GARPASTUM

Anno Produzione2005

TRAMA

San Pietroburgo, 1914. La Russia Imperiale è al collasso. La Prima Guerra Mondiale è all’apice e di lì a tre anni la rivoluzione porrà fine all’epoca degli zar. Quattro ragazzi decidono di fondare una squadra di calcio. Due di loro, Andrey e Nikolay, sono fratelli. Orfani di madre e con il padre gravemente malato, vivono con lo zio. Andrey ha una relazione con una donna ricca, ma presto la guerra e la rivoluzione porranno fine ai loro sogni, così come ai sogni di gloria della squadra di calcio.

RECENSIONI

La Rivoluzione russa, e il pubblico pure

Nella San Pietroburgo del 1914 si racconta l'amicizia di quattro ragazzi e la passione comune per il gioco del calcio (da qui il titolo criptico che è la traslitterazione russa dal latino harpastum, cioè palla da gioco). Due di loro sono fratelli e coltivano il sogno di costruire un campo da gioco e di dare vita a una vera squadra di calcio, ma per l'acquisto del terreno si immischiano con la persona sbagliata. A porre fine ai loro sogni ci penserà comunque la storia, con l'avvento della rivoluzione nel 1917. Al suo secondo film il russo Aleksey German Jr. dimostra padronanza della macchina filmica, ma costruisce un film che pare concepito a tavolino per compiacere la sonnecchiante platea di un festival. È la forma l'aspetto più rilevante della pellicola, con immagini virate in seppia che danno costantemente l'idea di scorrere tra le mani vecchie fotografie d'epoca; così come è altamente evocativa la scia polverosa lasciata dalla nebbia, che riempie spesso le inquadrature e si rivela determinante nella creazione di un'atmosfera d'altri tempi, tra il malinconico e l'ineluttabile. Se la cornice ha un suo arcano fascino, e sottintende un lavoro molto accurato, il quadro convince meno. La sensazione costante è di non riuscire ad appropriarsi dei protagonisti del racconto che amano, corrono, sognano, muoiono, senza lasciare alcuna traccia nelle emozioni. Colpa di una piattezza d'insieme che deriva sia dalla scansione poco incisiva degli eventi che dalle caratterizzazioni incolori. Anche i dialoghi non funzionano e risultano spesso più maturi dei personaggi, con frasi artificiose che cercano l'effetto ma incappano nell'inadeguatezza. Così come è la noia ad accompagnare le lunghe sequenze del gioco a calcio e le mortifere, quanto insistite, scene di sesso (lui la prende da dietro, lei intanto si accende una sigaretta).

Garpastum è la denominazione dell’antico gioco spartano che si ritiene antenato del nostro calcio e proprio il calcio è ciò che consente ai due fratelli protagonisti di scampare alle follie  dell’epoca che stanno vivendo, consegnandosi anima e corpo alla passione agonistica. Anche da soldati (il bel finale) il loro incontro verrà segnato dal pallone, dalla ripresa istantanea di un sogno che pone di nuovo in primo piano giovinezza e voglia di vivere e relega l’orrore bellico sullo sfondo: gli ideali non muoiono anche quando il mondo va a picco.
Oggetto strano questo film: indubbiamente ben girato, con una fotografia virata che tende a conferire alle immagini un’aura quasi mitologica, décor sopraffino, cura maniacale del dettaglio, un racconto ellittico frammezzato dalle lunghe sequenze dedicate alle partite di pallone, personaggi ben caratterizzati, situazioni colte in media res, sviluppi mai sottolineati per mantenere costante il senso oppressivo del presagio di un nero futuro, nessuna forzatura sullo sguardo che rimane attaccato a un quotidiano che viene ritratto in modo veristico; eppure l’impressione di essere di fronte a un quadro che si bea della sua eleganza e se ne accontenta non ci abbandona mai. E alla fine l’impatto con l’assurdità della guerra, un fantasma che aleggia lungo tutta la pellicola, arriva dopo un paio di orette di ibernante noia.

Noi Russia(mo)

Affresco storico di corto respiro che pretende di sollevare attenzione per il solo fatto, in sé, di essere “russo”, appartenente ad una cinematografia negli ultimi anni inspiegabilmente alla ribalta (non occorre citare il controverso IL RITORNO). In questo film non accade nulla (di nuovo): figure si muovono su sfondo approssimativo, tutto è stereotipo (un padre malato, due fratelli: uno parte per il fronte, l’altro preferisce copulare con un’attrice fallita), la narrazione lenta ed incartata su sé stessa imprime un ritmo da ninnananna che rende interminabili queste due ore di tortura. Neanche orribile in sé (tranne la clamorosa scena scult di lei che, placidamente scopata da dietro, succhia una sigaretta davanti allo specchio) GARPASTUM è un film invisibile decente solo nella premessa, piuttosto malgirato soprattutto nelle parentesi calcistiche (pura confusione in cui non si distinguono i personaggi), che evoca involontariamente la situazione della Russia di quegli anni: un film (un Paese) scolorito allo sbando.