
(dal 1º febbraio al 30 aprile 2014)
Trimestre sulle montagne russe. Dal punto di vista degli incassi, infatti, non si possono mai dormire sonni tranquilli e ogni approdo nasconde una nuova insidia. Ma procediamo per gradi.
Intanto sono finalmente arrivati i dati globali dal CinemaCON di Las Vegas, la riunione annuale degli esercenti U.S.A. che non si limita a pubblicare e commentare i dati interni, ma estende lo sguardo su tutti i mercati del mondo. I dati sono nel complesso rassicuranti, perché si riscontra un aumento del 4% a livello di incassi sul 2013 rispetto al 2012, per un importo pari a 35,9 miliardi di dollari. A cambiare, rispetto al passato, è l’incidenza delle varie aree geografiche. Si è verificato, infatti, il tanto paventato sorpasso dell’Estremo Oriente (11 miliardi di dollari) su Nord America ed Europa (entrambe intorno ai 10,9 miliardi di dollari). Il risultato è dovuto in gran parte allo sviluppo del mercato cinese, l’unico al di fuori di quello americano ad avere superato i 3 miliardi di dollari, con una crescita annuale stratosferica pari al 27%. Non è quindi un caso che Hollywood guardi sempre più a oriente a livello di sinergie e di progetti. L’obiettivo è quello di compiacere il più possibile una fetta di mercato in crescita esponenziale, soprattutto per i film a grande budget che necessitano dei mercati extra-americani per rientrare degli ingenti costi.
Per quanto riguarda l’Italia, come abbiamo avuto modo di evidenziare nel numero precedente uno dei pochi mercati ad avere chiuso la stagione in positivo (grazie soprattutto al Sole a catinelle di Checco Zalone), nella top-20 dei mercati mondiali si posiziona al 13° posto. Passando dal macro al micro e soffermandoci sul periodo esaminato, l’andamento da febbraio ad aprile è risultato piuttosto altalenante. Bene febbraio (+27% biglietti venduti rispetto a febbraio 2013), in linea con l’anno scorso marzo e male aprile (-22% nei biglietti venduti rispetto ad aprile 2013).
Quindi chiusura positiva per il primo trimestre del 2014 rispetto alla stagione precedente (+12% negli incassi e +13% nelle presenze), grazie soprattutto al successo di singoli titoli (The Wolf of Wall Street e Sotto una buona stella in primis). Aspetto che non si è replicato però nel mese di aprile, in cui la programmazione ha decisamente latitato, senza trovare quei film in grado di fungere da traino per il mercato. Sul drastico calo di presenze ha inciso anche un inverno particolarmente mite.
OSCAR 2014 – I VINCITORI
Ci si domanda spesso quanto incida la vittoria di un premio Oscar sugli incassi di un film. La risposta non è così scontata perché i tempi sono parecchio cambiati ed è davvero difficile che la durata commerciale media di un film (le canoniche attuali tre settimane) possa avere grandi scossoni dopo la vittoria di un Oscar, soprattutto se quando viene pronunciato il fatidico “and the winner is…” (in alternativa all’altrettanto classico “…and the Oscar goes to…”) il film è già uscito in dvd oppure è in streaming da qualche parte. Diciamo che, in generale, la visibilità conquistata rende il film oggetto di interesse, e quindi di acquisto, sui tanti supporti attualmente possibili. E sono tanti, sempre più. Ma il più importante canale della filiera, la sala cinematografica, non è certamente detto che sia quello che ne trae maggiore beneficio. Sugli incassi theatrical incidono sicuramente di più le nomination, che danno risalto ai titoli candidati per più di un mese, prolungandone così l’attrattiva oltre le consuete tre settimane.
A seguire la classifica dei vincitori di Oscar. Dopo il titolo, l’incasso e la data di uscita italiani.
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01 – FROZEN – € 19.364.081 – 19 dicembre 2013
02 – LA GRANDE BELLEZZA – € 7.308.905 – 21 maggio 2013
03 – IL GRANDE GATSBY – € 7.301.199 – 16 maggio 2013
04 – GRAVITY – € 6.380.031 – 3 ottobre 2013
05 – 12 ANNI SCHIAVO – € 4.721.866 – 20 febbraio 2014
06 – BLUE JASMINE – € 3.724.530 – 5 dicembre 2013
07 – LEI – € 1.979.873 – 13 marzo 2014
08 – DALLAS BUYERS CLUB – € 1.402.996 – 30 gennaio 2014
Considerando la decina di film, otto per l’esattezza, su cui quest’anno si è riversato il plauso dell’Academy, e facendo una classifica degli incassi, l’unico titolo che ha davvero beneficiato di candidature e premi conquistati è stato 12 anni schiavo. Opera non facile da imporre al pubblico generalista, si è distinto subito all’attenzione della stampa fin dalla sua presentazione al festival di Toronto, ed è rientrato immediatamente nei possibili assi pigliatutto della notte degli Oscar. E così è quasi stato. Quasi perché il vincitore del maggior numero di statuette è stato Gravity (ben sette su dieci candidature), ma l’Oscar più prestigioso, quello per il Miglior Film, è andato proprio all’opera di Steve McQueen. In Italia la Bim lo fa uscire strategicamente il 20 febbraio, una decina di giorni prima della cerimonia degli Oscar (2 marzo), e conquista la quarta posizione al box-office, con poco più di un milione di euro di incasso ma la migliore media per sala della top-ten (€ 3.334 in 312 schermi). Il calo, alla seconda settimana, proprio alla vigilia della vittoria, è minimo (circa il 10%), ma aumentano le copie che passano a 349. Alla terza settimana, a Oscar quindi conquistati (oltre al Miglior Film, anche a Lupita Nyong’o come Migliore Attrice Non Protagonista e alla Sceneggiatura non originale), il calo è ancora minimo (l’incasso del week-end è di 847 mila euro), le copie sempre in crescita (366) e la media in leggera flessione (€ 2.314). Ma l’interesse diminuisce abbastanza rapidamente. Alla quarta settimana, infatti, il film scende bruscamente al nono posto, per poi uscire dalla top-ten alla settimana successiva, dove è undicesimo. Passa al sedicesimo posto a fine marzo e scompare di scena la prima settimana di aprile (resta in 29 schermi e si piazza al 21° posto). Negli Stati Uniti si ferma a 56 milioni 659 mila dollari, mentre il resto del mondo (Italia inclusa) aggiunge altri 121 milioni 745 mila dollari. Record in Gran Bretagna, patria del regista e del protagonista Chiwetel Ejiofor, con più di 33 milioni di dollari di incasso. Meglio dell’Italia fanno Australia (7 milioni 55 mila dollari), Germania (7 milioni 409 mila dollari), Spagna (8 milioni 320 mila dollari) e Francia (13 milioni 835 mila dollari). Polemiche in Italia (vera o costruita ad arte per attirare i titoli dei giornali?) per la scelta della Bim di pubblicizzare il film attraverso poster, poi sostituiti, incentrati su Brad Pitt e Michael Fassbender piuttosto che sul protagonista Chiwetel Ejiofor. Gongola comunque il co-produttore Brad Pitt per il budget (20 milioni di dollari) quasi decuplicato (178 milioni di dollari gli incassi globali). Come dargli torto.
Altro titolo uscito in prossimità della cerimonia di premiazione che ha fatto molto parlare di sé è Dallas Buyers Club, vincitore di 3 statuette (Miglior attore protagonista Matthew McConaughey, Miglior attore non protagonista Jared Leto e Miglior trucco e acconciatura). Anche in questo caso si tratta di un film che fin dalla sua presentazione a Toronto ha accentrato l’entusiasmo della critica. Entusiasmo poi rinvigorito con l’inserimento in concorso al Festival di Roma. In Italia lo distribuisce Good Films in 147 sale e il debutto è al nono posto del box-office con 418 mila euro e una media discreta di € 2.843, ma alla seconda settimana è già fuori dalla top-ten. Il problema del film di Jean-Marc Vallée è che viene recepito come opera pesante e difficile, insomma quasi di nicchia. Uno di quei film per cui se ne trova sempre uno più allettante in una sala non troppo lontana. Resta quindi nelle retrovie anche dopo i premi conquistati, ma ha la fortuna di non scomparire completamente dalla programmazione grazie alla visibilità conquistata, ottenendo piccole cifre settimana dopo settimana. Negli U.S.A. il rating R (Restricted) ne limita la distribuzione, ampia (1.110 schermi) ma non certo wide. Incasso di 27 milioni 298 mila dollari, a cui si aggiungono i 27 milioni 900 mila dollari conquistati nel resto del mondo, per un totale (55 milioni 198 mila dollari) in grado di ripagare generosamente l’esiguità del budget (5 milioni di dollari). I maggiori aiuti arrivano dal pubblico inglese (8 milioni 756 mila dollari) e australiano (2 milioni 761 mila dollari).
Dopo aver conquistato l’Oscar per la Migliore Sceneggiatura Originale di Spike Jonze, anche regista, Her approda in 182 sale italiane, debuttando al 6° posto con 508 mila euro e una media discreta (€ 2.793), la migliore della top-ten di un week-end abbastanza sottotono. Posizione che si mantiene invariata alla seconda settimana, in cui gli schermi passano a 251 e gli incassi crescono leggermente (554 mila euro). Resta in classifica fino alla prima settimana di aprile, ma è presente nella top-20 per tutto il mese, con una media per sala sempre piuttosto alta (intorno ai 1.500 euro). Il problema è che rimane in poche sale, al massimo una trentina. Si comporta molto bene nei feriali, indice dell’attenzione di un pubblico consapevole che non va al cinema e poi sceglie il film (fenomeno tipico dei fine settimana), ma viceversa. Polemiche, inevitabili, sul doppiaggio della protagonista virtuale femminile ad opera di Micaela Ramazzotti. Se si pensa che la prima scelta di Jonze, l’attrice Samantha Morton, è stata sostituita dopo aver finito di interpretare la sua parte, sembra insensato pensare di poter vedere il film doppiato. Ciò a cui si assiste è un altro film. Se poi si considera che Scarlett Johansson è stata premiata al Festival di Roma come Migliore Attrice proprio per la sua interpretazione vocale, l’insensatezza diventa assurdità. La Bim non sottovalutata il problema e distribuisce 65 copie in lingua originale con i sottotitoli, dando la possibilità al pubblico di scegliere come vedere il film. Negli U.S.A. il rating R impedisce una distribuzione wide: 1.729 le sale a disposizione, che non sono comunque poche, per un incasso di 25 milioni 568 mila dollari. Soft il contributo dal resto del mondo, di poco superiore ai 20 milioni di dollari, con l’Italia che è il paese dall’incasso maggiore dopo la Francia, comunque molto vicina (poco più di 3 milioni di dollari). Il budget di 23 milioni di dollari è appena ripagato. Data l’eco mediatica di cui il film ha goduto era sicuramente lecito attendersi un’attenzione superiore.
Gli altri vincitori di Oscar sono tutti usciti in date precedenti.
