Commedia, Recensione

VIZI DI FAMIGLIA

Titolo OriginaleRumor has it
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2005
Genere
Durata100'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Pasadena. Il ritorno di Sarah nella città natale per il matrimonio della sorella, sullo sfondo di una serie di accadimenti: il misterioso passato dei genitori, l’ambiguo rapporto con il suo uomo (lo ama davvero?), un’antica leggenda popolare per la quale i fatti narrati ne IL LAUREATO erano veri.

RECENSIONI

La commedia americana di Natale - lascia stecchiti solo la definizione – è una mummia: ripiegata su sé stessa, imbalsamata nelle proprie consuetudini, vittima delle solite pagliacciate (fa ancora ridere un coito in aereo?). Senza vergogna si presta Rob Reiner, che in passato dicono regista, alla declamazione meccanica di un plot soporifero: l’educazione sentimentale di Sarah, il confronto famigliare, il passato che torna e si morde la coda sono nulla dinanzi a scene madri di stucchevole fattura, birre di troppo ed occhiate languide, nonne maliziose e segreti & bugie.
Se ormai da tempo si udiva nell’aria un brusio a proposito del sequel de IL LAUREATO (sic!), non basta certo l’ammiccamento cinefilo per uscire dal pasticcio: primo, perché questo è scodellato con consapevole noncuranza (paradossalmente non basta proiettare una sequenza del film di Mike Nichols, la più celebre, per citarlo; né sparare in cassa Mrs. Robinson per scomodare il fantasma della Bancroft), poi in quanto viene sepolto da palate di clichè, compreso un “finale multiplo” sentimentale che fa rabbrividire. Il fallimento di VIZI DI FAMIGLIA è sfacciato e consapevole, così come l’insulsa storia che si affanna a raccontare, perché tutto è spremuto per il grande pubblico attraverso chiari segnali di riconoscibilità televisiva (la Aniston è uno di questi), volti noti (un Costner fuori controllo) e svolte rassicuranti, ogni sequenza è costruita per lusingare consciamente la platea. Un film “laureato” in Stereotipia Qualunquista.