro nel 2011 (10° posto nel box-office stagionale) e ben 563,7 milioni di dollari nel mondo, e I Puffi 2 6,6 milioni di euro nel 2013 (20° posto nel box-office stagionale) e 347,5 nel mondo, il nuovo cartone è per ora fermo a un totale di 178,8 milioni di dollari. Ciò non gli impedisce di essere comunque in attivo perché il budget ha subito una notevole riduzione ed è passato dai più di 100 milioni di dollari degli episodi precedenti a 60 milioni di dollari. A cosa è dovuta tale disaffezione? Beh, il cambio di tecnica è stato percepito come una virata alla prima infanzia, per di più declinato al femminile (l’eroina della storia è Puffetta), quindi il target di riferimento si è notevolmente assottigliato e il film ha perso ogni ipotesi di trasversalità.

A distinguersi verso il target famiglie sono anche due film usciti a fine aprile, quindi ancora in pieno sfruttamento a fine trimestre, che in pochi giorni sono comunque riusciti a ottenere risultati clamorosi: Baby Boss agisce trasversalmente attirando i pupi ma anche i loro genitori e conferma la rinascita commerciale della Dreamworks dopo un periodo appannato; incassa infatti 445 milioni di dollari in tutto il mondo, a fronte di un budget di 125 milioni di dollari, ma il dato è destinato ad aumentare; anche il francese Famiglia all’improvviso – istruzioni non incluse riesce nell’impresa di imporsi per ogni fascia di età e riesce a coinvolgere prima di tutto i genitori con prole, contenti di andare finalmente al cinema non per un cartone, ma anche un pubblico più ampio; in Francia successo colossale da 23,3 milioni di euro; curioso che il film messicano da cui trae origine (Instructions Not Included), da cui Famiglia all’improvviso non si discosta molto, uscito nell’estate del 2014 non sia stato visto praticamente da nessuno.


Anche nella zona calda della classifica latita il cinema italiano, in cerca disperata del grande successo che però per questa stagione, ad esclusione dell’exploit di Ficarra & Picone, non sembra arrivare.

I film nazionali che maggiormente si distinguono sono Mamma o papà?, Beata ignoranza e Smetto quando voglio – Masterclass. La commedia diretta da Riccardo Milani domina il trimestre grazie alla presenza di Antonio Albanese e Paola Cortellesi, entrambi comunque lontani, almeno numericamente, dai successi precedentemente conquistati. A San Valentino il debutto è al secondo posto con 222 mila euro, dietro all’inarrivabile Cinquanta sfumature di nero (un milione di euro). Stessa sorte nel primo week-end, e a quello successivo deve già scontrarsi con la concorrenza di Beata ignoranza che con meno sale (366 contro 531) riesce comunque a debuttare in seconda posizione, mentre Mamma o papà? scende al quarto. Probabilmente un posizionamento meno penalizzante avrebbe aiutato entrambi i titoli. Il passaparola, nonostante un totale inferiore, premia comunque il film di Massimiliano Bruno con Marco Giallini e Alessandro Gassmann che cala lievemente settimana dopo settimana rispetto al brusco disinteresse nei confronti di Mamma o papà?, già a partire dalla terza settimana in caduta libera dal 4° al’11° posto.

Delude anche il sequel di Smetto quanto voglio, sorpresa del 2013 di Sydney Sibilia capace di incassare 4 milioni di euro; un successo consolidatosi nel tempo attraverso streaming e DVD, tanto da dare origine anche a un fumetto e a un videogioco. Le aspettative per il seguito erano quindi alte, e infatti il film arriva in 486 sale, ma il debutto nel primo week-end di febbraio è solo al quarto posto. Fanno meglio La La Land e Split, appena esplosi, ma anche L’ora legale alla terza settimana di programmazione. Alla seconda settimana regge bene, perdendo solo il 35% degli incassi, e infatti scende di una sola posizione, ma il declino arriva già dalla terza settimana, dove è nono, per poi passare al 13° posto dalla quarta. Cosa non ha funzionato? In apparenza nulla, anche la critica lo ha apprezzato sperticandosi in lodi, eppure il pubblico si è perso per strada. Già pronta comunque la terza parte, Smetto quando voglio – Ad honorem, girata insieme a Masterclass per ammortizzare i costi. Budget dei due sequel, per ora irrecuperabile, 12 milioni di euro.


