(dal 1º febbraio al 30 aprile 2022)
ITALIA
L’uscita dalla top-10 di Me contro te – il mistero della scuola incantata, rende la classifica dei film più visti della stagione priva di un successo italiano, a dimostrazione di una crisi del prodotto nazionale incapace di recuperare terreno rispetto al pre pandemia e di ritrovare il suo pubblico. Un pubblico che ovviamente da qualche parte c’è, ma non è in sala che cerca il prodotto nazionale, perché quello che arriva gli interessa il giusto e, soprattutto, lo può recuperare altrove. Al riguardo, alcuni accordi del passato (vedi Carlo Verdone paladino della sala e poi in esclusiva su Amazon Prime) non hanno di sicuro aiutato. Sta di fatto che anche i maggiori successi italiani del trimestre non vanno oltre i 2,5 milioni di euro. Il più visto da febbraio ad aprile è l’apprezzato Ennio, il documentario di Giuseppe Tornatore su Ennio Morricone, e poco distante, intorno ai 2,3 milioni di euro, troviamo la commedia Corro da te, su cui molto si è puntato per far ripartire il mercato grazie alla presenza di Pierfrancesco Favino e Miriam Leone e alla regia di Riccardo Milani, abile confezionatore di successi (da Benvenuto presidente! a Come un gatto in tangenziale). Il film si comporta bene, ha un’ottima tenuta, cali contenuti di settimana in settimana, ma i numeri complessivi parlano chiaro: il grande pubblico si tiene ancora alla larga dalla sala. Uscito a fine aprile, Il sesso degli angeli di Leonardo Pieraccioni sembra attestarsi su numeri simili, quindi ben lontano anche dai minori successi del comico toscano (Se son rose nel 2018 ha incassato comunque 4,3 milioni di euro).
C’era una volta il crimine incassa 500 mila euro; se consideriamo che Non ci resta che il crimine, primo film della trilogia, aveva incassato 4,7 milioni di euro, la differenza di risultato non può non far pensare e ciò che si deduce è che il secondo capitolo, Ritorno al crimine, uscito solo su piattaforma streaming causa Covid, ha probabilmente abituato il pubblico a pensare che per tale tipo di prodotto non ha senso andare in sala. Del resto ad abituarsi al nuovo si fa in fretta, mentre ritornare sui propri passi è invece difficilissimo.
Tra gli altri titoli del trimestre si distingue L’ombra del giorno, con poco più di 300 mila euro che sono più dei 220 mila euro ottenuti dal precedente film di Giuseppe Piccioni, Questi giorni, nel 2016, ma sottotono rispetto alla media dei film del regista.
Inspiegabile, se non con la logica della disaffezione alla sala di buona parte del pubblico generalista (ma non solo), il rifiuto di alcuni titoli come Bla Bla baby di Fausto Brizzi (135 mila euro), Gli idoli delle donne (309 mila euro), co-diretto e interpretato da Lillo & Greg, ma anche Altrimenti ci arrabbiamo (110 mila euro), rifiutato a scatola chiusa e tacciato di lesa maestà senza che ciò si traducesse in voglia di verificare se poi fosse così davvero. Non fa centro nemmeno Occhiali neri (168 mila euro) di Dario Argento, nonostante sia di un maestro celebrato che manca dal cinema da dieci anni e il tanto parlarne dopo la presentazione alla Berlinale.
In mezzo a tanto soffrire a distinguersi sono quei film per cui i distributori, consci della difficoltà di arrivare ovunque, si sono concentrati su certe zone andando a snidare il pubblico che poteva esserne attratto. Si crea quindi un fenomeno, già riscontrato in passato, legato al successo regionale, pensiamo a Il Muto di Gallura (circa 200 mila euro) che fa il tutto esaurito in Sardegna o La ballata dei gusci infranti (circa 60 mila euro), girato nelle zone terremotate dei monti Sibillini, che concentra l’attenzione del pubblico soprattutto nelle Marche. In altri casi è la particolare cura della distribuzione a fare la differenza, come con Piccolo corpo (circa 150 mila euro), uscito in una manciata di sale e poi cresciuto nei numeri grazie a un progressivo aumento degli schermi e al circolo virtuoso del passaparola.
Nullo l’impatto mediatico del festival di Berlino per i film italiani presentati alla manifestazione: oltre al già citato Occhiali neri, arrivano nell’indifferenza più totale, nonostante un certo risalto mediatico e un’uscita strategica a ridosso del festival, sia Leonora addio (124 mila euro) che Femmina (76 mila euro).
Sotto i 50 mila euro, infine, altri titoli interessanti come Mancino naturale, Senza fine, Po, Vetro, Il legionario, Calcinculo e Giulia, ma sono arrivati davvero in poche sale.