Blue Jasmine – che ha permesso a Cate Blanchett di conquistare il secondo Oscar dopo quello per l’interpretazione di Katharine Hepburn in The Aviator, questa volta però come Migliore Attrice Protagonista – in Italia, generalmente molto indulgente nei confronti di Woody Allen, non ha fatto scintille. Basta pensare che gli ultimi non eccelsi film di Allen hanno ottenuto numeri decisamente migliori:
Sogni e delitti (2007): € 4.387.000
Vicky Cristina Barcelona (2008): € 5.850.000
Basta che funzioni (2009): € 5.164.000
Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (2010): € 4.580.000
Midnight in Paris (2011): € 8.888.000
To Rome with Love (2012): € 7.731.000
Blue Jasmine, invece, parte bene ma poi delude le solide premesse. Il debutto a ridosso delle feste è infatti al 2º posto, con un milione 212 mila euro in 397 sale. La media è la migliore della top-ten (€ 3.052), meglio del primo classificato Hunger Games: la ragazza di fuoco (€ 2.598) che ha però 629 sale a disposizione. La settimana successiva, con l’uscita dei primi film natalizi, Blue Jasmine scende al terzo posto, ma la media è ancora buona e l’andamento nei feriali più che discreto. La Warner Bros, però, per fare spazio alla calata dei film di Natale, si concentra su Lo Hobbit: la desolazione di Smaug e già alla terza settimana Blue Jasmine ha ridotto di tre quarti il parco sale a disposizione. Resta solo in 103 schermi e la posizione al box-office ne risente pesantemente. Scende, infatti, all’ottavo posto, ma la media è ancora buona (€ 2.569), migliore di Indovina chi viene a Natale (€ 2.114 in 541 sale) e Un fantastico via vai (€ 2.086 in 458 sale). Nel week-end post-natalizio le sale diminuiscono ulteriormente (94) e la media si impenna (€ 4.541), ma la Warner Bros sposta ulteriormente l’attenzione su Un Boss in salotto, che invade la penisola dal 1º gennaio coprendo ben 519 schermi. Alla luce di tutto ciò si può constatare come Blue Jasmine non abbia beneficiato della data di lancio, finendo stritolato dal ritmo incessante delle uscite. Altri due deterrenti sono stati sicuramente il fatto che non sia una commedia, genere prediletto dal Belpaese e adatto al periodo festivo, e che il precedente To Rome With Love abbia sì incassato ma anche deluso parecchio a livello di gradimento, non disponendo quindi al meglio nei confronti di un ulteriore parto del prolifico Woody. Mescolando gli ingredienti il risultato commerciale è stato quindi abbastanza sottotono. Si è comunque rifatto sul mercato internazionale dove ha incassato globalmente 97 milioni 505 mila dollari, di cui 33 milioni 405 mila dollari negli U.S.A. e 64 milioni 100 mila dollari negli altri paesi (record in Francia con 12 milioni 667 mila dollari). L’Oscar, ampiamente annunciato, non gli regala una seconda vita in sala ma, probabilmente, ottimo carburante per i successivi canali della filiera.
Degli altri premiati abbiamo già parlato abbondantemente in precedenza. Il grande Gatsby e La grande bellezza appartengono alla stagione passata. Il film di Baz Luhrmann è stato un grande successo in tutto il mondo, raggiungendo un incasso superiore ai 350 milioni di dollari e confermando l’appeal commerciale di Leonardo DiCaprio, attore non amato dai membri dell’Academy ma venerato dal pubblico che continua ad abbracciare con slancio ogni sua sfida. L’Oscar all’Italia, a quindici anni di distanza da La vita è bella, non dona una nuova vita a La grande bellezza nelle sale. Medusa, infatti, sceglie di trasmettere il film in prima serata su Canale 5 in chiaro il giorno dopo la vittoria come Migliore Film Straniero e il risultato è da record: 8.861.000 spettatori con uno share del 36.11%. La decisione scatena inevitabili e condivisibili polemiche perché bypassa qualunque finestra concordata e svilisce la funzione della sala come elemento trainante della filiera cinematografica. Dietro al “regalo” agli italiani pare si celi la necessità di Mediaset di far quadrare i conti dello share dopo una stagione televisiva dai risultati tutt’altro che esaltanti, in modo da garantire adeguati introiti pubblicitari per il prossimo futuro. Ottimo, si diceva, il riscontro, ma non è comunque record assoluto. La vita è bella, infatti, fece 16 milioni di telespettatori e infranse il muro del 50% di share (53,67%). Inoltre la prima visione del film di Roberto Benigni fu trasmessa su Raiuno il 22 ottobre 2001, a quasi quattro anni di distanza dalla sua uscita nelle sale. Erano comunque altri tempi, con una concorrenza sicuramente meno spietata di quella attuale in cui le opportunità, per chi prova interesse a pigiare i tasti del telecomando, sono prossime all’infinito.
Quanto a Gravity, ha mancato la statuetta come Miglior Film, ma ha trasformato in Oscar sette delle dieci candidature, inclusa quella, fondamentale, per la Migliore Regia ad Alfonso Cuarón. Il film ritorna timidamente in una ventina di sale senza spostare di molto le cifre già conquistate, ma gli Oscar danno sicuramente un impulso alle vendite del dvd, disponibile a partire dal 26 febbraio. A sfruttamento nelle sale ormai concluso, impensabile il risultato worldwide di 717 milioni di dollari, più di sette volte il budget monster di 100 milioni di dollari. Posizione 59 nella classifica dei film più visti di tutti i tempi, meglio di The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 1 (60esimo con 712 milioni 200 mila dollari) e peggio di Up (58esimo con 731 milioni 300 mila dollari).
Diverso il destino di Frozen, anch’esso già analizzato nel numero precedente, che, oltre ad avere raggiunto e superato i 400 milioni di dollari negli U.S.A., grazie alla spinta propulsiva fornita dal Giappone (ultimo paese in cui è uscito), dove ha incassato la cifra record di 143 milioni di dollari, ha raggiunto l’incasso mondiale di un miliardo e 170 milioni di dollari. Importo che lo colloca al sesto posto tra i film che hanno incassato di più in tutti tempi, primo nella sua categoria di film d’animazione. I due Oscar conquistati non fanno che confermare la riuscita commerciale del progetto.
OSCAR 2014 – I VINTI
Tra i vari film rimasti a bocca asciutta nella notte degli Oscar ho limitato la classifica a quelli usciti negli ultimi mesi. Anche il questo caso dopo il titolo sono indicati l’incasso e la data di uscita italiani.
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01 – THE WOLF OF WALL STREET – € 11.884.271 – 23 gennaio 2014
02 – PHILOMENA – € 5.958.381 – 19 dicembre 2013
03 – AMERICAN HUSTLE – € 5.013.241 – 1 gennaio 2014
04 – STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI – € 3.407.453 – 27 marzo 2014
05 – A PROPOSITO DI DAVIS – € 2.360.870 – 6 febbraio 2014
06 – I SEGRETI DI OSAGE COUNTY – € 1.614.575 – 30 gennaio 2014
07 – CAPTAIN PHILLIPS – € 1.596.899 – 31 ottobre 2013
08 – SAVING MR. BANKS – € 1.508.322 – 20 febbraio 2014
09 – NEBRASKA – € 961.402 – 16 gennaio 2014
Il primo dato che appare è che l’Academy non ama Leonardo DiCaprio, ma il pubblico sì. Forte di cinque importanti candidature, tra cui anche quella per il divo Leo (alla sua quinta nomination), The Wolf of Wall Street è tra le opere più attese del 2014 ed entra subito tra i film imperdibili, da vedere in sala. In Italia è un vero e proprio trionfo. Nel primo week-end di programmazione il film di Martin Scorsese incassa 3 milioni 811 mila euro in 560 sale, con una domenica record che conta 200 mila presenze e un milione 416 mila euro. Ottimi anche i feriali, con incassi tra i 300 e i 400 mila euro, fino a un secondo week-end ancora in prima posizione che sfiora i tre milioni. Il film domina il mese di febbraio e la sensazione è che la spregiudicatezza adottata da Scorsese nel mettere in scena il punto di non ritorno di un’epoca trovi terreno fertile in un paese come l’Italia. Può quindi essere che l’assenza di giudizio di Scorsese, che lascia giustamente carta bianca al pubblico nell’interpretare il protagonista, abbia permesso a molti spettatori di vedere nel folle broker Jordan Belfort un modello da imitare e non una personalità disturbata da cui prendere le distanze. Personalmente ho proprio sentito, mentre vedevo il film in una sala gremita, la bramosia del pubblico che voleva le sue auto, le sue donne, i suoi eccessi, accontentandosi magari di guardarli dal buco della serratura dello schermo, ma con il desiderio, neanche troppo nascosto, di essere come lui. Comunque sia il successo è mondiale: 117 milioni di dollari negli U.S.A. e altri 273 milioni di dollari nel resto del mondo. Con il totale di 390 milioni di dollari, il budget, di 100 milioni di dollari, è ampiamente ripagato. A posteriori, vista anche la qualità del film e la sua capacità di dare voce a un sentire contemporaneo, può sembrare un risultato scontato, ma con un rating “R” e un approccio così poco buonista non lo è stato affatto.
Il vero sconfitto della notte degli Oscar è, però, American Hustle che non ha visto tradursi nessuna delle dieci candidature in una statuetta. Esce in Italia il 1° gennaio, data che pare portare fortuna a ogni film, e il debutto è un po’ sottotono (sesto posto con un incasso di 367 mila 426 euro). Nel week-end sale al quarto posto e per tutto il mese di gennaio resiste in top-ten, grazie anche ai tre Golden Globes conquistati (12 gennaio 2014) e all’annuncio delle candidature agli Oscar (16 gennaio 2014). Il traino non è però sufficiente per sottrarre spazio alle nuove uscite nel mese di febbraio e l’assenza di premi ne conferma la definitiva uscita di scena. A livello globale il successo è soprattutto negli Stati Uniti, con oltre 150 milioni di dollari (nonostante il temuto rating “R”). Il resto del mondo aggiunge altri 101 milioni di dollari, solo il 40% del totale, a dimostrazione della tiepida accoglienza mondiale per una storia che prova a rendersi universale ma finisce per essere soprattutto americana. Record in Gran Bretagna (22 milioni 518 mila dollari), stranamente misurata la Francia (5 milioni 188 mila dollari). I produttori comunque non possono lamentarsi, visto il budget “modesto” di 40 milioni di dollari, a sfruttamento pressoché completato più che sestuplicato.
Tra gli altri pluri-candidati di cui ci eravamo già occupati in precedenza, restano senza premi anche Philomena e Captain Phillips, ma si consolano grazie all’interesse dimostrato dal pubblico. Il film di Stephen Frears (quattro candidature importanti) ha raggiunto globalmente i 100 milioni di dollari, quasi decuplicando l’esiguo budget di 12 milioni di dollari. L’Italia, dopo Gran Bretagna (18 milioni 474 mila dollari) e Australia (10 milioni 175 mila dollari), è il paese in cui il film è andato meglio. L’opera di Paul Greengrass con Tom Hanks, invece, costata 55 milioni di dollari, deve il suo successo (219 milioni di dollari worldwide) soprattutto al mercato americano (107 milioni di dollari) e alla Gran Bretagna (più di 25 milioni di dollari), mentre deludono i principali mercati europei: Francia e Germania con poco più di 4 milioni di dollari, Spagna 5 milioni 630 mila dollari e Italia fanalino di coda.
Che non sia l’annata di Tom Hanks, un tempo adorato attualmente un po’ snobbato, lo si vede anche dalla sua esclusione dalle nomination per Saving Mr. Banks, in cui Emma Thompson è strepitosa, ma lui riesce a rendere credibile la sua interpretazione di Walt Disney pur non assomigliandoci per nulla. Il film, sulla carta con tutti gli ingredienti al posto giusto per poter fare incetta di Oscar, viene candidato solo per la colonna sonora di Thomas Newman. Candidatura che non si traduce in statuetta e non è nemmeno il grande successo che si ipotizzava. Costando relativamente poco (35 milioni di dollari), però, riesce a rientrare dei costi già con gli incassi americani (83 milioni 300 mila dollari). Anche perché gli altri mercati incidono solo nella misura del 26% con 29 milioni di dollari. Record in Australia (circa 9 milioni di dollari), patria della scrittrice Pamela Lyndon Travers, l’autrice di Mary Poppins protagonista del film. In Italia, in linea con il resto del mondo, il film non decolla mai. Debutta al sesto posto con 505 mila euro in 222 sale (media di € 2.273), alla seconda settimana scende al nono, nonostante un aumento nel numero delle sale (232), e alla terza settimana è già 14esimo. Resta nelle retrovie per un po’ ma non riesce a trovare rilievo nella frenesia delle nuove uscite.
