
TRAMA
Ilan è un noto docente di astrofisica dell’università di Haifa, ha una sessantina d’anni ed è sposato con Naomi, una ventottenne illustratrice di libri. Incline al sospetto, scopre di essere tradito.
RECENSIONI
E un film alquanto ambizioso quello di Eitan Zur, puntando a parlare di attualità (lIsraele, oggi) attraverso il genere, ampliando lo spettro a comprendere anche un discorso metaforico; lastrofisico, infatti, spiegando ai suoi allievi la teoria del disco di accrescimento dimostra di sapere come si sviluppa lattrazione tra una vecchia e una nuova stella, ma ciò non gli permette di controllare la sua intima situazione: ecco allora che il protagonista, geloso della bella e giovane moglie Naomi, sospettandone il tradimento e scoprendolo, asseconda un insano istinto e fa vincere lirrazionalità, uccidendo lamante-rivale.
Stante questa premessa, lo svolgimento punta tutto sul rapporto tra marito e moglie alla luce di ciò che lui sa e ciò che lei potrebbe scoprire, risvolto che si ripropone nella relazione amicale tra il professore omicida e il suo amico commissario, chiamato a indagare sul delitto. La constatazione di questo gioco di reciproci sondaggi di terreno diventa un rimpiattino psicologico in cui è decisivo recitare bene, la tattica diviene fondamentale e la prudenza la prima regola. Attorno a questo nucleo noir, fortemente chabroliano, vorticano altri personaggi (tra cui la madre-padrona, paradigma della letteratura ebraica il film è tratto da un romanzo della sceneggiatrice Edna Mazya , figura cui si demandano i soli squarci di ironia della pellicola, che copre il figlio e determina, con un colpo di coda, il finale della faccenda) che arricchiscono la gamma di implicazioni, riflettendosi, queste relazioni, sul nucleo centrale del film: il menage coniugale divorato da due opposti dilemmi, alla luce del futuro arrivo di un figlio che - i due lo sanno, ma non se lo dicono reciprocamente - è dellamante.
Il film se dispone di una solida base narrativa (luomo normale proiettato in una situazione estrema e pericolosamente fuori dallordinario) non riesce a farsi forte del grosso potenziale di aspettativa che scaturisce da vicende sempre sul punto di precipitare e che vedono puntualmente rinviare il momento della resa dei conti, e questo per la debolezza della scrittura che in più frangenti sembra troppo presupporre e per una regia poco vivace e ripiegata su un tono dimesso che annichilisce la tensione. Il regista, al debutto cinematografico, dimostra una certa dimestichezza col registro psicologico, avendo diretto alcuni episodi della serie Be Tipul (da cui la HBO ha tratto In treatment), ma, pur facendo lodevolmente affidamento su una dialogica quotidiana, studiatamente poco significativa, e su un registro visivo asettico, non riesce mai a riconsegnare il significato profondo delle situazioni ritratte, il senso di colpa di Ilan, la spietata risolutezza della madre, il tormento ambivalente di Naomi rimanendo, queste, sì intuibili, ma risolte in abbozzi distanti e sbiaditi.
