TRAMA
Nel gennaio 2000 Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi, ex dirigenti di Lotta Continua, sono condannati, nell’ultimo di otto processi, a 22 anni di carcere per l’omicidio del commissario Calabresi, nonostante fatti e testimonianze continuino a gridare la loro innocenza. Lo storico Carlo Ginzburg, specialista di processi alle streghe, analizza criticamente la vicenda mostrando tutte le debolezze dell’impianto accusatorio.
RECENSIONI
Jean-Louis Comolli, uno dei teorici della stagione dei Cahier du Cinema, basa il documentario sul testo omonimo dello storico Carlo Ginzburg: di fronte a un processo che si è arricchito di tante implicazioni ed è proliferato in mille direzioni diverse, l'obiettivo è tornare al punto di partenza (quello della prima causa alla quale il libro di Ginzburg fa prevalentemente riferimento). Ciò che ha spinto l'intellettuale a girarlo è la clamorosità dell'ingiustizia che si va perpetuando ("Il caso Sofri va al di là del contesto italiano e pone domande sulla democrazia reale nei paesi occidentali" dice Comolli). Intervellato da inserti tratti da varie inchieste televisive e da filmati di repertorio, Carlo Ginzburg descrive l'excursus processuale in tutte le sue assurde evoluzioni: testimonianze marchianamente contraddittorie, distruzione sistematica dei corpi di reato, scorretto atteggiamento dei giudici in aula, possibile coinvolgimento dei servizi segreti e l'ipotesi, neanche così remota, di un vero e proprio complotto. Accanto all'ovvia denuncia della spropositata illogicità che caratterizza la vicenda, l'autore tenta anche il ritratto di uno storico al lavoro. il documentario si risolve in un lungo monologo, interessante quanto si vuole, ma inevitabilmente poco efficace. Ma è la nobiltà dell'intento, la necessità di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla tragica vicenda, a costituire la ragione d'essere dell'opera e il suo riconoscimento sopravanza qualsiasi valutazione critico-estetica della stessa.