Forte di 6 candidature anche Nebraska non rientra tra i premiati, ma i riflettori accesi sul film, già puntati a partire dalla consacrazione al festival di Cannes del protagonista Bruce Dern come Migliore Attore, gli hanno consentito una massiccia distribuzione internazionale. Privilegio che, però, non ha consentito ampi margini rispetto al piccolo budget di 12 milioni di dollari: 17 milioni 655 mila dollari negli States, ma risultati inferiori al milione di dollari in tutti i paesi, e sono tanti, in cui è stato distribuito. Il maggiore incasso extra-americano è, inaspettatamente, quello della Spagna, con quasi due milioni di dollari, dopo viene l’Italia. Probabilmente il bianco e nero, l’assenza di divi e il rating “R” hanno funzionato da deterrente, confinandolo a un interesse principalmente di nicchia.
I segreti di Osage County aveva solo due candidature, ma erano di quelle pesanti: Meryl Streep come Attrice Protagonista e Julia Roberts come Non Protagonista, entrambe non andate a buon fine. La Weinstein Company ha fatto una massiccia campagna pro candidature e pro Oscar, a partire da un’uscita strategica in sole cinque sale sperando in una media monster per sala, ma la media, alta (quasi 36 mila dollari), ha subito lasciato intendere un appeal inferiore alle attese. Comunque sia, nonostante il rating “R”, l’uscita è stata wide in 2.411 sale, ma l’incasso finale negli U.S.A. non è andato oltre i 37 milioni di dollari, a cui se ne sono aggiunti altrettanti dal resto del mondo, con nessun picco degno di nota. In Italia debutta in 179 sale all’ottavo posto con 565 mila euro, alla seconda settimana il calo è contenuto (poco più del 25%), ma il film scende in decima posizione ed esce dalla top-ten già a partire dalla terza settimana.
C’era una volta un’epoca, non troppo remota, in cui usciva un film di animazione (Disney) ogni cinque anni, mentre negli altri anni i “classici” venivano rieditati a cadenza periodica. Ora i tempi sono decisamente cambiati e in un trimestre, per restare al periodo esaminato, i film di animazione che sono apparsi nelle sale sono ben otto. Se tutto ciò ha posto fine al monopolio della Disney stimolando una sana, ma a volte anche insana (le scopiazzature non sono rare), competizione, per forza di cose i singoli titoli ne hanno risentito. Per un Frozen che diventa il film di animazione con il maggiore incasso mondiale di tutti i tempi (sempre Disney), quindi, ci sono parecchi titoli che faticano invece a ritagliarsi uno spazio. Poco importa, probabilmente, perché avranno modo di rifarsi attraverso altre tipologie di sfruttamento commerciale, ma il successo in sala apre spesso le porte ai successivi canali della filiera, quindi non è certo da sottovalutare. Tra le ultime uscite, pochi i risultati degni di nota e parecchie le delusioni.
A seguire la classifica in ordine di incasso dei film di animazione usciti dal 1° febbraio al 30 aprile 2014. Dopo il titolo sono indicati l’incasso e la data di uscita italiana.
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01 – RIO 2 MISSIONE AMAZZONIA – € 5.408.353 – 17 aprile 2014
02 – THE LEGO MOVIE – € 3.454.799 – 20 febbraio 2014
03 – MR. PEABODY E SHERMAN – € 3.412.616 – 13 marzo 2014
04 – TARZAN – € 1.201.067 – 6 marzo 2014
05 – KHUMBA – € 1.134.749 – 6 febbraio 2014
06 – CUCCIOLI – IL PAESE DEL VENTO – € 302.832 – 27 marzo 2014
07 – LA SCUOLA PIÙ PAZZA DEL MONDO – € 113.152 – 27 febbraio 2014
08 – BARRY, GLORIA E I DISCO WORMS – € 29.115 – 10 aprile 2014

A dominare il periodo è il successo di Rio 2 della Blue Sky, che probabilmente raggiungerà l’incasso del primo capitolo (6 milioni 626 mila euro). Operazione prettamente commerciale (se un film incassa 485 milioni di dollari in tutto il mondo il seguito è pressoché inevitabile) che però gode di una resa visiva notevole, di personaggi azzeccati e divertenti e di leggerezza, tutti aspetti che rendono il film migliore del capostipite. Il debutto è al secondo posto con un milione 572 mila euro, solo 70 mila euro lo separano dal primo in classifica che è Noah alla seconda settimana di programmazione. Alla settimana successiva il calo è appena del 13%, mentre diventa più consistente alla terza settimana (-47%). L’incidenza del 3D, come per tutti i film di animazione, rivolti al target delle famiglie, è quasi nulla e molti cinema rinunciano direttamente alla programmazione stereoscopica o tentano il 3D, con poca fortuna, esclusivamente per gli spettacoli serali. A sfruttamento non ancora concluso Rio 2 ha già incassato nel mondo 423 milioni di dollari, quindi non è da escludere una terza puntata. Il film fa ancora una volta sfracelli in Brasile, con più di 27 milioni di dollari (Rio aveva superato i 33 milioni), ma l’incasso record è quello cinese (39 milioni di dollari), e meglio del Brasile fa anche il Messico (29 milioni 395 mila dollari).
The Lego Movie sorprende il box-office. L’idea di un’opera che non sia solo un traino per la vendita dei giocattoli, ma anche un film dignitoso, quindi con un suo perché, funziona a meraviglia. La furbizia sta nell’abbinare i Lego ai supereroi, creando così un amalgama efficacissimo, ma ciò che fa la differenza è lo stile adottato che fa del nonsense il suo tratto distintivo. Ricorda a tratti il geniale Panico al villaggio, e come per il film di Stéphane Aubier e Vincent Patar, il ritmo febbrile e l’eccesso di sollecitazioni finiscono alla lunga per stancare. Probabilmente una dimensione corta (tipo episodi di pochi minuti) avrebbe giovato alla fruibilità, ma sarebbe altro rispetto a ciò che il grande schermo propone. Comunque sia, in America è un vero e proprio trionfo, con un incasso superiore ai 250 milioni di dollari, ma il film funziona molto bene ovunque: in Gran Bretagna quasi 56 milioni di dollari, in Australia 27 milioni di dollari, in Francia, Germania e Messico incassi superiori ai 10 milioni di dollari. Considerando il budget di 60 milioni di dollari, l’incasso globale di 460 milioni di dollari dimostra chiaramente il successo strepitoso del progetto e del taglio adottato. In Italia, curiosamente, funziona in misura minore. Le aspettative sono molto alte, infatti il film esce in 618 sale, ma il debutto è in seconda posizione con un milione 442 mila euro nel week-end in cui Carlo Verdone è l’asso pigliatutto. Come spesso accade per i cartoni animati, i feriali sono piuttosto bassini e il secondo week-end The Lego Movie scende al quinto posto, per poi passare all’ottavo già alla terza settimana. Il problema, già evidenziato, è che quasi ogni settimana esce un film destinato alle famiglie e mantenere un andamento se non in crescita almeno costante, grazie al passaparola, diventa un’impresa titanica. Manca proprio il tempo perché un film arrivi a palesarsi agli occhi del pubblico di riferimento. Nel caso specifico, comunque, qualcosa nelle strategie di marketing della Warnes Bros per il nostro paese, nonostante teaser e trailer a profusione, ha funzionato meno del dovuto.
È andata ancora peggio al delizioso Mr. Peabody & Sherman, con cui scende in campo la Dreamworks sperando di replicare il successo de I Croods. Ma il lungometraggio, pur ottenendo un riscontro mediamente positivo, non decolla mai del tutto. E per un film progettato come blockbuster si rischia di interpretare un successo medio come un semi-flop, soprattutto se i costi sono molto elevati (il budget dichiarato è di 145 milioni di dollari). Incasso worldwide di 266 milioni di dollari, di cui 109 dagli U.S.A., 22 milioni 350 mila dollari dalla Gran Bretagna, 19 milioni 130 mila dollari dalla Cina e incassi superiori ai 10 milioni di dollari da Australia, Francia e Russia. Ma anche un mercato in forte perdita come la Spagna fa meglio dell’Italia (9 milioni 224 mila dollari). Il debutto nel Belpaese è al terzo posto in un week-end piuttosto sottotono, con una media per sala bassina di € 1.537. Il film però piace, e lo dimostra l’andamento, dovuto quasi sicuramente al buon passaparola. Alla seconda settimana, infatti, caso più unico che raro, gli incassi aumentano addirittura del 34%. Il trend conferma la sua schizofrenia alla terza settimana, in cui il calo è pari al 61%. Resta comunque in top-ten per cinque settimane, ma ha la sfortuna di inciampare nella fase calante del trimestre, dove l’inverno mite allontana il pubblico dalle sale.
Tra gli altri film di animazione, va meglio al Tarzan tedesco che alla zebra tinta unita del Sudafrica, ma entrambi non brillano. Tarzan debutta al sesto posto, grazie alla massiccia distribuzione di Medusa, ma la media è piuttosto bassa (€ 1.524) e alla seconda settimana il film è già 12esimo con un calo del 64%. Destino analogo per Khumba, realizzato dallo stesso team di Zambezia: debutto in settima posizione con 528 mila euro in 253 sale, seconda settimana già al 10º posto e terza fuori dalla top-ten per fare posto a The Lego Movie. Il rincorrersi dei titoli di animazione mette in discussione anche le canoniche tre settimane di sfruttamento nelle sale.
DATA DI USCITA 13 FEBBRAIO 2014 – INCASSO € 3.808.847
Ha tutte le carte in regola per diventare un campione di incassi internazionale: soggetto tratto da una storia vera assai peculiare, valori alti da tramandare, regia di una superstar di cui si è già apprezzata la capacità di passare dietro la macchina da presa, cast all star. Eppure, date le premesse, i risultati, pur importanti, non hanno raggiunto le vette sperate. In U.S.A. incassa complessivamente 78 milioni di dollari e il resto del mondo ne aggiunge altri 77. Considerando il budget di 70 milioni di dollari i conti tornano. Al di là dell’oceano la presenza del premio Oscar Jean Dujardin attira il pubblico francese, infatti i numeri d’oltralpe rappresentano la punta per il mercato extra-americano, con 11 milioni di dollari. Bene anche la Gran Bretagna con più di 10 milioni di dollari, mentre la Germania, nel film piuttosto maltrattata, limita l’entusiasmo a 6 milioni 477 mila dollari. In Italia debutta al 2º posto dietro a Carlo Verdone, Re Mida del week-end, con un milione 545 mila euro in 392 sale. Buona la media di € 3.940 per schermo. La seconda settimana scende in quinta posizione. La media cala ma resta discreta (€ 2.219 euro). Alla terza settimana scende ulteriormente al settimo posto e alla quarta crolla al 15esimo. Esce quindi di scena rapidamente. Diciamo che se fosse stato anche un film riuscito, meno retorico e patriottico e più in grado di equilibrare le ragioni della Storia con quelle del cinema, le probabilità di non essere schiacciato da un passaparola penalizzante sarebbero state buone. Invece – superati l’euforia del debutto, i titoli a caratteri cubitali sui giornali dopo la presentazione al festival di Berlino, le ospitate di Clooney in televisione, quanto mai ubiquo per la promozione – la curiosità intorno al film si è velocemente ridimensionata.