Tra i film che hanno destato interesse nel pubblico anche T2- Trainspotting e Ghost in the Shell.

Nei confronti del sequel di Trainspotting, film a ragione di culto, a vent’anni di distanza dall’originale con regista, sceneggiatore e quattro protagonisti invariati, c’era molto scetticismo. Giustificato, perché la sola ragione del progetto è quella commerciale, e spesso in questi casi ne fuoriesce un pastrocchio insulso. Invece l’insieme scricchiola ma regge bene e il film si rivela un piacevole intrattenimento. Considerando il budget moderato (18 milioni di dollari) l’operazione riesce anche a rientrare dei costi, pur senza particolari clamori. Come prevedibile il picco degli incassi è nel Regno Unito, con 21,1 milioni di dollari, mentre l’Italia è il secondo incasso mondiale, meglio anche degli Stati Uniti (dove esce solo in 331 schermi per un totale di 2,37 milioni di dollari).

È andata peggio a Ghost in the Shell, l’adattamento cinematografico dell’omonimo manga del 1989 di Masamune Shirow, firmato da Rupert Sanders e interpretato con sprezzo del pericolo (le inevitabili accuse di whitewashing con il passaggio da una protagonista asiatica a una caucasica) dalla sempre più cyberpunk Scarlett Johansson. Costato 110 milioni di dollari, il film ha infatti incassato globalmente 168 milioni di dollari, non funzionando soprattutto negli Stati Uniti, dove a fronte di un’uscita wide (3.440 schermi) si è fermato a soli 40,4 milioni di dollari. Ed è questo il dato che fa la differenza, perché i 128,2 milioni di dollari raccolti nei mercati extra-americani mostrano invece un interesse in linea con altri blockbuster annunciati. Anche in Giappone non ha fatto faville e si è fermato a 8,9 milioni di dollari. In Italia debutta a fine marzo al secondo posto in 456 schermi, con una media dignitosa (€ 2.054), ma la seconda settimana perde il 56% degli incassi. Non lo aiutano di sicuro nuove uscite rivolte allo stesso target (Power Rangers e Underworld: Blood Wars). Nella settimana di Pasqua perde un ulteriore 48% e alla quarta settimana la Universal lo abbandona al suo destino (15esima posizione) per invadere la penisola con Fast & Furious 8.


Tanti gli eventi, sempre più mirati verso una nicchia di spettatori selezionati e difficilmente in grado di imporsi anche nei numeri. A incidere sulla timidezza del pubblico anche il prezzo del biglietto, spesso spropositato (anche 12 e passa euro), senza considerare il rischio di potere vedere l’evento su Netflix dopo appena un mese o due (sto pensando a Strike a Pose, il documentario sui ballerini di Madonna). Tra quelli che si sono distinti nel trimestre sicuramente Pino Daniele – il tempo resterà, il  docu-film dedicato all’artista recentemente scomparso, che fa il tutto esaurito nelle tre giornate (dal 20 al 22 marzo) in cui è proposto nelle sale da Nexo. Si conferma, però, anche l’interesse del pubblico nei confronti dell’arte al cinema. Sia Io, Claude Monet (dal 14 al 15 febbraio) che Raffaello – il principe delle arti – in 3D (dal 3 al 5 aprile), infatti, dominano nei feriali in cui vengono proiettati nelle sale.

Tra i film distribuiti solo per poche giornate a ottenere un ottimo risultato è Il viaggio di Fanny di Lola Doillon, proposto da Lucky Red per il Giorno della Memoria. In due soli giorni l’incasso è di 442 mila euro, a dimostrazione che una strategia mirata, in occasioni particolari, può portare a un risultato migliore rispetto a un’uscita tradizionale.


Pagine precedenti:

ANALISI BOX_OFFICE – III TRIMESTRE STAGIONE 2016 / 2017

OSCAR

A seguire:

COSA IL PUBBLICO HA INTRAVISTO

COSA IL PUBBLICO NON HA VISTO