TRAMA
Yorkshire, 1983: i migliori alunni della scuola sono stati formati da un eccentrico professore omosessuale, amante della poesia e dell’arte. Ma per far sì che passino le selezioni per Cambridge e Oxford, il preside assume un giovane che insegni loro anche l’opportunismo.
RECENSIONI
Hytner torna al commediografo Allan Bennett (La Pazzia di Re Giorgio) ma il sodalizio non brilla come quello storico inglese fra Anthony Asquith e Terence Rattigan e i loro “film a scuola” (Addio Mister Harris, Tutto mi Accusa). Interpreti e dramma (rappresentato due anni prima a teatro con la stessa troupe) sono potenzialmente superiori, ma sceneggiatura e regia sbagliano spesso i registri e, fra tanta (troppa) carne al fuoco, si passa dalla riflessione arguta in bella scrittura alla macchietta più banale. La dissonanza contempla, da un lato, personaggi come il preside opportunista e (ma?) comico o il fanatico religioso professore di educazione fisica, più qualche situazione al limite del goliardico (la recita in mutande); dall’altro lato c’è la figura del grasso professore “molestatore” d’alunni e (ma!) tenero (troppo, fino all’indulgenza), varie situazioni melodrammatiche, qualche lirismo (citando Hardy). Lo spessore è sempre a rischio di inconsistenza, per esiguità di battute sagaci o per dovizia di allegorie forzatamente brillanti, a specchio di questi alunni che “devono” apparire dotati. La sfida fra Antico e Moderno, fra Essere e Avere, fra Contemplazione e Utilitarismo, fra Verità e Stravaganza è sottintesa e colpisce (per questo) nel segno; mettendo la sordina, si suggerisce anche l’assenza di fobie e pregiudizi negli alunni per le “toccate e fughe” del professore, ma qui qualcosa in più (affinché tutto risultasse più credibile) si doveva dire. Passando di palla in frasca (c’è posto anche per uno sfogo femminista), agli autori infine interessa solo la tematica omosessuale (grottesca/esagerata in certe concidenze, ridicola in certe effusioni) e si smarriscono argomenti più eccitanti, neanche volutamente, ma per singhiozzo dovuto a ridondanza. In linea il finale: non si cavalca il pathos della tragedia (off), ma s’insiste sulla commozione. Hic!
