Baro-metro

IL BARO-METRO: SGUARDI DALLA SALA (01/22_23) – PARTE 1

(dal 1º agosto al 31 ottobre 2022)

La nuova stagione comincia all’insegna di un cauto ottimismo, o pessimismo, a seconda delle proprie inclinazioni personali e di come si vede il bicchiere riempito a metà. Non ci sono infatti significativi e incoraggianti passi avanti nei numeri e purtroppo il confronto con il periodo pre Covid è ancora pesantemente impari, con circa il 50% di chi andava al cinema che non è tornato in sala. Sarebbe però miope non riconoscere in mezzo all’oggettività dei dati statistici una voglia di cinema. Solo che, e non solo a causa del Covid, stiamo vivendo una fase di cambiamento delle nostre abitudini e dal rimescolo generale, tutt’altro che definitivo, le sale cinematografiche ne stanno uscendo penalizzate. I motivi li abbiamo più volte analizzati: la tendenza a “eventizzare” le proprie uscite di casa, la ritrosia di alcuni target (il pubblico adulto e le famiglie) a tornare in sala nel post pandemia, a cui si deve aggiungere il meteo particolarmente mite, quasi estivo, che ci ha accompagnati fino alla fine del mese di ottobre. Ma non è tutto.

Bisogna infatti considerare altri due elementi: la quantità enorme di sport in tv e lo spostamento in avanti del prime time televisivo. Per quanto riguarda lo sport, l’Italia è un paese di calciofili, la maggioranza della popolazione se può non si perde una partita e l’offerta televisiva negli ultimi anni si è moltiplicata in modo esponenziale; in pratica non c’è giorno in cui non si possa vedere la competizione di un qualche campionato che pare imprescindibile. Ed è così anche per altri sport come basket, tennis, nuoto, Formula 1, ecc. Diretta conseguenza: poco tempo per fare altro, figurarsi andare al cinema.

Lo spostamento del prime time televisivo, con lo slittamento della prima serata dalle 20.30, di un tempo non troppo remoto, alle 21.45 attuali, può sembrare fuori tema, ma è indicativo di un mutamento delle abitudini e dello stile di vita. Si lavora di più o, meglio, in modo diverso, con turni, smart working e orari che hanno cambiato il modo di collocarsi nell’arco delle 24 ore, di conseguenza le priorità. Si arriva quindi a casa agli orari più disparati e si pranza e cena non per forza alle ore canoniche. Chi fa sport o ha figli che fanno sport si ritrova a cenare minimo tra le 20.30 e le 21. Come riuscire a incastrare il cinema in tutto ciò? Difficile, molto difficile. Il vero cambiamento offerto dalle piattaforme streaming è soprattutto questo: fruire di un film quando si riesce, senza l’obbligo dell’orario fisso, del correre perché non si arriva in tempo, dell’appuntamento inderogabile. Anche chi ama il cinema finisce quindi per mettere il grande schermo e il piacere della condivisione in secondo piano, perché tanto il film prima o poi lo si vede lo stesso e quando invece si decide di uscire di casa è perché c’è un’occasione speciale, un qualcosa che accade solo in quel momento e, se si perde, si perde l’evento e non si può più recuperare. Sotterraneo a questo modo di vivere e vedere le cose c’è sicuramente un maggiore individualismo. Ci siamo abituati a essere il centro del mondo, sono le cose che ci devono ruotare intorno e non viceversa, altrimenti cerchiamo alternative.

Per quanto riguarda le piattaforme, per alcuni da demonizzare, per altri da difendere, la situazione è più complessa di una sentenza frettolosa. Hanno certo reso l’offerta più ampia e la concorrenza maggiore, ma sono state molto supportate come alternativa al cinema da alcune scelte specifiche, come quelle di alcuni beniamini del pubblico (sì, proprio quelli che fanno spottoni a favore del cinema in sala) di bypassare le sale per uscire direttamente in streaming. Film dopo film passati direttamente in piattaforma, anziché in sala, si è creata l’idea che per alcuni generi cinematografici, come la commedia, ma anche il thriller, sia sufficiente sedersi sul divano e affidarsi al telecomando. In tal senso alcune major hanno avuto ripensamenti rispetto al 2021 e all’era Covid, altre invece no:

