HEART’S BOOMERANG

La storia è quella di un uomo al quale viene diagnosticato un problema cardiaco per il quale il suo cuore potrebbe fermarsi da un momento all'altro. La sua vita inspiegabilmente non prende nessuna piega, in una lentezza primordiale e catatonica. Il film si apre e si chiude con una lunghissima e algida visione dello skyline moscovita.
Costruito su lunghi silenzi cui si aggiungono scene a volte enigmatiche e con una regia quasi ieratica, Heart’s Boomerang riesce a tratti a dipingere un ritratto della condizione di dead man walking di un personaggio, uno status ampliabile del resto a tutta la città in cui si trova a vivere. Lo spettatore guarda la vita di un attore che guarda il film della sua vita, dove tutte le piccole azioni quotidiane diventano gesta eroiche da fissare/ricordare dopo essere state viste/vissute. I suoi continui spostamenti diventano una via crucis insensata (perché il viaggiare del protagonista non ha destinazione, ma è solo funzionale al suo lavoro), priva di un qualsiasi appiglio. Si ha il senso di un costante attraversamento senza finalità ben precise, un non-senso che l’approssimarsi della morte svela nella sua immediatezza; la descrizione di un mondo inconsapevolmente prossimo alla morte in cui Mosca non è semplicemente lo spazio in cui si svolge l’azione, ma il luogo/contenitore delle solitudini espresse dai personaggi (la forma-metropoli come luogo di alienazione sociale).
Il film manca di svolte interessanti a livello narrativo e linguistico quasi si cercasse una eccessiva tensione formalizzante sfociata e sottolineata da una gestione narrativa non del tutto risolta. Khomeriki ha affermato che voleva mostrare un personaggio apparentemente calmo e apatico, ma con un inferno dentro, però guardando Serdca Bumerang questo non si avverte, forse perché manca pathos e una buona dose di dinamismo strutturale.