WHITE LIGHTNIN’

Anno Produzione2009

TRAMA

Jesco a 7 anni sniffava benzina, a 10 si iniettava eroina, a 12 andò in riformatorio, a 19 finì in manicomio, a 22 ne uscì col cranio “pieno di cenere”. Jesco abitava gli Appalachi del West Virginia (USA), il cupo terzo mondo americano, però suo padre gli insegnò a ballare per domare “quel diavolo nel suo sangue”, suo padre che morì ucciso da due sadici balordi. E così Jesco diventa il ballerino fuori-legge famoso nella montagne per il suo tip-tap a ritmo di banjo, perché solo il ballo gli calma la cenere al posto del cervello e la dolorosa follia che si incunea sempre di più in quel residuo di anima che gli rimane. Jesco incontra Cilla, col doppio dei suoi anni e la metà di altezza, che per lui lascia marito e figli e lo segue nelle sue tournées da 10 dollari a sera e bourbon gratis. Ma il diavolo scuote il suo sangue in cerca di vendetta contro i due assassini del padre…

RECENSIONI

Una vita ai margini

Già presentato con successo al Sundance e alla Berlinale, White Lightnin' si ispira liberamente alla vera storia di Jesco White, che la leggenda vuole come ultimo rappresentante di quella particolare forma di danza folkloristica, tipica delle comunità rurali dei Monti Appalachi, che prende il nome di "Mountain Dancing". Il debutto alla regia di Dominic Murphy opta per una narrazione in prima persona del protagonista, uno sciroccato che fin da bambino sniffa qualunque cosa gli capiti a tiro per liberarsi del demone che lo affligge sotto pelle. Troverà nella danza, impostagli dal padre, una sorta di catarsi, ma quando due balordi uccideranno in modo brutale la sua unica figura di riferimento, il suo obiettivo diventerà la vendetta. Murphy mostra un'America infelice in cui il sogno pare non essersi mai nemmeno affacciato e dove lo squallore della realtà rende pulsante un unico imperativo: fuggire. Dove e come ha poca importanza, ciò che conta è uscire da rapporti familiari disfunzionali, affetti impossibili e opportunità di una vita migliore che paiono miraggi irraggiungibili. Il ballo è una porta di accesso alla propria realizzazione personale, un contatto diretto con l'io più profondo capace di placare fantasmi e inquietudini, ma basta un niente per far vacillare un equilibrio più che mai precario. Una narrazione originale, realistica nell'impianto ma onirica nelle implicazioni, accompagna lo spettatore in questa via crucis del dolore attraverso colori desaturati che rendono le immagini anticate e accentuano i toni al limite del leggendario del racconto. Uno stile molto personale, inevitabilmente pesante, che alterna momenti umoristici e schegge di poesia mentre aleggia un senso di ineluttabile sconfitta. Bravissimo il protagonista Edward Hogg e curiosa la partecipazione al progetto di Carrie Fisher, figlia d'arte con gravi problemi di tossicodipendenza diventata icona mondiale grazie all'indimenticabile personaggio della principessa Leila in Guerre Stellari.