  1. c’è chi, come Warner Bros, ha fatto passi indietro, riconoscendo l’importanza determinante del cinema in sala come primo fondamentale anello della catena, in grado di dare valore aggiunto ai passaggi successivi. Se, quindi, tutto il listino 2021 è andato in contemporanea sia in sala che in streaming, per il 2022 è andata diversamente e si è riconosciuto il ruolo centrale e prioritario della sala cinematografica; tutto ciò ovviamente non in nome di un ideale o perché alla Warner Bros siano tutti benefattori, ma sempre per fattori economici, perché un film che esce prima in sala e poi su altri canali acquisisce un valore che altrimenti viene disperso e, per dirla in rapida sintesi, frutta di meno;
  2. c’è invece chi, come Disney, sta sostenendo prevalentemente la piattaforma attraverso decisioni miste (con uscite a volte in sala, ma dopo pochissimo in streaming, e altre volte direttamente in streaming) che creano prima di tutto confusione e poi impoveriscono il prodotto (soprattutto quello non particolarmente atteso), generando alla lunga un’inevitabile disaffezione nei confronti della sala cinematografica, perché “tanto tra poco arriva in piattaforma!”; una scelta in teoria ragionata con strategie diverse a seconda di ogni singolo film, ma nella pratica poco lungimiranti.

Tra l’altro anche le piattaforme stanno vivendo la loro prima vera crisi, con risultati economici non sempre soddisfacenti, anche rispetto alle tiepide previsioni (i servizi di streaming della Disney hanno perso 1,47 miliardi di dollari lo scorso trimestre, più del doppio della perdita rispetto all’anno precedente) e la sensazione è che si stia raggiungendo una sorta di saturazione (troppa roba da vedere, fermate il treno voglio scendere!) che renderà l’utente, cioè noi, sempre più selettivi su cosa sottoscrivere e cosa invece disdire o non considerare. Ma i tempi per un’analisi razionale non sono maturi, perché quel periodo lo stiamo vivendo.

In attesa di capire la direzione che prenderemo, vediamo com’è andata nei singoli mesi del I trimestre della nuova stagione cinematografica. Ricordo, come al solito, le preziose fonti: Cinetel, Cineguru, Boxofficemojo, Anec, Cinema in sala e l’esercente Flavio Baldoni. Gli incassi sono al 31 ottobre 2022 e sono specificati tra parentesi dopo il titolo del film o nei riquadri riepilogativi.

AGOSTO

Il mese di agosto segna percentuali positive negli incassi rispetto al 2021 (+14,37%), ma rispetto al pre Covid il rosso è ancora significativo (-57,64%). L’entusiasmo è tutto per Minions 2 (€ 14.697.494) che è l’unico titolo a superare i 10 milioni di euro di incasso e il milione di presenze (addirittura i due milioni), ma rispetto a Minions perde per strada circa nove milioni di euro. Dietro di lui, purtroppo, il vuoto. A deludere è soprattutto l’atteso Nope (1,1 milioni di euro), che funziona solo negli Stati Uniti (123,2 milioni di dollari, il 72,2% del totale), mentre Crimes of the Future (662 mila euro) supera le attese nel nostro paese, ma mel complesso è un flop (budget di 27 milioni di dollari e incassi globali di appena 4,5 milioni di dollari). Disastro, invece, per Il pataffio che arriva fiducioso in più di 270 sale ma incassa solo 128 mila euro.

