PADAK

Titolo OriginalePa-dak pa-dak
NazioneCorea del Sud
Anno Produzione2012
Genere
  • 67627
Durata78'
Fotografia
Montaggio
Musiche

TRAMA

Da pesciolino libero nell’oceano, uno “sgombro” si ritrova preso in una rete da pesca e portato nell’acquario di un ristorante di pesce crudo. Appena arrivato nell’acquario, tenta in qualsiasi maniera di scappare e cerca con accanimento una via di fuga. Anche la scettica e pessimista “vecchia sogliola” proviene dall’oceano, a differenza degli altri pesci dell’acquario che sono stati allevati nei vivai. Come superstite più anziana dell’acquario, la vecchia sogliola praticamente comanda sugli altri pesci grazie alla sua esperienza nel sopravvivere. Per lei però, la protesta dello sgombro e il suo desiderio di fuggire dall’acquario rappresentano una minaccia al proprio potere.

RECENSIONI


Non tutti gli abitanti del mare hanno la "fortuna" di finire nell'acquario di un dentista, come accade al pesce pagliaccio del film Pixar Alla ricerca di Nemo, di Andrew Stanton e Lee Unkrich. Al protagonista del debutto nel lungometraggio di Dae-hee Lee, infatti, le cose vanno decisamente peggio. È uno sgombro e finisce nell'acquario di un ristorante di pesce crudo, una sorta di anticamera dei piatti cucinati nel locale. Senza alcuna ironia, ma con uno stile beffardo ai limiti del sadismo, il giovane regista sud coreano costruisce un teatro del dolore incentrato sulla ricerca della libertà da parte dello sfortunato protagonista, sulla condivisione di uno spazio limitato con altre vittime imminenti, sulla consapevolezza di non essere altro che carne da macello.


Il film, con insolita crudeltà, mostra il contrasto tra l'apparente normalità del quotidiano per gli umani, che attraverso la ripetitività di gesti consueti cucinano e mangiano pesce crudo senza avvertire il minimo disagio, e l'angoscia più profonda delle future pietanze che vivono nel terrore la loro condizione di prigionia di breve durata. Uno stand-by emotivo lacerante nel suo inutile protrarsi, tanto la fine è nota. È come essere testimoni delle ultime giornate di un condannato a morte che sarà dato in pasto ad avventori cannibali. Il film è tutto giocato sulla contrapposizione di punti di vista differenti e deve la sua forza proprio al non concedere sconti di alcun tipo, anzi, compiacendosi dell'orrore messo in scena. Grevità e cupezze si rincorrono quindi senza sosta, mentre ogni solidarietà pare bandita e tutto intorno è solo morte e dolore.


L'animazione in computer grafica, curata per i pesci, tutt'altro che fluida per gli umani, ha una sua grezza efficacia, mentre i sogni e gli slanci poetici sono affidati a un 2D che si inserisce con armonia nella narrazione, attraverso parti musicali che prendono la forma di speranze di breve durata. È come se un cartone Disney fosse diretto da Michael Haneke, una sorta di apoteosi animata dell'insensatezza del male. Meno riuscito, proprio perché meno in linea con la ferocia costantemente esibita, il passaggio di testimone tra lo sgombro protagonista e la vecchia sogliola, inizialmente diffidente e riottosa, poi, invece, complice. Un lieve barlume di ottimismo che stride con lo strazio a cui il film sottopone i suoi personaggi e lo spettatore.