Non fanno poi che disorientare ulteriormente i titoli che arrivano al cinema giusto quei tre giorni per incassare i contributi statali (creati per supportare il cinema in sala e non solo per far quadrare i conti) prima di essere dirottati su altri canali. Emblematico, al riguardo, il caso di Ghiaccio, debutto alla regia del cantante Fabrizio Moro, che nei tre giorni di febbraio in cui arriva debutta al primo posto e si mantiene poi in seconda posizione nei due giorni successivi arrivando a incassare 108 mila euro. Come sarebbe andata se il film fosse uscito normalmente? Che valore avrebbe adesso? Lo stesso che ha ora sperso tra decine di altri titoli in piattaforma? Oppure sarebbe in grado di distinguersi maggiormente?
OSCAR: IL MIGLIORE FILM DELL’ANNO
Accade molto spesso che il film decretato agli Oscar come migliore dell’anno finisca anche per diventare un campione d’incasso, ogni tanto finisce in top-10, spesso tra i primi 20. Anche la scorsa stagione, in cui pochi film sono usciti nelle sale e per molto tempo i cinema sono rimasti chiusi, Nomadland, tra l’altro non propriamente un’opera mainstream, è finito al 6° posto della top-10 stagionale. A conferma che gli Oscar vengono spesso vissuti come un punto di riferimento imprescindibile nell’indirizzare il grande pubblico verso la sala cinematografica e un cinema ritenuto di qualità.
Quest’anno è andata diversamente. Un po’ ha perso carisma l’Academy che sta vivendo una fase di transizione tra il conservatorismo che l’ha sempre contraddistinta e le decisioni del nuovo corso, attente formalmente all’inclusione ma contradditorie (un autogoal, ad esempio, la scelta di non premiare in diretta alcune categorie); un po’, però, anche perché gli Oscar hanno finito per premiare, ed è la prima volta che accade, lo streaming a discapito della sala cinematografica. CODA – I segni del cuore, vincitore come migliore film dell’anno, è infatti stato distribuito direttamente su Apple tv in America e da noi in streaming. Non è stato un bel segnale da parte dell’Academy, perché ha minato l’identità della sala cinematografica facendole ufficialmente perdere la sua centralità, ta l’altro in un periodo come quello attuale particolarmente delicato, in cui esercenti e distributori faticano non poco a convincere il pubblico a tornare al cinema.
Accade quindi che sull’onda dei tre Oscar conquistati, tra cui quello più importante, si decida nel nostro paese di fare uscire CODA – I segni del cuore anche al cinema. Il timing parrebbe perfetto, il film arriva infatti il giovedì dopo la proclamazione, il poster è nuovo di zecca, il titolo è stato aggiustato in modo da suonare familiare sia a chi lo conosce come “CODA” che a chi invece ne ha sentito parlare come “I segni del cuore”, insomma, tutto perfetto per conquistare un’ampia fetta di pubblico. Invece è andata diversamente. Il film, infatti, non se lo fila nessuno e a fine sfruttamento non raggiunge nemmeno i 250 mila euro. Come mai? Colpa del film? Niente affatto, il potenziale era altissimo e l’opera è più che mai trasversale, vero cinema per tutti come difficilmente accade. Allora che succede? Succede che il film arriva in sala non all’inizio del suo percorso, ma alla fine, dopo essere stato per alcuni mesi in streaming. Un altro chiaro esempio di come sia la sala a dare valore a un film, ma solo se la sala è il punto di partenza della sua vita commerciale. Se il film arriva in sala quando chi lo voleva vedere lo ha già visto e chi lo vuole vedere lo trova contemporaneamente anche in streaming, si crea una grande confusione nello spettatore. Esempio chiarissimo di come la sala abbia smarrito la propria identità, e finendo per diventare una opzione tra le altre perde la sua centralità e l’interesse che è in grado di suscitare.
Un andamento che dovrebbe essere di lezione per far capire su quale elemento far leva per riportare il pubblico in sala: allungare la finestra temporale che separa il cinema dai successivi canali di sfruttamento. La contemporanea si è già capito che è fallimentare, e infatti Warner Bros che nella stagione precedente ha fatto uscire tutti i suoi film in sala e contemporaneamente sulla piattaforma HBO Max, per questa stagione ha fatto marcia indietro ottenendo, per fortuna, risultati molto buoni (i 764,4 milioni di dollari incassati da The Batman sono lì a ricordarcelo). Vediamo se la lezione serve.
DISPOSTI A TUTTO SE L’EVENTO È QUELLO GIUSTO
Non solo cinema al cinema, ormai lo sappiamo, ma non tutti gli eventi sono uguali. Lo abbiamo visto lo scorso trimestre in cui la reunion dei protagonisti della saga di Harry Potter ha consentito di ottenere risultati impensabili attraverso la riproposizione del primo film della saga (1,87 milioni di euro in pochi giorni), cosa che, ad esempio, non è avvenuta con un altro film cult come Matrix che in tre giorni feriali non è andato oltre 55 mila euro.