SETTEMBRE

Il mese di settembre è particolarmente debole, escono tanti film, ma davvero pochi sono in grado di Intercettare il grande pubblico. A mancare sono soprattutto i blockbuster e a risentirne è un po’ il mercato cinematografico di tutto il mondo, America in primis. Incassi quindi in calo non solo sul 2019 (-58,89%), ma anche sul 2021 (-2,86%). Come al solito arriva l’ondata dei film provenienti da Venezia, ma gli unici a distinguersi sono il chiacchierato Don’t Worry Darling (2 milioni di euro), che benificia di un indotto extra cinematografico (dalle bizze di Florence Pugh ai presunti sputi di Harry Styles), e Il signore delle formiche (1,6 milioni di euro). Tra gli altri, fa il suo dovere di film medio Bullet train (2,8 milioni di euro), mentre l’unico titolo capace di trasformarsi in evento è la riedizione di Avatar che riesce nella non facile impresa di incassare 3 milioni di euro, accentrando per un paio di week-end l’interesse del pubblico. Significativo anche il risultato per l’animazione giapponese di Dragon Ball Super: Super Hero (€ 1.458.922), desta poi qualche curiosità il Maigret di Patrice Leconte (€ 728.546), mentre L’immensità di Emanuele Crialese non buca l’indifferenza dei più (€ 846.810). Non decolla Memory (€ 498.484), appartenente al genere “LiamNeeson”, invero un po’ in declino, forse per sovrabbondanza di offerta, mentre la commedia Brian e Charles proprio non se la fila nessuno (€ 81.430).

Buoni i risultati dell’iniziativa “Cinema in Festa”, con cinque giornate (dal 18 al 22 settembre) a prezzo ridotto (3,5 euro) che hanno attirato 1.135.893 spettatori: +317% rispetto allo stesso periodo della settimana precedente e +123% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Agire sulla leva del prezzo non è la soluzione per far ritornare il pubblico in sala, ma ricordare ogni tanto agli smemorati che il cinema esiste, e tutto sommato è una bella esperienza, può essere un incentivo per poi ritornarci.

OTTOBRE

L’assenza di titoli forti continua a penalizzare un mercato che naviga a vista in cerca dell’evento che non c’è. A risentirne è purtroppo l’oggettività dei numeri che esce sconfitta sia dal 2021, che allunga le distanze (-16,7%), che dal 2019 (-54,45%). È un mese discreto per il cinema italiano grazie al buon riscontro per Il colibrì (2,4 milioni di euro), Siccità (1,6 milioni di euro) e Dante (1,5 milioni di euro), che beneficia anche di numerose proiezioni per le scuole. La parte del leone la fa però Dwayne Johnson grazie a Black Adam (€ 3.647.558), ma i 326,1 milioni di dollari raccolti finora in tutto il mondo non sono sufficienti a ripagare con il solo theatrical il budget monster di 195 milioni di dollari; in proporzione, pur non facendo scintille, va molto meglio il ritorno della coppia George Clooney / Julia Roberts con Ticket to Paradise (2,3 milioni di euro) che, grazie anche a un budget di “soli” 60 milioni di dollari, con un incasso globale di 140,3 milioni di dollari svolge perfettamente la sua funzione di operazione commerciale.

Halloween Ends (2,06 milioni di euro), capitolo conclusivo della nuova trilogia dedicata allo spietato assassino Michael Myers, finisce per dare il meglio di sé proprio ad Halloween, ma soprattutto in America delude parecchio e dopo un debutto sottotono rispetto alle previsioni (parliamo comunque di 40 milioni di dollari), alla seconda settimana è già fuori dal podio e perde addirittura l’80% degli incassi. Jamie Lee Curtis è sicuramente l’attrice del mese, presente sugli schermi anche con Everything Everywhere All at Once (€ 516.927) che da noi, però, non attecchisce, a differenza degli U.S.A. in cui ha spopolato con un incasso di 70 milioni di dollari, e dove lo ha aiutato la quasi contemporanea con Doctor Strange e il multiverso della follia di cui è il contraltare indy. Non conquista il pubblico nemmeno il modesto Omicidio nel West End (€ 598.536), mentre La ragazza della palude (€ 272.616) viene proprio completamente ignorato, cosa che lo accomuna a un altro thriller, però italiano, Io sono l’abisso di Donato Carrisi (€ 198.574). Qualche segnale di speranza si ha solo grazie ad Amsterdam e Smile. Il primo è un floppissimo in U.S.A. (14,8 milioni di dollari per un film dal budget di 80 milioni di dollari sono un vero disastro), mentre nel nostro paese, grazie soprattutto al cast all star, riesce comunque a raggiungere e superare (nel mese di novembre) il milione di euro. Il secondo parte come horror sovrapponibile a mille altri, ma ha una tenitura lunghissima (esce a fine settembre e per tutto il mese di ottobre resta in top-10), conquista posizioni anziché perderle e si avvicina ai 2 milioni di euro (e in U.S.A. ai 100 milioni di dollari). Li supererà entrambi in novembre.

