Riflessioni

CARTOLINE AMERICANE/3

Quest’estate ho partecipato alla quarantunesima edizione di RAGBRAI (Register’s Annual Great Bicycle Ride Across Iowa) uno degli eventi di cicloturismo più famosi degli Stati Uniti. Il percorso, che cambia ogni anno, attraversa l’intero stato dell’Iowa da ovest a est, partendo dal fiume Missouri e arrivando al Mississippi una settimana dopo. Durante la lunga traversata, i ciclisti hanno l’opportunità di visitare diversi paesi di piccola e media grandezza e di assaporare la cucina e le bevande locali (principalmente carni di vario genere e birra artigianale). Fermatomi a pranzo nella minuscola Knoxville insieme al mio compagno di avventure Matt Hauske, uno storico del cinema specializzato in Western, mi sono imbattuto in un piccolo cinematografo, il Grand Theater.

Aperto il 4 settembre 1906 come teatro d’opera, i’ultracentenario Grand ha avuto periodi di gloria e di abbandono, sorte toccata a molti altri luoghi d’intrattenimento in questo sterminato paese. Devastato da un incendio nel 1922, che distrusse la maggior parte del lato sud della piazza dove è situato, il teatro riapre una decina di anni dopo, reincarnandosi in cinematografo. In questi anni la direzione è di Clara S. Hoffman, imprenditrice del Midwest titolare di svariati cinema in Iowa e a Monmouth, in Illinois. Alla sua scomparsa il Grand passa agli eredi, Marvel e Arvene Black, che ne rinnovano la facciata in stile Art déco nella metà degli anni trenta. Earl e Mabel Kerr, titolari della catena Kerr Theaters, rilevano la proprietà verso la fine degli anni quaranta, e mantengono il teatro in attività per una ventina d’anni.
Negli anni Sessanta passa sotto la direzione di Carl Schwanebeck, trasferitosi a Knoxville dalla vicina Perry, che lo trasforma in una piccola impresa a conduzione familiare scegliendo, come dichiara in un’intervista rilasciata al Des Moines Tribune nel 1968, di non esibire pellicole condannate dal National Catholic Office for Motion Pictures. Durante la nostra sosta Matt ed io siamo stati accolti dal signor Curt Schwanebeck, figlio di Carl, che è diventato il manager del cinema da quando il padre ne ha ceduto la proprietà al gruppo Friedley negli anni novanta. Curt ci ha concesso una visita guidata del Grand, raccontandoci come questo piccolo gioiello abbia accompagnato la vita della sua famiglia per tre generazioni. Nella sua attuale conformazione, lo spazio è suddiviso in due sale, una al piano terra e una al primo piano. Il teatro principale conserva ancora l’iconico sipario all’austriaca, e all’interno della cabina di proiezione sono visibili le decorazioni che ornavano il loggione. Al piano superiore, dove un tempo si trovava la galleria, ora c’è una moderna saletta dotata di un piccolo schermo, le cui pareti sono decorate a scacchi per evocare quelle del vano sottostante. Entrambe le cabine di proiezione sono equipaggiate con proiettori Century da 35mm e piatti portafilm, che però verranno presto sostituiti da moderni e costosissimi apparecchi digitali.
Nella piccola lobby, dove gli Schwanebeck hanno strappato biglietti e venduto popcorn per cinquant’anni, sono conservate le porte a vento in stile Art déco installate dai Black. Il loro colore verdognolo riflette le tinte delle decorazioni ormai nascoste e dei vecchi sedili originali, ora sostituiti da comode poltrone di velluto rosso.