La differenza è nel modo in cui si arriva all’evento: carichi come molle oppure vivendo la cosa come un’alternativa tra le altre? Nel secondo caso tanto vale restare a casa e noleggiare il film in streaming, nel primo, invece, si ha la sensazione di essere al posto giusto nel momento giusto.
In questo trimestre ha fatto flop la riedizione de Il padrino nelle sale in alcune giornate feriali (circa 30 mila euro), distribuita a corredo della riproposta della trilogia in 4K Ultra HD Blu-ray e quindi ritenuta evidentemente bypassabile.
Fa invece il pienone BTS Permission to Dance on Stage – Seoul: Live Viewing, il concerto della nota boy band sudcoreana tenutosi alla Stadio Olimpico di Seoul offline e visualizzabile contemporaneamente attraverso il live streaming online. Un vero e proprio evento rivolto a una nicchia di appassionati in grado di fare numeri importanti grazie anche a un prezzo del biglietto che si è aggirato sui 23 euro, folle per una sala cinematografica, molto più basso di un concerto live. La proposta al cinema è riuscita a raggiungere il suo pubblico che è accorso in massa agli orari fissi stabiliti riempiendo le sale per vivere l’unicità dell’esperienza. Incasso in due sole giornate di 403 mila euro che gli permette di posizionarsi al secondo posto nel box-office del secondo week-end di marzo, dopo The Batman e prima di Uncharted.
I FILM CHE SI SONO DISTINTI NELL’ARCO DEL TRIMESTRE
Sonic – Il Film 2 – € 3.681.648
Morbius – € 3.026.166
Troppo Cattivi – € 2.420.076
Belfast – € 1.673.594
Licorice Pizza – € 1.324.392
Marry Me – Sposami – € 1.067.741
The Northman – € 847.445
Spencer – € 814.456
Il Ritratto Del Duca – € 806.518
The Lost City – € 777.128
Moonfall – € 572.848
Finale A Sorpresa – € 482.951
Ambulance – € 406.726
Hopper e il tempio perduto – € 405.698
Una vita in fuga – € 422.842
Appartengono a questa sezione quei film che non rientrano in ricchi franchise (a parte Sonic 2 che stupisce in positivo e Morbius, personaggio Marvel in versione Sony, che invece delude) e che sono riusciti a distinguersi nell’arco del trimestre. Tra questi di tutto un po’. Ci sono i film di cui si è a lungo parlato nella stagione dei premi, ma se Licorice Pizza e Belfast riescono ad aprirsi un varco dignitoso nell’indifferenza che regna sovrana verso tutto ciò che non è saga fantasy o supereroi, da Spencer invece, considerando personaggio trattato, risalto mediatico, Kristin Stewart candidata all’Oscar e la ricca distribuzione in più di 400 sale, era lecito attendersi qualcosa di più. Ma l’andamento del film di Pablo Larraín è soft ovunque: solo 7 milioni di dollari negli Stati Uniti, a fronte di una distribuzione in 1.265 sale, e solo 23,6 milioni di dollari in tutto il mondo, insufficienti a coprire il budget di 18 milioni di dollari. Ma ci sono anche i film dedicati al target family, restio a ritornare in sala nel post pandemia e ora un pochino più propenso, lo dimostra l’ottimo incasso di Sonic 2, il buon andamento dell’animazione Dreamworks di Troppo cattivi e la discreta prestazione di Hopper e il tempio perduto. Tra gli altri si distingue in positivo Il ritratto del duca, che nei festivi rialza la testa per più settimane, mentre la commedia con Jennifer Lopez Marry Me – Sposami, nonostante sia più che riuscita e perfetta per San Valentino, stenta parecchio, anche oltreoceano. Fortuna per lei è costata solo 23 milioni di dollari, quindi l’incasso mondiale di 49,6 milioni di dollari ne consente già un pareggio con il solo theatrical.
Moonfall e Ambulance fanno flop anche da noi, come più o meno ovunque: il primo incassa globalmente 44,1 milioni di dollari a fronte di un budget di 140 milioni di dollari, il secondo è invece finora a quota 50,7 milioni di dollari, comunque insufficienti a ripagare il budget di 40 milioni di dollari (ricordo che il 50% degli incassa va mediamente agli esercenti).
Su The Northman e The Lost City, per ora sottotono, e Finale a sorpresa, d’essai più trasversale di altri e per ora dal discreto andamento, inutile pronunciarsi perché sono usciti alla fine del trimestre, quindi ancora in programmazione.
