

L’estate di Giacomo è un atto di fiducia nel _x000D__x000D_reale, nella tensione rappresentativa che scorre nel quotidiano, nella messa in _x000D__x000D_scena della vita. Pare il punto conclusivo di una ricerca, non certo un esordio, _x000D__x000D_ci vedo una maturità espressiva incredibile…
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_x000D_E’ vero, per me rappresenta un punto d’arrivo, un limite, una _x000D__x000D_frontiera. Credo che sia difficile, per me, andare oltre. Non è un caso _x000D__x000D_che ora sia indeciso sul da farsi, che mi ponga delle questioni per capire cosa _x000D__x000D_fare in futuro. Avevo già provato il dispositivo che sta alla base di L’_x000D__x000D_estate di Giacomo in Jagdfieber, il mio primo _x000D__x000D_cortometraggio: pedinavo due cacciatori, costruivo la storia seguendo due _x000D__x000D_persone, cercavo di capire e far capire come l’insistenza sulla _x000D__x000D_realtà raggiunga il cuore della finzione. Ripongo nella realtà una _x000D__x000D_sorta di fede.
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_x000D_Nonostante le evidenti influenze, dal cinema etnografico alla _x000D__x000D_nouvelle vague, sino al cinema contemplativo contemporaneo, L’_x000D__x000D_estate di Giacomo mi è parso una prima volta, proprio _x000D__x000D_perché mette in scena un momento di scoperta, la storia di un’altra _x000D__x000D_sensorialità, di una differente dimensione che vuoi fare sperimentare allo _x000D__x000D_spettatore…_x000D__x000D_
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_x000D_Per costruire questa dimensione sensoriale ho lavorato sia sull’immagine che sul suono, girando pianosequenza non per una questione prettamente estetica, ma perché è funzionale alla mia ricerca, perché utile ad acchiappare i dettagli, a restituire una percezione ordinaria, a condividere il mio punto di vista. Il suono è quasi tutto montato, partendo da una pista primitiva, e ricostruita dare un senso di immersione nella natura. Non avevo la pretesa assurda e impossibile di entrare in Giacomo, di restituire la sua percezione, l’importante per me era lavorare sulla semplicità di quella situazione.L’incipit del film è un chiaro omaggio a Blissfully Yours, al cinema sensoriale, erotico, locale di Weerasethakul…
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_x000D_Certo!
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_x000D_Quali sono i registi contemporanei con cui credi di avere affinità, oggi?
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_x000D_Sicuramente nel cinema di oggi, oltre a Weerasethakul, mi sento vicino a un’idea di cinema come quella Miguel Gomes e Joao Nicolau, Naomi Kawase, Lisandro Alonso, Raya Martin, a un cinema che lavori con e sul reale…
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_x000D_Il fatto che il tuo film abbia raggiunto le sale italiane è una rarità per il cinema d’impianto documentaristico, e so che dietro questo approdo c’è una lotta ostinata, ma ciò non toglie che alla fine ci possa essere anche della sorpresa, da parte tua…
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_x000D_Sono sorpreso di tutto quello che succede, di quello che è successo a L’estate di Giacomo. Eppure l’ho vissuto come se tutto fosse stato previsto, è stata una sensazione strana, come se avessi una strana e stupida consapevolezza. Il fatto di arrivare dall’estero, visto che ho studiato in Belgio, il fatto che il film sia stato premiato prima a Locarno e poi nel mondo, che sia uscito in Francia prima di arrivare qui, mi ha fatto sentire una sorta di straniero in Italia, mi ha fatto sentire parte di quella tipica retorica vittimistica italiana riguardo alla situazione culturale, sempre esterofila…In effetti il cinema documentario, oggi, in Italia, sta vivendo un momento d’oro, a livello qualitativo (basti vedere, ad esempio, la panoramica dedicata al doc italiano quest’anno al Festival del Nuovo Cinema di Pesaro). Che rapporti hai con chi come te gira documentari in Italia?
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_x000D_A dire il vero, non vivendo in Italia, non conosco molto cinema italiano documentaristico, ma ovviamente ho visto La bocca del lupo e Le quattro volte…
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_x000D_In ogni caso agli addetti ai lavori il tuo film è piaciuto enormemente…
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_x000D_Sì. E può apparire come una banalità, ma il sostegno della gente, di quelli che dopo aver visto il film mi dicevano “Grazie” mi dà la voglia di andare avanti, di crederci fino in fondo…
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_x000D_Verso dove?
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_x000D_L’estate di Giacomo, come ti dicevo, è stata un’esperienza limite. Anche perché il limite è quel legame irripetibile che mi lega a Giacomo e Stefania, mia sorella, il legame profondissimo che lega me e il mio sguardo a quei luoghi, quella vicinanza che per continuare a lavorare devo ricercare, ricostruire. Ora ovviamente ho voglia di girare un altro film. Ma per farlo ho bisogno di creare qualcosa di nuovo a livello umano, conoscere persone che mi interessi raccontare. Prima di elaborare progetti, ho bisogno di persone.