DATA DI USCITA 6 MARZO 2014 – INCASSO € 6.051.211
A sette anni di distanza dal successo inaspettato di 300, film discutibile ma in grado di diventare fenomeno di massa e fare tendenza, Noam Murro segue le orme di Zack Snyder per costruire un’ulteriore puntata che esamina i fatti accaduti durante la battaglia delle Termopili, collocandosi quindi nello stesso periodo temporale di 300 ma altrove. Una peculiarità sicuramente interessante. Le aspettative negli Stati Uniti sono dubbie, perché sono passati troppi anni per sfruttare il traino dell’opera precedente e si teme che riproporne l’estetica possa non produrre gli stessi effetti. Invece l’operazione funziona. Certo, i numeri sono inferiori rispetto al capostipite, ma negli U.S.A. l’obiettivo dei 100 milioni di dollari viene superato (precisamente 106 milioni 500 mila dollari contro i 210 milioni di dollari del film di Snyder), e il resto del mondo aggiunge altri 224 milioni di dollari (erano 245 milioni di dollari per 300). Anzi, la proporzione tra mercato interno e altri mercati cambia a favore di questi ultimi, che incidono sul totale in misura maggiore (67,8% contro 53,8%) a dimostrazione che, in proporzione, il film è piaciuto di più nei mercati extra-americani. In evidenza i risultati di Brasile e Russia, entrambi superiori ai 17 milioni di dollari. In Italia debutto in 580 schermi direttamente al 1° posto, con 2 milioni 401 mila euro e una buona media per sala (€ 4.140), grazie anche al sovrapprezzo per il 3D. Calo del 51%, ma sempre primo in classifica, alla seconda settimana, che aggiunge un altro milione 200 mila euro. La discesa comincia alla terza settimana dove passa in terza posizione (media per sala di € 2.116) e continua alla quarta, dove raggiunge l’ottavo posto (e la media per sala dimezza). Esce dalla top-ten alla quinta settimana. La Warner Bros, in collaborazione con il circuito Uci e il portale di video on demand Chili, sperimenta per il film una forma originale di fruizione del film: aggiungendo 15 euro al costo del biglietto lo spettatore, oltre a un cappellino con il logo del film, acquista anche il download di 300 e di 300: l’alba di un impero, e ne potrà usufruire a partire dal 19 giugno, quindi prima dell’arrivo in home entertainment. Una formula tesa a creare nuove sinergie per valorizzare il film e combattere la pirateria. Il futuro è già cominciato.
CAPTAIN AMERCA: THE WINTER SOLDIER
DATA DI USCITA 27 MARZO 2014 – INCASSO € 7.070.084
Il successo strepitoso degli Avengers ha creato un interminabile arrivo di film dedicati ai singoli componenti del team. Dopo Iron Man e Thor è quindi ora la volta di Capitan America, al secondo capitolo dopo il modesto Captain America – Il primo vendicatore. Cambia la regia (Anthony e Joe Russo prendono il posto di Joe Johnston), si amplia il ruolo di Vedova Nera (sempre Scarlett Johansson) e Chris Evans si conferma coriaceo protagonista. Rispetto al capostipite (370 milioni in tutto il mondo, di cui 176 milioni nel mercato nordamericano) raddoppiano gli incassi (quasi 700 milioni di dollari a sfruttamento non ancora concluso). Il film pare sia decisamente migliore, le recensioni lo sottolineano, ma la differenza in termini di incassi è dovuta principalmente all’effetto Avengers che replica ciò che è già successo per Iron Man e Thor, entrambi con numeri decisamente superiori rispetto ai titoli che li hanno preceduti. In tal senso l’exploit di Captain America: The Winter Soldier ha un peso maggiore, perché fino ad ora è stato il personaggio degli Avengers con film dedicato ad ottenere gli incassi più bassi, mentre con questa seconda puntata, oltre a doppiare il capostipite, supera anche Thor: The Dark World, fermo (si fa per dire), a 645 milioni di dollari. Intanto è già in fase di studio una terza puntata per il 2016. Inevitabile, a quanto pare, dato l’affetto dimostrato dal pubblico. L’Italia segue il trend, ma gli incassi non raddoppiano quelli del primo film (6 milioni 230 mila euro). Nel mondo è delirio in Cina, dove il film supera i 115 milioni di dollari.
DIVERGENT
DATA DI USCITA 3 APRILE 2014 – INCASSO € 2.339.450
Hollywood è alla spasmodica ricerca di nuove saghe da sfruttare, possibilmente all’infinito. Come abbiamo avuto modo di rimarcare negli speciali precedenti, i tentativi sono stati vari, ma, Hunger Games a parte, il progetto latita a concretizzarsi (tanto per citare alcuni esempi ricordiamo Beautiful Creatures, The Host, Shadowhunters – Città di ossa e l’annunciato Vampire Academy, in uscita, pare, a settembre). Con Divergent, primo capitolo dell’omonima trilogia creata dalla scrittrice americana Veronica Roth, l’erede è stato quasi partorito. Il quasi si riferisce a un risultato sì positivo, ma non in grado di creare un vero e proprio fenomeno di massa. Sono soprattutto i mercati esteri a non dare quella spinta propulsiva in più. Negli U.S.A., infatti, a sfruttamento non ancora concluso, il film ha raggiunto 145 milioni 506 milioni di dollari, mentre gli altri mercati aggiungono “solo” altri 113 milioni di dollari, per un totale di 259 milioni di dollari, che triplica il budget di 85 milioni di dollari. Le basi per continuare ci sono tutte e, come già con Hunger Games, l’obiettivo dei prossimi capitoli sarà incrementare i numeri sui mercati esteri. Intanto le puntate successive sono già in pre-produzione: Insurgent è previsto per il 2015 e, per sfruttare al massimo le potenzialità della saga, Allegiant è stato suddiviso in due parti, una per il 2016 e l’altra per il 2017. In Italia il debutto è nella fase calante del trimestre, quella in cui il tempo mite e l’assenza di titoli forti allontanano il pubblico dalla sala cinematografica. Nel primo week-end conquista il secondo posto ma supera di poco il milione di euro, nonostante 543 schermi a disposizione, quindi la media per sala è particolarmente bassa (€ 1.921). Al secondo week-end il calo è notevole, sia negli incassi (-58%) che negli schermi (368) e nella posizione in classifica (5º posto). Il terzo week-end è al nono posto e alla quarta settimana è già nel dimenticatoio (15esima posizione). Il problema fondamentale del film è quello di non essere trasversale ma rivolto quasi esclusivamente agli adolescenti. Una volta esaurito il target di riferimento, quindi, non resta molto margine per ulteriori allunghi.
DATA DI USCITA 10 APRILE 2014 – INCASSO € 3.469.309
Che Wes Anderson avesse i suoi estimatori era un dato di fatto, che fosse in grado di diventare un fenomeno di massa pareva invece impensabile. Eppure è accaduto. Grand Budapest Hotel compie il grande passo. Per la prima volta un film di Anderson incassa di più fuori dai confini americani che in patria. E cifre da capogiro: 97 milioni di dollari contro 55 milioni 818 mila dollari, per un totale di 152 milioni 818 mila dollari. Diventa così il suo film più remunerativo (anche in considerazione del budget dichiarato di 23 milioni di euro). Se l’Italia aveva un po’ snobbato Moonrise Kingdom (incasso totale di poco superiore al milione di euro), invece fa la fila per Grand Budapest Hotel che entra subito nelle grazie del pubblico: debutto al secondo posto con 733 mila euro in 186 schermi e la migliore media per copia della classifica (€ 3.941). Nella settimana di Pasqua il calo è appena del 4%, le copie aumentano (229) e la media è ancora buona (€ 3.101). La dimostrazione dell’ottimo passaparola è un calo contenuto anche alla terza (-15%) e alla quarta (-18%) settimana. Un film che piace. Le ragioni di tale benedizione popolare restano imperscrutabili. Sarebbe interessante, al di là dei numeri, valutare anche il gradimento.
DATA DI USCITA 10 APRILE 2014 – INCASSO € 7.431.928
C’è un sottogenere che in U.S.A. sta prendendo sempre più piede, il film a tematica religiosa, rivolto per lo più alle numerose comunità cristiane in cerca di conferme al proprio credo sul grande schermo. Comunità che sembrano rispondere in massa al richiamo, infatti sono già tre i titoli usciti nel 2014 capaci di ottenere risultati lusinghieri: Heaven is for Real (82 milioni di dollari), Son of God (60 milioni di dollari) e God’s Not Dead (59 milioni di dollari). Noah si può includere nel filone, anche se è stato criticato dalle organizzazioni fondamentaliste cristiane, ma gode di una trasversalità assente negli altri titoli a causa del budget (125 milioni di dollari), delle star coinvolte, della regia d’autore, del marketing massiccio e della contaminazione di generi differenti. Insomma, un vero e proprio blockbuster. Il debutto nelle sale U.S.A. è particolarmente promettente (43 milioni 720 mila dollari), ma il passaparola non lo premia e alla seconda settimana la caduta è verticale (-61%), tanto che l’obiettivo dei 100 milioni di dollari, date le premesse quasi scontato, è raggiunto a fatica. Va meglio nel resto del mondo, che aggiunge ulteriori 243 milioni di dollari, con punte in Russia (33 milioni 569 mila dollari) e Brasile (30 milioni di dollari). In Cina la censura ha bloccato la distribuzione del film, quindi la Paramount non potrà fare affidamento sul paese salva-Hollywood, ma i conti quadrano anche senza tale supporto. In Italia il debutto è subito al primo posto con 2 milioni 666 mila dollari, ma la media migliore della classifica è quella di Grand Budapest Hotel (€ 3.941). Per poche decine di migliaia di euro Noah vince anche la sfida del week-end lungo di Pasqua, ma Rio 2 domina nel giorno di Pasquetta. Resiste al 4° posto alla terza settimana, dimostrando una buona tenuta nonostante l’arrivo di Spiderman, e la vera discesa comincia dalla quarta settimana, dove crolla al nono.
DATA DI USCITA 17 APRILE 2014 – INCASSO € 3.994.661
Come vendere una commediola di John Turturro con Woody Allen? È semplice, spacciandola per un film di Woody Allen, che nel nostro paese gode di una grande fiducia da parte del pubblico. E così Gigolò per caso diventa l’ultimo film di Woody Allen e in molti questa idea non si schioda nemmeno dopo aver visto il film. Il marketing, comunque, funziona e gli incassi nel nostro paese sono più che dignitosi. Il debutto è al terzo posto nel week-end pasquale con un milione 380 mila euro in 425 sale (buona la media per sala di € 3.245). Alla seconda settimana il calo è minimale (-26%) e la posizione in classifica invariata, segno di un buon passaparola. Diminuisce invece del 52% alla terza settimana, dove scende al 6º posto, ma lo sfruttamento è ancora in corso, quindi, anche se il più è fatto, i numeri potrebbero ancora aumentare. A livello internazionale, l’uscita negli U.S.A. è limitata, si parte da 5 sale e per ora la massima copertura è su 356 schermi, ma anche in questo caso lo sfruttamento è lungi dall’essere terminato. A livello di incassi siamo a 2 milioni 681 mila dollari. Negli altri mercati il riscontro è piuttosto tiepido: Francia, Spagna e Brasile superano il milione di euro, mentre gli altri paesi in cui viene distribuito (in molti mercati importanti uscirà tra maggio e l’autunno) ottengono risultati inferiori. L’Italia è finora il paese al mondo in cui il film ha incassato di più. Più, tra l’altro, dell’ultimo film, quello sì, di Woody Allen, Blue Jasmine, fermo a 3 milioni 724 mila 530 euro.
Trimestre di numerosi flop, alcuni proprio clamorosi. Ma entriamo nel dettaglio.