BOX OFFICE DAL 1° AGOSTO AL 31 OTTOBRE 2022

Posizione – Film – Incasso – Presenze

1      MINIONS 2 – € 14.697.494 – 2.174.647

2      BLACK ADAM – € 3.647.558 – 504.410

3      AVATAR (RE-RELEASE 2022) – € 2.999.620 – 425.690

4      BULLET TRAIN – € 2.803.595 – 436.348

5      IL COLIBRI’ – € 2.425.300 – 369.131

6      DC LEAGUE OF SUPER-PETS – € 2.335.439 – 398.115

7      TICKET TO PARADISE – € 2.302.695 – 332.130

8      HALLOWEEN ENDS – € 2.062.629 – 278.464

9      DON’T WORRY DARLING – € 2.026.584 – 326.366

10    SMILE – € 1.778.130 – 240.205

Confrontando le prime dieci posizioni di questa stagione con lo stesso periodo dell’anno scorso, mancano all’appello 7,7 milioni di euro. La differenza è nell’assenza di titoli forti, aspetto che purtroppo ha caratterizzato in modo determinante questo primo trimestre in tutto il mondo. Se infatti nei primi mesi della stagione 2021/2022 erano arrivati titoli come No Time to Die, Dune, Venom 2, Fast & Furious 9, capaci di fare numeri importanti attirando un pubblico anche occasionale, in questo inizio stagione, dopo Minions 2, e solo in parte Black Adam, è il vuoto. Se ne deduce una cosa: il cinema medio è linfa vitale per la sala cinematografica, ma non è sufficiente per garantirne la sopravvivenza. Ci vogliono anche blockbuster, quindi film dal grande impatto commerciale, molto pubblicizzati e attesi. Non abbiamo scoperto nulla di nuovo, ma è importante rimarcarlo: un risultato ottimale è dato dall’equilibrio tra cinema mainstream e cinema medio. Solo l’impasto che ne deriva può garantire la sopravvivenza dell’esercizio cinematografico.

Il genere più forte risulta essere in questo trimestre l’animazione, con due titoli: Minions 2, che però è trasversale e in grado di attirare un pubblico vario, e DC League of Super-Pets (a proposito di quest’ultimo, ma si può intitolare un film a target family in modo così complicato?). A cavarsela discretamente è però anche l’horror, grazie a due titoli: uno che si difende pur facendo peggio del previsto (Halloween Ends), l’altro che invece supera decisamente le aspettative (Smile, che a livello globale, con un incasso di 210,3 milioni di dollari, ha più che decuplicato il budget di 17 milioni di dollari).

Sul grande successo della riedizione di Avatar pesa il sospetto che più di uno spettatore pensasse fosse già il secondo capitolo e non la riproposizione del primo, comunque l’operazione refresh ha funzionato e pone basi solide per l’arrivo di Avatar – La via dell’acqua il 14 dicembre.

Operazione commerciale perfettamente riuscita anche quella di Bullet Train che, grazie al carisma di Brad Pitt e alle piroette perfettamente coreografate da David Leich, incassa globalmente 239,2 milioni di dollari, a fronte di un budget tra gli 85 e i 90 milioni di dollari, ottenendo riscontri più che discreti in tutto il mondo: 103,3 milioni di dollari negli Stati Uniti e 135,9 milioni di dollari nei mercati extra americani.

Funzionano ovunque anche Ticket to Paradise, di cui abbiamo già parlato analizzando il mese di ottobre, e anche Don’t Worry Darling (budget 35 milioni di dollari, incasso mondiale 86,6 milioni di dollari).

Grande assente il cinema italiano, presente con un solo titolo, Il colibrì, fuori dal podio e con numeri non certo da capogiro, ma salutato come un successone, ma ne parleremo più approfonditamente nella pagina successiva.

A seguire:

IL BARO-METRO: SGUARDI DALLA SALA (01/22_23) – PARTE 2

Buona lettura.