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TRAMA
Due sconosciuti, Taki e Mitsuha, si risvegliano uno dei panni dell’altra e sono costretti a vivere, a riprese alterne, vite completamente differenti. Sogno o realtà? Sullo sfondo, una strana cometa attraversa il cielo del Giappone.
RECENSIONI
Spiazzamento. Senza dubbio questa è la sensazione che si reitera durante tutta la visione.
A cominciare da una inedita sigla – televisiva, ma al cinema – che apre il film, un rimontaggio di scene che vedremo, affiancate da inquadrature realizzate ad hoc.
Stacco. Flashsideway 1. Risveglio. Può sembrare un episodio di Lost, e non si andrebbe troppo lontano. Ma è ancora presto per rendersene conto, perchè il film prende piede come un convenzionale teen movie dalle premesse fantasy, stile Freaky Friday, con un body swap di genere misto. Un ragazzo nei panni di una ragazza, e viceversa, in contesti opposti (Taki, studente lavoratore in una laccatissima Tokyo, Mitsuha, studentessa nel villaggio di Itomori, dalle tinte pastello, che sogna la grande città). Che ai giapponesi piaccia giocare coi generi lo si era già visto nella celebre serie Ranma ½ (li un ragazzo, a contatto con l'acqua fredda, si trasformava in una ragazza), ma qui il regista Makoto Shinkai gioca prima di tutto con quelli cinematografici, rebootando di continuo il suo film, attorcigliando, senza aggrovigliarsi, dimensioni e registri, arrivando a rendere fabula e intreccio indistinguibili (è il rischio che si corre a giocare con i paradossi temporali).
1 per chi non fosse avvezzo al termine flashsideways, con esso sono indicati nell'ultima stagione di Lost i flash di una realtà alternativa.
Non a caso, simbolo dichiarato del film, è proprio il kumihimo, le giapponesi stringhe intrecciate la cui arte viene tramandata a Mitsuha da sua nonna, una sorta di sacerdotessa del villaggio, che tiene vivi gli antichi miti. Come Musubi, il dio guardiano del luogo, energia primordiale che infonde tutto il creato, l'atemporale scorrere stesso del tempo, il fil rouge che connette gli esseri, incurante delle sue stesse regole. Ed è letteralmente un filo rosso che tiene legate le vite dei protagonisti che si rincorrono nello spazio e, soprattuto, nel Tempo (e torniamo a Lost). Qui però il futuro non è inevitabile, si può cambiare, si deve cambiare per salvare l'amore predestinato. Dopo questo twist, il film diventa un melò strappalacrime sulla scia de La Casa sul Lago del Tempo. Come Sandra Bullock con Keanu Reeves - anch'essi legati da uno scambio epistolare che scavalca il tempo (più old fashioned però, niente sms o app) Taki farà di tutto per sventare il catastrofico destino di morte che toccherà a Mitsuha. Declinazione in tinte rosa di un disaster movie, l'epilogo vede infatti una cometa, all'inizio vista come un evento spettacolare, radere al suolo l'intero villaggio.
E poi c'è il Nome. Se in occidente, per alcuni, esso è un Accidente e ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo, per Shinkai è il contrario; è l'essenza (il profumo) ad essere definita inequivocabilmente dal Nome; un po' come in Death Note (altro celebre manga e anime giapponese), dove la conoscenza del volto della persona e del nome, scritto quindi sul mortuario quaderno, permetteva di identificare inequivocabilmente le vittime designate e di ucciderle.
In Your Name se dimenticato, diventa addirittura impossibile il riconoscimento dell'altro da sé. Come avviene ai due innamorati, che si urlano (fuori e dentro) i nomi, cercano di imprimerseli sul corpo, senza risultato, e si perdono. Ma il Destino che lega le cose, Musubi, è più forte del Tempo, che è Musubi stesso, che si inganna (o si compie?) in un loop che ne incarna il suo paradosso.
Oltre lo schermo Musubi altri non è se non Shinkai, che da buon demiurgo (è regista e scrittore di tutti i suoi film), plasma un'opera solida, multiforme, straniante, non priva di slanci patetici, che rientrano però in uno sguardo autoriale ed un' estetica ben precisi, evidenti già nel precedente mediometraggio Il Giardino delle Parole (protagonisti uno studente minorenne e una giovane professoressa) dove affidava ancora al Tempo l'onere di compiere amori altrimenti irrealizzabili, complice di una natura galeotta (non la cometa, ma la pioggia), tessendone la trama attorno a immagini chiave (non il filo, ma le scarpe).
Your Name ha goduto di un successo incredibile di critica e pubblico. In patria è il secondo anime più visto dopo La Città Incantata mentre a livello internazionale è il più visto di tutti i tempi. Elementi che sembrano proprio designare Makoto Shinkai come l'erede di Miyazaki, ora che lo studio Ghibli sembra aver fatto il suo Tempo (ad oggi non sono previsti altri film dopo Quando c'era Marnie).