HERCULES – LA LEGGENDA HA INIZIO
DATA DI USCITA 30 GENNAIO 2014 – INCASSO € 1.830.254
Periodicamente si cerca consolazione, creativa e commerciale, nel peplum. Sono addirittura due i progetti dedicati a Ercole. Uno diretto da Brett Ratner, e fotografato dal nostro Dante Spinotti, che invaderà le sale del pianeta in estate, e questo di Renny Harlin, specializzato in tutto meno che le sfumature. Il budget notevole (70 milioni di dollari) non viene ripagato perché il film delude le aspettative negli States (nonostante l’uscita wide solo 18 milioni 850 mila dollari) e non trova sufficiente consolazione nei mercati extra-americani (42 milioni 430 mila dollari). Il migliore risultato è quello della Russia, ma parliamo di “soli” 4 milioni 650 mila dollari. In Italia parte discretamente (5° posto con quasi un milione di euro di incasso e una media per sala buona di € 2.986), ma la seconda settimana scende in ottava posizione e dimezza incassi e media per sala. Il segnale negativo trova conferma alla terza settimana, in cui il film è già fuori dalla top-ten. Non sembra che il passaparola lo abbia premiato. Farà meglio Hercules – il guerriero in uscita il 13 agosto?
DATA DI USCITA 6 FEBBRAIO 2014 – INCASSO € 131.000
Un uomo da solo in mezzo al mare, in balia di una tempesta, mentre la barca che lo ospita sta lentamente, ma inesorabilmente, affondando. La sfida è ardua. Mantenere desta l’attenzione dello spettatore in assenza di grandi eventi, minimizzando la spettacolarità e puntando tutto sulla tensione della contingenza. Sfida per alcuni vinta, per altri, a cui mi accodo, invece no, a partire dalla fissità dello sguardo di Robert Redford, impegnato in un one-man-show che ne celebra più che altro la imperturbabilità. Dopo la presentazione a Cannes 2013 sembrava uno di quei film destinati a far parlare a lungo di sé, ma è andata diversamente. Negli U.S.A. esce in 483 sale e l’incasso è di 6 milioni 264 mila dollari. Nel resto del mondo nessuna cifra degna di nota. Il migliore risultato è quello tedesco (2 milioni di euro). In Italia la distribuzione è generosa, con 125 copie, ma il debutto è fuori dalla top-ten e il film di J.C. Chandor raccoglie la peggiore media per sala (€ 1.051 euro) della classifica. Il resto è oblio. Nonostante l’esiguità del budget (9 milioni di dollari), e l’ampia distribuzione, i soli incassi non sono in grado di ripagarlo. Provaci ancora Robert.
STORIA D’INVERNO
DATA DI USCITA 13 FEBBRAIO 2014 – INCASSO € 1.536.109
Un polpettone sentimentale a San Valentino non se lo nega nessuno. Questo deve essere stato il pensiero della Warner Bros nel proporre il debutto alla regia di Akiva Goldsman, celebre soprattutto come sceneggiatore (A Beautiful Mind, Cinderella Man, Il Codice Da Vinci, Angeli e Demoni, tra gli altri). Se in effetti la strategia è efficace, il film pare lo sia molto meno. Le stroncature, infatti, fioccano, dovendo far ricredere quelli, e sono tanti, che pensano Russell Crowe (come una volta Dustin Hoffman) non sbagli un film. L’etichetta di scult fatica quindi poco ad essere appiccicata e a condizionare il risultato. Il debutto è discreto (4° posto in 356 sale con un incasso di 824 mila euro), alla seconda settimana, però, la caduta è rovinosa (9° posto in 288 sale con un incasso di 322 mila euro). Il passaparola non gli fa onore e alla terza settimana è già fuori dalla top-ten. A livello internazionale il flop è clamoroso: incasso globale di appena 27 milioni 400 mila dollari (budget dichiarato 60 milioni di dollari). In U.S.A., nonostante la disponibilità di 2.965 schermi, il bottino è di appena 12 milioni 600 mila dollari, gli altri mercati aggiungono ulteriori 14 milioni 800 mila dollari. L’Italia è il paese, dopo l’America, in cui il film ha il maggiore incasso. Meglio di Germania, Francia, Russia, Australia, Messico, tutti paesi in cui è stato ampiamente distribuito. Complimenti alla Warner Bros Italia per avere centrato data di uscita e strategia di marketing, un po’ meno all’intuito degli spettatori nostrani.
POMPEI
DATA DI USCITA 20 FEBBRAIO 2014 – INCASSO € 3.071.355
Ancora peplum, questa volta per una storia d’amore all’ombra del Vesuvio con la regia di Paul W.S. Anderson, specializzato in adattamenti di videogiochi. Il risultato è sonoramente stroncato dalla critica ma anche il pubblico non sembra apprezzare più di tanto. Molto alto il budget (100 milioni di dollari) per un incasso globale di 97 milioni 646 mila dollari. In U.S.A. è super-flop, con appena 23 milioni di dollari in 2.658 schermi. Fuori dagli States è la Russia a detenere il record di incassi (11 milioni 318 mila dollari), ma si comporta bene anche in Corea del Sud (9 milioni 576 mila dollari). Sono 74 i milioni di dollari provenienti dai mercati extra-americani, per un’incidenza sul totale del 76,2%, a dimostrazione del maggiore gradimento fuori dagli Stati Uniti. L’Italia, paese in cui il film è teoricamente ambientato (il film è stato girato negli studi di Toronto ma pare che Anderson si sia recato davvero a Pompei e vi sia rimasto una settimana per riprendere il vulcano e gli scavi), apprezza moderatamente: debutto al terzo posto con un milione 280 mila euro in 471 sale (media € 2.716), discesa in sesta posizione alla seconda settimana. Il crollo è alla terza settimana (-74%), e alla quarta è già 21°. Ah, era anche in 3D. Ma chi spende 12 euro per un b-movie camuffato da film di serie A?
47 RONIN
DATA DI USCITA 13 MARZO 2014 – INCASSO € 1.210.801
Doveva segnare il ritorno di Keanu Reeves dopo anni di lontananza dagli schermi. Invece ne conferma la definitiva caduta. Il progetto circola dal 2008 ma impiega un po’ a decollare e la produzione entra nel vivo solo nel 2010. Doveva uscire inizialmente a novembre 2012, poi è stato spostato a febbraio 2013, infine a Natale 2013. Il posticipo è in generale un segnale non incoraggiante, perché indica qualche problema che ha necessitato nuove scene da girare oppure un risultato non soddisfacente che bisogna piazzare nel modo meno indolore. Anche perché il budget è stratosferico (175 milioni di dollari). Ma la contaminazione tra fantasy, action, wuxia, pur ammiccando al mercato orientale, di solito molto remunerativo per le produzioni americane, non produce i risultati sperati e fa flop più o meno ovunque, nonostante il sovraprezzo per il 3D. Negli Stati Uniti la caduta è verticale: solo 38 milioni 362 mila euro. Dal resto del mondo arrivano altri 112 milioni 600 mila dollari, ma il totale è di poco superiore a 150 milioni di dollari e non raggiunge, quindi, nemmeno il budget del film (ricordiamo che per rientrare dei costi è necessario incassare almeno il doppio). Un po’ di ossigeno viene dalla Russia (26 milioni di dollari), mentre negli altri paesi l’andamento è sottotono. Anche il Giappone dimostra di non gradire (solo 2 milioni 864 mila dollari) e in Cina non è uscito e non pare sia previsto. L’Italia è particolarmente tiepida: debutto al quinto posto con 548 mila euro in 399 schermi (media bassina pari a € 1.373); calo del 43% alla seconda settimana con discesa all’ottavo posto e crollo a perpendicolo, in 17esima posizione, già alla terza settimana. Alla quarta resta in sole 13 sale al 36° posto. Fine. Bye bye Keanu.
NEED FOR SPEED
DATA DI USCITA 13 MARZO 2014 – INCASSO € 1.715.525
L’idea è quella di adattare la popolare serie di videogiochi della Electronic Arts per il grande schermo cercando, al contempo, la consacrazione definitiva della star televisiva Aaron Paul (il giovane protagonista di “Breaking Bad”). Il risultato è stato definito una sorta di “Fast & Furious dei poveri”. Il budget, modesto (66 milioni di dollari), impedisce il tracollo, ma negli U.S.A. il film stenta particolarmente arrivando a fine corsa a poco più di 43 milioni di dollari (considerando l’uscita wide in 3.115 schermi un po’ pochini). Per fortuna che altri 159 milioni 700 mila dollari arrivano dai mercati extra-americani, fondamentali per pareggiare i conti. Ma il vero salvataggio avviene grazie alla Cina, in cui il film spopola incassando più di 66 milioni di dollari. In Italia non decolla mai: debutto in quarta posizione con 770 mila euro in 426 sale (media bassina di € 1.826), fragile tenuta alla seconda settimana (il calo è del 39% all’ottavo posto), crollo alla terza (-75% e 12° posto). Alla quarta settimana è già 23esimo.
DATA DI USCITA 17 APRILE 2014 – INCASSO € 2.618.000
Se si parla di flop, il film che segna il debutto alla regia di Wally Pfister, fido direttore della fotografia di Christopher Nolan, può essere considerato il super-flop del trimestre. Costato 100 milioni di dollari (non si capisce dove spesi visto il film, forse nel cachet degli attori), ne ha incassati 22 milioni 356 mila negli Stati Uniti e 53 milioni dal resto del mondo. Se si considera che, di questi, 20 milioni arrivano dalla Cina, è chiaro come il successo del film sia stato basso a ogni latitudine. A ragione, comunque, vista la pochezza dell’opera in questione, fallimentare da ogni punto di vista: cast male amalgamato e inappropriato, ritmo assente, digitale onnipresente e sempre riconoscibile, sceneggiatura tragica con storia che fa acqua da tutte le parti, dialoghi imbarazzanti e stupidaggini pseudo-filosofiche a profusione. Unanime e compatto il riscontro del pubblico a conferma del declino, ormai inarrestabile, del mito di Johnny Depp, senza il supporto di trucco & parrucco quanto mai monocorde. In Italia esce per Pasqua. Il debutto è sottotono al quarto posto con 906 mila euro in 356 sale. La media però è discreta (€ 2.545). Calo contenuto alla seconda settimana (-36%) e discesa al sesto posto. È però dalla terza che il passaparola compie la sua missione: calo del 51% e undicesima posizione. Il poster con Depp tra l’attonito e il basito non ha di certo aiutato.
NON CE NE SIAMO ACCORTI
Continua la sezione che abbiamo inaugurato nel numero precedente dello speciale. Si tratta di quei film che sono passati come meteore nelle sale, senza quindi avere il tempo di inserirsi nel vaglio delle possibilità per l’ipotetico spettatore. Come specificato in precedenza, il confine con il flop è molto sottile. Ma ecco le vittime di questo trimestre:
IL SEGNATO
DATA DI USCITA 30 GENNAIO 2014 – INCASSO € 256.000
Che il brand “Paranormal Activity” in Italia abbia attecchito meno che altrove è un dato di fatto. Colpisce comunque la decisione della Universal Pictures di sganciare il film, sorta di spin off in salsa latinoamericana intitolato in originale “Paranormal Activity: The Marked Ones”, dai quattro che lo hanno preceduto. Risultato: in un week-end particolarmente ricco (+48% rispetto all’anno precedente), il debutto è all’11esimo posto con 256 mila euro. Se ne perdono subito le tracce. A livello internazionale la saga ha un notevole calo rispetto ai capitoli precedenti (il quarto capitolo aveva raggranellato globalmente 143 milioni di dollari), ma considerando il budget di 5 milioni di dollari l’operazione è nuovamente un grandissimo successo commerciale: 32 milioni 462 milioni di dollari negli U.S.A. e ben 53 milioni 900 mila euro nel resto del mondo. È il Messico a detenere il record di incassi tra i mercati non americani: 6 milioni 777 mila dollari. Visto il margine tra costi e ricavi è ovviamente già prevista per il 24 ottobre 2014 l’uscita americana di Paranormal Activity 5. Le domande, a questo punto, sono due: giungeremo mai alla fine? E, ancora, come sarà intitolato in Italia?