GLI ALTRI IN PILLOLE:
C’mon C’mon – € 306.549
Lizzy E Red – Amici Per Sempre – € 270.201
Lunana – Il villaggio alla fine del mondo – € 262.309
La figlia oscura – € 251.658
After Love – € 244.220
Belle – € 234.780
Tra due mondi – € 179.603
Cyrano – € 128.701
Jackass Forever – € 121.485
Flee – € 105.943
Stringimi forte – € 103.553
Eddie & Sunny € 103.043
Parigi, tutto in una notte – € 92.879
Il male non esiste – € 91.806
Parigi, 13 Arr. – € 82.446
Full Time – Al cento per cento – € 62.269
Open Arms – La legge del mare – € 61.105
Gli occhi di Tammy Faye – € 57.032
Lamb – € 54.051
Il discorso perfetto – € 52.831
Un figlio – € 44.292
Beautiful Minds – € 39.480
Seance – Piccoli omicidi tra amiche – € 37.949
Un altro mondo – € 35.385
Ali & Ava – Storia di un incontro – € 34.898
L’accusa – € 32.261
La promessa – Il prezzo del potere – € 18.909
Storia di mia moglie – € 18.450
Memory Box – € 15.145
Il peggior lavoro della mia vita – € 13.982
Sundown – € 10.226
Voyage Of Time – Il cammino della vita – € 8.231
Una madre, una figlia – € 7.950
Red Rocket – € 6.379
I titoli dai minori incassi devono generalmente il loro esito a una distribuzione limitata, in poche sale mirate, ma non è sempre così. Ci sono anche casi in cui la distribuzione è stata generosa, per dire Belle arriva in 260 cinema, il vincitore del premio del pubblico alla festa di Roma, Open Arms, in 214 sale, quindi occorre fare i dovuti distinguo.
Trai casi da segnalare in positivo sicuramente quello di Lunana, il film bhutanese a sorpresa candidato agli Oscar e distribuito con grande cura, inizialmente in una manciata di sale che sono poi gradualmente aumentate insieme al passaparola del pubblico che lo ha portato ad avere incassi crescenti, o in leggero calo, anziché discendenti. Tra quelli in negativo, per restare in zona Oscar, La figlia oscura, di cui si è parlato fin dalla sua presentazione al festival di Venezia, pluripremiato nel corso della stagione, con alle spalle un romanzo di Elena Ferrante. L’opera prima di Maggie Gyllenhaal raggiunge 170 cinema ma finisce, pur partendo da premesse decisamente più solide, per incassare meno del piccolo Lunana.
Dispiace poi il flop di Cyrano, poco visto ovunque (solo 6,3 milioni di dollari a fronte di un budget di 30 milioni di dollari) nonostante le lodi della critica e da noi con l’ulteriore “svantaggio” di essere una reinterpretazione della commedia di Edmond Rostand in chiave musical, genere verso cui lo spettatore italiano nutre particolari resistenze.
Da dimenticare anche l’esito di Gli occhi di Tammy Faye, penalizzato da vari fattori (storia molto americana, riuscita così così), ma pur sempre il film che ha consegnato a Jessica Chastain il suo primo Oscar. Tra gli aspetti che hanno inciso in negativo sugli incassi anche il fatto che a beneficiare dell’Oscar, consegnato il 28 marzo, sia stato lo streaming, infatti l’uscita in sala è stata il 3 febbraio, mentre l’arrivo su Disney+ il 23 marzo. Occorre aggiungere altro?
Tanto il cinema francese presente tra le proposte d’essai del trimestre, commedie tout court (Il discorso perfetto, Il peggior lavoro della mia vita, Beautiful minds) ma anche più marcatamente autoriali e specchio di una contemporaneità problematica (Parigi, tutto in una notte, Parigi, 13 Arr., Full Time – Al cento per cento), polpettoni (Storia di mia moglie), opere con grandi star d’Oltralpe (La promessa – Il prezzo del potere), film drammatici (Tra due mondi, Stringimi forte, Un altro mondo, L’accusa), ma quasi sempre buttati lì senza troppo preavviso e incapaci di agganciare il loro pubblico, soprattutto di rendersi riconoscibili tra le mille opportunità.
Un’ultima considerazione: perché fare uscire nello stesso periodo film con titoli simili? Siamo sicuri che chi voleva vedere Tra due mondi non sia invece incappato in Un altro mondo? Ma ci sono anche Una madre, una figlia e Un figlio e pure Parigi è gettonatissima (Parigi, tutto in una notte e Parigi, 13 arr. ). Già è difficile farsi notare, se poi si genera confusione il pasticcio è servito.
IL BARO-METRO: SGUARDI DALLA SALA (03/21_22) – PARTE 1