TRAMA
Koji confessa all’amante che sua moglie, credendo di essere mutata in un bruco, se ne sta rintanata in casa chiusa nella sua follia.
RECENSIONI
Il talento riconosciuto e conclamato di Kurosawa Kiyoshi si affida alla flagranza normalizzante del digitale per girare un mediometraggio horror profondamente mentale (House of Bugs – Mushi tachi no ie) traendo ispirazione dal manga Kyoufu gekijo (Horror Theater) del celeberrimo disegnatore di anime Umezu Kazuo. L’opera di Kurosawa in realtà fa parte di un progetto collettivo che coinvolge cineasti del calibro di Ito Tadashi, Iguchi Noboru e Yamaguchi Yudai e che intende trasporre tutti e sei gli episodi della suddetta serie a fumetti. House of Bugs oltre a rielaborare temi e materiali della narrativa umezuiana esplorando oscure zone di ibridazione tra dimensione reale e onirica si rifà a elementi cari alla cultura occidentale come la metamorfosi, la sfera domestica e familiare come luogo deputato dell’unheimlichkeit. A ben guardare Kurosawa punta tutto sul rapporto coniugale con le sue soggiaccenze inesplicite come rappresentazione inequivocabile di un’inquietudine che dalla dimensione del quotidiano assurge a tenebrosa deriva metafisica. Ed è proprio il gioco sullo sconfinamento preternaturale a costituirsi come discorso testuale più affascinante, per la sua eminente e anche improvvisa e inattesa referenza simbolica: la vita matrimoniale come progressiva/regressiva obnubilatio mentis, concentrata e condensata nella domus-prigione (che è poi una delle metafore più scoperte della condizione di occlusura mentale) nella quale si insinua felicemente un principio di sottile ambiguità per cui è impossibile attribuire lo sprofondamento nel delirio a uno solo dei due coniugi. Ovviamente la messa in scena della catastrofe psichica funziona molto meglio nelle sequenze prive di debordanza pacchiana in computer graphic.