HANSEL & GRETEL E LA STREGA DELLA FORESTA NERA
DATA DI USCITA 6 FEBBRAIO 2014 – INCASSO € 219.060
Dopo il medio successo di Hansel & Gretel – cacciatori di streghe nella stagione precedente prova a farsi strada un’ulteriore versione teen / horror della fiaba dei fratelli Grimm, ovviamente con poco a che spartire con il testo di origine. L’arrivo nelle sale è improvviso e senza il supporto di un’adeguata campagna marketing. Il disinteresse è pressoché totale. Nel primo week-end la distribuzione è in 172 sale, ma l’incasso è di soli 219 mila euro, con la media per sala peggiore della classifica (1.274 euro) dopo quella di All Is Lost. La scomparsa dei titoli dalla programmazione è immediata.
ROBOCOP
DATA DI USCITA 6 FEBBRAIO 2014 – INCASSO € 1.697.785
In un’epoca in cui gli anni ’80 paiono ormai un tempo remoto per gli attuali adolescenti, come sempre target primario di riferimento per i blockbuster U.S.A., mancava il remake di un mito dell’epoca, il viscerale Robocop. I problemi, tra gli altri, sono che José Padilha non è Paul Verhoeven e Joel Kinnaman non è Peter Weller. Finisce così che i teen-ager non rispondono in massa e i nostalgici rimpiangono a gran voce l’originale. Incassi tiepidi negli Stati Uniti rispetto alle attese (58 milioni 487 mila dollari), ma buoni nel resto del mondo che aggiunge 184 milioni di dollari in grado di far quadrare i conti e ripagare il budget di 100 milioni di dollari. L’ago della bilancia è ancora una volta la Cina, con un risultato superiore ai 50 milioni di dollari. L’Italia è fanalino di coda. Il debutto è al quinto posto con 939 mila euro e una media di 2.608 euro in 360 sale. Alla settimana successiva è già al nono posto e alla terza esce dalla top-ten, schiacciato dal ritmo delle uscite e dal disinteresse.
LONE SURVIVOR
DATA DI USCITA 20 FEBBRAIO 2014 – INCASSO € 466.000
Grande successo negli Stati Uniti (125 milioni di dollari di incasso a fronte di un budget di 40 milioni), non trova uguale riscontro nel resto del mondo, dove limita gli incassi a 24 milioni 200 mila dollari (l’incidenza percentuale sul totale è appena del 16,2%). In Italia debutta in 157 sale al 10° posto con 281 mila 927 euro e la peggiore media per sala (1.796 euro) della classifica. Il declino è pressoché immediato. Come mai tanta diffidenza? La critica è equamente divisa tra chi apprezza l’avventura mozzafiato e la regia di Peter Berg e chi evidenzia dosi esagerate di retorica e patriottismo. Attenendoci ai dati di fatto, il rifiuto del pubblico extra-americano dimostra che qualcosa nel made in U.S.A. del prodotto non è stato in grado di varcare i confini.
SPIDERS 3D
DATA DI USCITA 27 FEBBRAIO 2014 – INCASSO € 203.785
Bentornato B-movie, ma, si sa, il B-movie è genere di nicchia, fa molto parlare gli appassionati, quindi gode di discreta visibilità, ma è mediamente poco visto. Difficile che il grande pubblico affolli le sale per un’invasione di ragni giganti girata in economia, con effetti speciali risibili e risate involontarie annesse. Ancora più difficile che, con l’aggiunta del 3D, qualcuno decida di investirci addirittura 12 euro. Date le premesse, il flop è, ovviamente, dietro l’angolo. In molti paesi (Germania, Olanda, Svezia) esce direttamente in dvd. In quelli dove fa capolino in sala (Filippine, Tailandia, Emirati Arabi) incassa quisquilie. L’Italia è il paese in cui ha incassato di più. Il che è tutto dire.
UN RAGIONEVOLE DUBBIO
DATA DI USCITA 6 MARZO 2014 – INCASSO € 194.175
Il thriller è un genere molto amato, ma in questo caso sono vari gli elementi che ne hanno determinato l’insuccesso: la stroncatura della critica in primis, ma anche il disconoscimento dell’opera da parte di Peter Howitt che sceglie di firmarsi Peter P. Croudins. Il motivo pare diventi presto evidente negli occhi di chi decide di guardare il film. Uno di quei progetti sulla carta interessante che non trova però adeguati sviluppi e finisce per impelagarsi nel fallimento. In Italia debutta al 13º posto in ben 160 sale ottenendo l’incasso miserrimo di 136 mila 645 euro, con una media disastrosa di 854 euro. Alla settimana successiva crolla in 31esima posizione perdendo il 94% degli incassi, anche perché resta solo in 12 sale. Non c’è una terza settimana.
Per una casa di distribuzione cinematografica il successo di un film può rappresentare il punto di svolta. Il passaggio dall’anonimato all’affermazione. Nel caso di Notorius Pictures i film sono addirittura due: Belle e Sebastien e La bella e la bestia. Il successo è stato così eclatante che ha portato la neonata società, attiva dal 2012, a conseguire nel primo trimestre del 2014 ricavi superiori a quelli dell’intero esercizio del 2013. Il prossimo passo è la quotazione in Borsa che porterà altri fondi nelle casse della società e quindi nuove opportunità di investimento, speriamo altrettanto remunerative. Ma veniamo ai due titoli che hanno determinato, abbastanza inaspettatamente, questo exploit. Belle e Sebastien esce il 30 gennaio e debutta nel primo week-end in terza posizione, con un milione 938 mila euro in 361 sale, ma la domenica l’incasso è da record (un milione 55 mila euro) e supera quello del primo classificato The Wolf of Wall Street. Il successo spinge la Notorius ad aumentare le copie in circolazione che diventano 510 e la seconda settimana il film conquista il vertice del box-office, con più di due milioni di euro e un’ottima media per sala di € 4.019. Alla terza settimana arrivano Verdone e i Monuments Men, e Belle e Sebastien scende al terzo posto e alla quarta passa al settimo, per poi uscire dalla top-ten alla quinta. L’incasso finale supera i 7 milioni di euro. Record di incassi anche in Francia, patria produttiva del lungometraggio, con un totale superiore ai 25 milioni di dollari.
Arriva dalla Francia, con l’accoppiata Vincent Cassel e Léa Seydoux, anche La bella e la bestia, versione live-action della celeberrima e omonima fiaba. Esce in Italia il 27 febbraio conquistando immediatamente la prima posizione del box-office (un milione 811 mila euro in 368 sale) con una media stratosferica di € 4.922. Fa meglio di Sotto una buona stella e Una donna per amica che sono in molte più sale. Alla seconda settimana il calo è del 44% per fare posto alle nuove uscite (300 – l’alba di un impero e Allacciate le cinture), ma sono molto positivi anche i feriali e a fine corsa il bottino si avvicina ai 5 milioni euro. Grande il successo anche in Francia, con quasi 16 milioni di dollari. La critica non gradisce, ma, come spesso accade, il pubblico non se ne accorge.

Se si esclude Carlo Verdone, e pochi altri film in grado di distinguersi, nel terzo trimestre il cinema italiano è andato così così, senza molti assi pigliatutto nonostante le numerose uscite. C’è chi attribuisce proprio alla mancanza di un prodotto nazionale forte la brusca inversione di tendenza che gli incassi hanno subito a partire da fine marzo. I problemi del nostro cinema sono gli stessi di sempre. Su tutti l’assenza di varietà nei generi proposti. A dominare è unicamente la commedia. Ma se si guardano i film lanciati in questo periodo, si tratta di opere per lo più sovrapponibili, a partire dal modo in cui vengono proposte: cartelloni anonimi in cui il massimo del guizzo è mettere in fila i protagonisti tipo tiro a segno; titoli che non si fissano nella memoria neanche alla decima volta che si sentono; soggetti la cui ambizione è scandagliare le pulsioni attraverso un unico, annoso, quesito “Mi fa le corna oppure no?” Ma è il pubblico che vuole ciò o è l’assenza di alternative che finisce per premiare il noto, scatenando un effetto emulazione che induce alla produzione di fotocopie alla lunga non poi così remunerative? Difficile capirlo, ma qualche tentativo si potrebbe fare. Anche perché i pochi approcci fuori dal coro non sono stati comunque rifiutati, anzi, Il capitale umano è stato un successo, La migliore offerta quasi un trionfo, e, per restare a questo trimestre, un’opera piccolina come Song’è Napule dei Manetti Bros (commedia, ma poliziesca) ha ottenuto risultati incoraggianti (debutta a metà aprile al 13esimo posto in sole 21 sale con una media di € 2.975 che alla seconda settimana, quando le sale diventano 36, passa a € 3.019 e piano piano, a sfruttamento ancora in corso, si avvicina ai 500 mila euro complessivi). Quindi, perché non insistere?
Dando un’occhiata ai film italiani usciti nel trimestre colpisce il numero degli insuccessi.
Partendo da fine gennaio, avrebbe tutte le carte in regola per sfondare, ma delude le aspettative, La gente che sta bene di Francesco Patierno: ironizza sulla realtà contemporanea, ha un cast di stelle nostrane (Claudio Bisio, Margherita Buy, Diego Abatantuono), e propone una situazione classica che al pubblico solitamente piace, l’inversione di ruolo, qui il ricco che diventa povero, il potente che si trova alle prese con la non sempre esaltante contingenza dell’uomo qualunque. Ecco, forse occorre partire da qui per capire come mai il film è stato un insuccesso: propone una situazione usurata. Perché, quindi, andare al cinema per vedere un film che sembra di avere già visto? Esce a fine gennaio, in un periodo piuttosto remunerativo invero, mentre spopola ancora Tutta colpa di Freud (secondo al boxoffice con più di 2 milioni di euro) e La gente che sta bene deve accontentarsi di debuttare in settima posizione con 868 mila euro in 320 schermi (media per sala discreta pari a € 2.713). Alla seconda settimana è già fuori dalla top-ten e l’incasso finale non raggiunge il milione e mezzo di euro.
Fa flop anche La mossa del pinguino, opera con cui Claudio Amendola passa dietro la macchina da presa inserendosi nel filone della commedia italiana (o all’italiana?) con un certa originalità, mostrando il tentativo di quattro malcapitati di partecipare alle Olimpiadi Invernali di Torino affrontando la disciplina del curling. Vedendo il trailer pensavo a un possibile exploit visto l’affiatamento del cast e la verve offerta dalla peculiare situazione di partenza. Invece debutta a inizio marzo al nono posto, incassando 284 mila euro in 182 sale (media per schermo modesta di 1.559 euro). La seconda settimana scende al 13° posto, con un calo negli incassi del 55%, ma perde anche un centinaio di sale. Ormai non ci sono possibilità di ulteriori allunghi, alla terza settimana è 18esimo, e alla quarta 22esimo. Bottino finale: 736 mila euro. Peccato! Non lo hanno aiutato un certo sovraffollamento di titoli italiani e probabilmente anche la data di uscita. Visto che è stato presentato a Torino 2013 in autunno, avrebbe avuto più senso farlo uscire subito, magari sfruttando l’eco mediatica del festival, oppure dal 7 al 23 febbraio in contemporanea con i giochi olimpici invernali di che si sono tenuti a Sochi, località russa situata sul Mar Nero.
Ma non riescono a imporsi nemmeno Maldamore di Angelo Longoni (13 marzo – € 552.221), Ti ricordi di me di Rolando Ravello (3 aprile – € 775.830) e Ti sposo ma non troppo di Gabriele Pignotta (17 aprile – € 405.281). Carlo Vanzina con Un matrimonio da favola fa la cinecolomba (basta vedere il trailer con qualche schiaffone roboante al traditore di turno e la canzone disco del momento per riconoscere l’approccio) che fa il suo dovere, ma senza fare davvero braccia nelle tasche degli affezionati (10 aprile – € 1.714.562).
Decisamente più ambizioso Noi 4, seconda regia di Francesco Bruni dopo il successo di Scialla!, ma il pubblico lo schiva bruscamente: esce il 20 marzo in 156 sale e nel week-end non va oltre la 13esima posizione con una media debole di € 1.463. Alla seconda settimana il calo è del 64% al 14° posto (le sale sono 124 e la media crolla a un disastroso € 624). La settimana successiva perde 109 sale e passa al 28° posto. Una vera débàcle per un incasso finale di circa 400 mila euro. Certo, una promozione più accurata, o anche solo una promozione, avrebbe potuto fare la differenza.
Migliore la risposta per l’ultima opera del compianto Carlo Mazzacurati, La sedia della felicità. Lo sfruttamento è ancora in corso (è uscito il 24 aprile), l’andamento è discreto, i cali sono contenuti, ma non pare destinato a grandi cifre. Debutta, infatti in settima posizione in 178 sale con neanche 500 mila euro. Alla seconda settimana scende di poco (-23%), ma passa al decimo. Il milione di euro diventa un obiettivo raggiungibile, ma non ampiamente superabile.
Va meglio, ma decisamente sotto gli standard del passato (pensiamo a Manuale d’amore, Italians, Genitori & Figli), la commedia di Giovanni Veronesi Una donna per amica, strapubblicizzata (tra affissioni, trailer, interviste su ogni settimanale e spottoni a Sanremo, Laetitia Casta è stata davvero onnipresente, forse troppo), ma incapace di decollare. Anche in questo caso il soggetto non brilla per originalità: potrà mai esistere l’amicizia tra uomo e donna? Ma ciò che fa la differenza non è tanto il cosa, inutile ricordare che probabilmente tutte le storie sono già state raccontate, quanto il come. Debutto a fine febbraio in seconda posizione con un milione 453 mila euro in 438 sale (media di € 3.317 grazie a una domenica particolarmente positiva). Seconda settimana di brusco calo (-52%) in quinta posizione con una media bassina (€ 1.608). Fuori dalla top-ten già dalla terza settimana (11° posto e calo del 67%) e alla quarta capitola al 21° posto. Totale di circa 3 milioni di euro. Un risultato davvero sottotono per una commedia che si poneva come blockbuster nostrano. Meglio, comunque, del più ambizioso L’ultima ruota del carro uscito in autunno, che non ha raggiunto i 2 milioni di euro.
Ma veniamo ai successi, perché nel trimestre esaminato non sono tanti ma non sono mancati.
Carlo Verdone si conferma mattatore in grado di attirare le masse e Sotto una buona stella è uno dei pochi titoli che riesce ad aprirsi un varco nella top-ten del box-office stagionale. Il film gode dell’uscita strategica a San Valentino in un periodo, tra l’altro, molto positivo per il botteghino cinematografico nazionale. Risultato: nel primo week-end incassa 4 milioni 251 mila euro, meglio di Posti in piedi in paradiso che nel marzo del 2012 esordì con 3 milioni 95 mila euro (e finì con un totale, inferiore, di 9 milioni 324 mila euro). La seconda settimana il calo è del 49%, ma la posizione è sempre la prima con 2 milioni 224 mila euro. Resta in top-ten per quattro settimane. Come mai un riscontro così positivo? I motivi possono essere tanti. Intanto Carlo Verdone è simpatico, ha ormai un posto nell’immaginario nazional-popolare ed è un comico e autore capace, come pochi, di incarnare qualità e meschinità dell’italiano medio. Una sorta di maschera tragicomica spesso irresistibile, entrato nel cuore degli spettatori. Ogni suo film è una certezza per il box-office e finora, almeno nei numeri, raramente ha deluso. Esercenti e distributori lo attendono quindi con ansia per rinvigorire le entrate. Tra l’altro la trasmissione in televisione de La grande bellezza gli ha dato credibilità anche in un ruolo drammatico. Peccato che Sotto una buona stella sia uno dei peggiori Verdone degli ultimi anni, almeno dai tempi de Il mio miglior nemico. Una commedia stanca, con un simpatico spunto iniziale che però si consuma nell’ovvio, tra stereotipi, caricature, banalità, scorciatoie narrative imbarazzanti, personaggi che non stanno in piedi. Qualche risata la strappa, ma può davvero bastare? Evidentemente sì. Ma oltre a essere stato visto è anche piaciuto? Davvero?
Sicuramente più originale e inaspettato il riscontro ottenuto da Smetto quando voglio di Sydney Sibilia, commedia apprezzata per la verve e la capacità di intercettare un sentire contemporaneo. Il debutto, in uno dei week-end più affollati dell’anno (dal 6 al 9 febbraio) è al quarto posto, con 988 mila euro in 278 sale. La media è buona, pari a € 3.553. Al week-end successivo il film scende di una posizione, ma il calo negli incassi è minimale (714 mila euro in 291 sale). Per quattro settimane resta in top-ten e fino a fine aprile in top-20. A sfruttamento ormai concluso l’incasso è di circa 3 milioni 700 mila euro. Per un’opera di debutto, senza star, davvero un ottimo risultato, raggiunto soprattutto grazie al passaparola positivo che si è instaurato.
Medusa puntava molto su Amici come noi di Enrico Lando: contrasto nord / Sud, comici che provengono dalla tv, ma l’unione della formula Checco Zalone + I soliti idioti fa scintille di breve durata. Il debutto il 20 marzo, infatti, è direttamente al primo posto, con, nel week-end, un milione 275 mila euro in 460 sale. Dimezzano gli incassi alla seconda settimana (3° posto) e alla terza settimana è già settimo, per poi finire 11esimo alla quarta settimana, con una media per sala in drastico declino (823 euro). Il totale è di circa 3 milioni di euro. Data la buona partenza ci si aspettava sicuramente di più, ma una volta esaurito il target dei teledipendenti, pochi altri si sono accodati.
Si conferma in sintonia con il pubblico Ferzan Ozpetek. Allacciate le cinture, invero una delle sue opere meno ispirate, esce il 6 marzo e parte subito bene: seconda posizione al box-office e più di un milione e mezzo di euro in 414 sale, con una buona media di € 3.777. Stessa posizione alla seconda settimana nonostante le tante nuove uscite (Need for Speed, 47 Ronin, Her, Mr. Peabody e Sherman), con un calo contenuto al -32%. Resta in top-ten per quattro settimane e finisce la sua corsa a circa 4 milioni 600 mila euro. Sui buoni risultati, migliori del precedente Magnifica presenza (3 milioni 180 mila), ha inciso sicuramente il trailer ben costruito, con il sottofondo della bellissima “A mano a mano” cantata da Rino Gaetano. Promesse di profondità, però, non mantenute.
Fa parlare, e ottiene cifre notevoli (680 mila euro) per un documentario, Quando c’era Berlinguer, di Walter Veltroni, grazie anche alla complicità della stampa che ne fa materia di dibattito. Esce il 27 marzo in 74 sale e si piazza al 9º posto del box-office, con la migliore media per sala della classifica (€ 2.881) dopo quella di Captain America – The Winter Soldier, anch’esso al debutto (€ 3.347). Fa meglio di molti film con un numero maggiore di sale a disposizione: Allacciate le cinture (184 sale), Cuccioli – il paese del vento (235 sale), Need for Speed (135 sale), La bella e la bestia (114 sale), Noi 4 (124 sale). Alla seconda settimana, caso più unico che raro, sale di una posizione in classifica (ma perde l’11% degli incassi), a causa anche della lungimiranza della Bim che, visto il riscontro positivo, aumenta il numero delle sale, che passano a 130. La media inevitabilmente cala (€ 1.483). Il fermento ha comunque breve durata e alla terza settimana il documentario scende al 12º posto.
Tra i tanti titoli che si rubano spettatori, rivolgendosi con scarso appeal alla stessa fetta di pubblico, faticano a farsi spazio le opere più piccole, forse anche più meritevoli, che avrebbero avuto bisogno di arrivare in sala con maggiore supporto, invece vengono lanciate per lo più allo sbaraglio e diventano sassolini in mezzo al mare. È il caso di TIR di Alberto Fasulo (27 febbraio – 15 mila euro), Fuoristrada di Elisa Amoruso (27 marzo – 9 mila euro), In grazia di Dio di Edoardo Winspeare (27 marzo – circa 200 mila euro), La luna su Torino di Davide Ferrario (27 marzo – circa 100 mila euro), Nottetempo di Francesco Prisco (3 aprile – circa 20 mila euro), Il pretore di Giulio Base (3 aprile – circa 50 mila euro), Corpi estranei di Mirko Locatelli (3 aprile – 21 mila euro), Nessuno mi pettina bene come il vento di Peter Del Monte (10 aprile – 30 mila euro), Piccola patria di Alessandro Rossetto (10 aprile – 77 mila euro).

Trimestre non particolarmente ricco di titoli d’essai, soprattutto di titoli in grado di imporsi nella mediocrità generale. Tre quelli che resteranno: i due capitoli di Nymphomaniac, Snowpiercer e Father And Son.
L’opera di Lars von Trier è acquistata per il nostro paese dalla Good Film che distribuisce la versione soft concepita dallo stesso regista in due parti (quella hard è lasciata ai festival e servirà per garantire le vendite dei dvd). Grazie a un eccezionale campagna marketing, che con il film ha poco a che fare (i personaggi del film ritratti durante l’orgasmo, quando nel film di orgasmi ce ne sono pochini) e a notizie centellinate ad arte, la curiosità è stimolata a dovere e garantisce al film una distribuzione in tutto il mondo. La prima parte, pardon il Volume 1, esce in Italia il 3 aprile e nel primo week-end si posiziona al quinto posto, conquistando la migliore media per sala (e sono 130) della top-ten (€ 2.562). Discreti i feriali, ma il secondo week-end il calo è notevole (-47%) e il film scende all’ottavo posto. Alla terza settimana è dodicesimo e alla quarta scende ulteriormente in 18esima posizione, mentre al nono posto arriva il Volume 2 che debutta però con numeri molto più bassi rispetto al Volume 1 (172 mila euro in 102 sale, con una media modesta di € 1.679). Alla settimana successiva il Volume 2 è già 15esimo, mentre il volume 1 passa in 23esima posizione. Ormai i giochi sono fatti e i due film sopravvivono solo nelle città capozona dove, comunque, mantengono una media più che dignitosa. A sfruttamento ancora in corso, ma con poche possibilità di ribaltare i numeri conseguiti, il Volume 1 incassa 880 mila euro, mentre il Volume 2 si ferma a 385 mila euro, a dimostrazione di come più della metà degli spettatori della prima parte non siano poi tornati per vedere la seconda. Un chiaro segno di non apprezzamento. A livello internazionale la distanza è ancora più evidente: il Volume 1 raccoglie 10 milioni 263 mila euro, mentre il Volume 2 si ferma a 2 milioni 215 mila euro. Per entrambi è la Russia ad avere gli incassi più alti, ma sono comunque cifre contenute (un milione 804 mila euro per il Volume 1 e un milione per il Volume 2). No, questa volta non è la Cina l’ago della bilancia.
Snowpiercer è già un cult, e come tale fatica un po’ a imporsi nella contemporaneità ma si farà apprezzare nel tempo. Si tratta di un progetto bizzarro, basato sulla serie a fumetti francese Le Transperceneige, con la regia del sudcoreano Bong Joon-ho, quindi il risultato è una sorta di blockbuster d’autore. Un film di fantascienza ambientato in un futuro post apocalittico in cui la fantasia regna sovrana. Negli Stati Uniti uscirà a fine giugno, mentre nel resto del mondo si è già fatto apprezzare, incassando più di 80 milioni di dollari, di cui 60 dalla Corea del Sud (è il quinto incasso del 2013), patria del regista. Il budget di 39,2 milioni di dollari (il più alto di sempre per una produzione sudcoreana) è già ripagato. In Italia l’anteprima è al Festival di Roma, mentre il debutto nelle sale è a fine febbraio, dove si posiziona ottavo con 459 mila euro e una media per sala (sono 188) dignitosa (€ 2.442). La tenuta non è un granché, infatti alla seconda settimana perde il 60% degli incassi, ma anche un quarto delle sale, e passa all’undicesimo posto. Alla terza settimana si decimano gli schermi che restano 35 e gli incassi inevitabilmente ne risentono. A fine corsa il treno di Bong Joon-ho si porta a casa circa un milione di euro. Meno delle lecite aspettative. Ne risentiremo comunque parlare.
Il vincitore del Premio della Giuria a Cannes 2013, Father and Son di Hirokazu Koreeda, affronta timidamente le sale italiane grazie alla Bim, che lo distribuisce dal 3 aprile. Le copie sono solo 11, quindi la posizione in classifica è risibile (16), ma la media per sala è prodigiosa (€ 4.822), la più alta dell’intera classifica. L’ottimo riscontro spinge la Bim ad aumentare le copie in circolazione, che alla seconda settimana diventano 53 ma, come spesso accade, la media crolla a € 1.112; gli incassi, però, aumentano del 10%. Non ha la forza di imporsi più di tanto a livello numerico (incasso finale 228 mila euro), ma resterà nei cuori di chi lo ha visto. Primo fra tutti Steven Spielberg, presidente a Cannes della Giuria che lo ha premiato e che ne ha acquistato i diritti per un remake americano. A livello internazionale il record è del Giappone, con più di 31 milioni di dollari (10° posto tra i più visti del 2013, meglio di Gravity e Iron Man 3).
Tra gli altri titoli d’essai, passano come fulmini il reduce da Venezia Tango Libre di Frederic Fonteyne (esce il 13 febbraio e incassa circa 100 mila euro), l’acclamato Prossima Fermata: Fruitvale Station di Ryan Coogler (esce il 13 marzo e incassa € 8.791) e Mister Morgan di Sandra Nettelbeck (esce il 10 aprile e incassa € 108.801), tutti distribuiti poco e male.
Delude Yves Saint Laurent di Jalil Lespert (esce il 27 marzo e incassa € 552.236), biografia patinata del celebre stilista, che nonostante più di 100 sale a disposizione, il supporto di molti settimanali che ne parlano (recensioni, però, piuttosto tiepide), non riesce a decollare e dopo il debutto, al 6° posto del box-office, scende direttamente al 12° già nella seconda settimana. Al contrario, è grande il successo in Francia (patria produttiva del film e dello stilista), con un incasso di quasi 14 milioni di dollari.
Lascia invece inaspettatamente un segno Ida di Pawel Pawlikowski (esce il 13 marzo e incassa 562 mila euro), sulla carta ostico e difficile, a partire dalla tematica affrontata (la scoperta delle proprie origini di una ragazza polacca all’inizio degli anni ’60 prima di prendere i voti) e dal bianco e nero, invece in grado di ottenere medie per sala sempre piuttosto alte (si comincia con € 2.768 in 44 sale, si continua con € 2.444 in 57 sale) e il film resta in top-20 per quattro settimane. Nonostante una fisiologica riduzione del parco sale a disposizione, poi, continua con medie per sala sempre piuttosto alte anche dopo.
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01 – SOLE A CATINELLE – € 51.929.831
02 – FROZEN – € 19.366.891
03 – CATTIVISSIMO ME 2 – € 15.963.384
04 – LO HOBBIT: LA DESOLAZIONE DI SMAUG – € 12.792.399
05 – UN BOSS IN SALOTTO – € 12.294.165
06 – THE WOLF OF WALL STREET – € 11.892.871
07 – COLPI DI FORTUNA – € 10.953.128
08 – SOTTO UNA BUONA STELLA – € 10.255.642
09 – MONSTERS UNIVERSITY – € 9.072.454
10 – UN FANTASTICO VIA VAI – € 9.054.440
I numeri parlano chiaro: nel trimestre considerato non sono usciti tanti titoli in grado di dare uno scossone alla classifica stagionale. Gli unici in grado di imporsi con incassi considerevoli sono The Wolf of Wall Street, di Martin Scorsese, e Sotto una buona stella, di Carlo Verdone, entrambi usciti tra fine gennaio e febbraio, mese dall’andamento più che positivo. A farne le spese sono Thor: The Dark World e Hunger Games – la ragazza di fuoco, che escono dalla top-ten con incassi superiori agli otto milioni di euro. La ventata d’aria fresca è data dall’uscita di due sequel e dall’entrata di due progetti originali. Gli altri titoli non fanno che consolidare le cifre raggiunte senza particolari stravolgimenti. Resta da vedere se nell’ultimo trimestre usciranno film capaci di attirare le masse. Le premesse, vista la fase calante che il mercato sta subendo, non sono delle più rosee, ma visto che l’irrazionalità impera tutto può ancora succedere. Ed è bello che sia così.

Continua l’affermazione dei contenuti alternativi per le sale cinematografiche. Per molti, anche esercenti e distributori, un’opportunità per le sale di sopravvivere all’evoluzione dei tempi, in cui il film può essere legalmente scaricato e quindi non più fruito solo in una sala cinematografica. Nell’elenco che segue sono indicati solo gli eventi che sono stati in grado di entrare nella top-ten (ad esempio non compare Amazzonia di Thierry Ragobert, perché ha sempre coperto posizioni inferiori). Nel mese di aprile soprattutto, a causa anche della debolezza dell’offerta, gli eventi capaci di entrare nelle preferenze del pubblico sono stati molti. Il record spetta a Dragon Ball Z, che in due sole giornate (1 e 2 febbraio) ha raccolto ben 922.528 euro in 292 sale, conquistando la sesta posizione dell’intero week-end (il cui conteggio comincia però dal giovedì, quindi con due giornate in più a disposizione ), battendo titoli come La gente che sta bene, I segreti di Osage County e Dallas Buyers Club, al loro debutto. Se l’idea è ottima, ormai con la digitalizzazione delle sale tutto è possibile, resta da capire perché i contenuti alternativi debbano costare più di un normale biglietto. Se la scelta è comprensibile per balletti o prime teatrali, in cui i diritti di sfruttamento sono certamente elevati e il prezzo è comunque inferiore a quello che si dovrebbe pagare per vedere l’esibizione direttamente in teatro, non si capisce bene perché per rivedere Pulp Fiction su grande schermo si debba spendere la bellezza di 10 euro, quando magari il dvd è in bella vista da anni di fianco al televisore e i costi sostenuti sono sicuramente inferiori a quelli di noleggio di un film in normale programmazione. Va bene l’evento, quindi, ma attenzione alla politica dei prezzi che potrebbe alla lunga, una volta superato l’entusiasmo della novità, produrre una disaffezione nei confronti della sala. Proxprio ciò che la politica adottata cerca di fronteggiare.
Ecco un elenco, tutt’altro che esaustivo, di alcuni degli eventi più significativi e più seguiti dal pubblico in questo secondo scorcio di stagione (dopo il titolo i dati relativi a incasso / spettatori):
1 febbraio 2014: DRAGON BALL Z – LA BATTAGLIA DEGLI DEI – € 366.414 / 45.171
2 febbraio 2014: DRAGON BALL Z – LA BATTAGLIA DEGLI DEI – € 513.308 / 64.563
4 febbraio 2014: JUSTIN BIEBER’S BELIEVE – € 203.104 / 20.420
5 febbraio 2014: JUSTIN BIEBER’S BELIEVE – € 156.359 / 15.698
17 febbraio 2014: PANTANI – € 36.943 / 3.868
19 febbraio 2014: PANTANI – € 17.582 / 1.792
11 marzo 2014: GHOST IN THE SHELL – NIGHT – € 45.948 / 4.786
12 marzo 2014: GHOST IN THE SHELL – NIGHT – € 50.340 / 5.268
19 marzo 2014: ROYAL OPERA HOUSE 2013-2014 – € 36.851 / 2.801
2 aprile 2014: GHOST IN THE SHELL: ARISE – € 57.655 / 6.078
7 aprile 2014: PULP FICTION – EVENTO 20 ANNI (RIED.) – € 49.382 / 5.358
8 aprile 2014: PULP FICTION – EVENTO 20 ANNI (RIED.) – € 49.822 / 5.196
8 aprile 2014: LA GRANDE STAGIONE LIVE 2013-2014 – € 21.848 / 1.973
9 aprile 2014: PULP FICTION – EVENTO 20 ANNI (RIED.) – € 48.088 / 4.928
10 aprile 2014: CORIOLANUS – NATIONAL THEATRE LIVE – € 18.358 / 1.794
14 aprile 2014: LEAVE THE WORLD BEHIND – € 18.164 / 1.799
15 aprile 2014: SPACE BATTLESHIP YAMATO – € 33.211 / 3.495
16 aprile 2014: SPACE BATTLESHIP YAMATO – € 40.662 / 4.308
30 aprile 2014: FRANCESCO DA BUENOS AIRES – LA RIVOLUZIONE DELL’UGUAGLIANZA – € 30.730 / 3.822

– “è un film diverso da tutto quello che è stato fatto finora” (Paolo75)
– “non possiamo che essere riconoscenti a Paolo Sorrentino per il modo in cui cerca il bello nello squallore, creando contrasti efficaci e profondi, capaci di parlare proprio attraverso la forza delle immagini” (Alice)
– “l’ego smisurato di un artista che spaccia banalità per verità”
– “le solite polemiche gratuite condannano Sorrentino alla gogna mediatica, derivanti soprattutto dall’incapacità di accettare il successo altrui. Fino a quando non sei nessuno tutti a tessere le tue lodi, appena esci dall’anonimato, o addirittura trionfi, tutti pronti a spararti!” (Pietro)
– “Al cinema sono uscito prima…mi annoiavo mortalmente…in televisione ho provato a riguardarlo, ma non ce l’ho proprio fatta” (Alex_no)
– “Io sono andata a vederlo ed a metà film volevo andarmene…quando è finito l’ho reputato un film non bellissimo e poi ho iniziato a parlarne per giorni e giorni con la mia amica e con i colleghi…Ho portato mio marito a vederlo e mi sono appagata. Poi ieri sera dovevo vedere Miele con amici ed invece siamo andati a vedere La grande bellezza…Non mi sono annoiata per niente. L’ho visto tre volte e ne parlerei ancora per molto…non ho strumenti per criticare la regia ma quel film mi ha colpita a fasi alterne su pesantezza e leggerezza…” (Cinzia Katya)
E anche per questo trimestre è tutto.
I precedenti SGUARDI DALLA SALA li potete trovare qui:
– I Trimestre stagione 2013 /2014: dal 01/08/2013 al 31/10/2013
– II Trimestre stagione 2013 2014: dal 01/11/2013 al 31/01/2014
Come sempre, per confronti, opinioni, chiacchiere, consigli, proposte, suggerimenti, l’indirizzo è: