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VIDEO DELL’ANNO – 2013

Il disco “adulto” di Justin Timberlake segna un ritorno cruciale in questa annata e la relativa strategia video si è rivelata impeccabile: la rentrée (doppia, perché è anche del regista) è un bianco e nero firmato David Fincher – una cosa delle sue, molto Novanta, di assoluto valore – che vuole decretare lo status di Justin Timberlake come il più grande showman che gli USA possono vantare oggi: è, dunque, Suit & Tie, la quintessenza del video performance. Sancito ciò, gli altri promo di JT hanno spaziato in varie direzioni, nessuna scontata. In questa categoria troviamo quello girato dallo studio Uprising Creative: scrollando le spalle su censure (puntuali quanto cercate), Timberlake imbocca un tunnel visivo e, tuffandosi in un’estetica conclamata, non vi affonda, ma la porta alla piena sublimazione.
Il resto testimonia di una stagione meno sfavillante della precedente su questo fronte, ma con punte rimarchevoli: il felice connubio tra elemento umano e natura circostante di HARRYS (applausi scroscianti per il mio preferito); la malinconica installazione bowiana; il friccico optical di Ferguson per Monáe + Badu; la violenza espressionista con cui Sutton veste l’esibizione di Azealia Banks; il divertissment – tra metavideo e citazionismo – di Nava per i Rixton; lo spettacolo di Willy Moon in cui Alex Courtes – non dichiaratamente, ma palesemente – attinge alla tv italiana quando era una delle migliori al mondo (nello specifico a questo); il languore molle di Gore per John Legend/ Gatsby, il bellissimo crescendo del maestro Daughters, Terry Richardson che si scomoda per Miley Cyrus e Beyoncé e sbanca.

Suit & Tie (Justin Timberlake feat. Jay-Z) regia di David Fincher

Tunnel Vision (Justin Timberlake) regia di J. Craven, S. McLoughlin e J. Nicholas

Say That (Toro y Moi) regia di HARRYS

Where are we now? (David Bowie) regia di Tony Oursler

Q.U.E.E.N. (Janelle Monáe feat. Erika Badu) regia di Alan Ferguson

Yeah Yeah (Willy Moon) regia di Alex Courtes

Make Out (Rixton) regia di Emil Nava

Wrecking Ball (Miley Cyrus) regia di Terry Richardson

XO (Beyoncé) regia di Terry Richardson

Despair (Yeah Yeah Yeahs) regia di Patrick Daughters

Yung Rapunzel (Azealia Banks) regia di Jam Sutton

Who Do We Think We Are (John Legend) regia di Paul Gore


La narrazione rimane forma regina (basterà un occhio alla top ten finale): sempre molto opzionata, con modalità differenti, diventa terreno sul quale spesso si sviluppa anche un discorso visivo di fortissimo impatto: si prendano ad esempio i deliri surreali di Raz, la cupa storia di sopravvivenza postatomica di Shynola, la ricognizione tarkovskijana su un intimo passato di De Thurah, l’exploit tecnico di Ian & Cooper (tra i video più segnalati nelle classifiche specializzate nel 2013). Si aggiungano gli enigmatici percorsi di Nabil (quello in ambientazione indiana è un vero e proprio corto, quello per Weeknd un imperscrutabile labirinto), il (presque) free cinema di Xavier Dolan, il furore-rivelazione di Cedric Blaisbois, il solido sdoppiamento visionario di Floria Sigismondi (un po’ già-visto, ma avercene), le angosce distopiche di Vanhoutteghen, il racconto scorretto di Pilling e quello toccante di LAMAR+NIK. Ma la palma di miglior narratore (e sperimentatore sulla forma narrativa) va a Isaiah Seret, oramai stabile presenza dei consuntivi di fine anno, confermata anche dalla successiva top ten assoluta.

Higher (Baauer & Just Blaze ft. Jay-Z) diretto da Nabil

Für Hildegard von Bingen (Devendra Banhart) regia di Isaiah Seret

Disintegration (Monarchy ft. Dita Von Teese) regia di Roy Raz

How Long? (How To Destroy Angels) regia da Shynola

Retrograde (James Blake) regia di Martin De Thurah

Twenty Eight (The Weeknd) regia di Nabil

The Stars (David Bowie) regia di Floria Sigismondi

Back to me (Joel Compass) regia di Ian & Cooper

Together We Play (Raveyards) regia di Cedric Blaisbois

College Boy  (Indochine) regia di Xavier Dolan

Pretty (The Weeknd) regia di Sam Pilling

Sinking Ship (Balthazar) regia di Joe Vanhoutteghen

Recollection (Keep Shelly in Athemns) regia di LAMAR+NIK


Le performance di Kanye West, quella tutta fisica-ma-virtuale di BSH e quella di Bound 2, spiazzante e subito classica (citata, parodiata), che segna una linea ambigua e indecifrabile tra consapevole e ironico kitsch e “no, amo questa donna, faccio sul serio” (il critico del New York’s, Jerry Saltz, l’ha definito primo esempio del New Uncanny), sono quanto di più concettuale abbia offerto l’annata. Poi: la diciotto-ore di non stop danzereccia alla Non muoiono così anche i cavalli di Mark Waites per il redivivo big beat di Fatboy, il flusso di immagini surreali di Special Problems (in odor dei primi Canada) cui fa eco il tunnel onirico di Murai (che bissa col giro sulla ruota – di Donald Glover/Childish Gambino con orso – che cambia le prospettive di visione), l’impossibilità dell’incontro amoroso che Mondino stilizza nelle movenze del santone Tellier, il post-Rybczyński di NYSU, Arnell che gira il remake (filologico, sequenza per sequenza) di Angel, video che aveva girato nel 1997 per Robbie Williams. C’è posto anche per Sofia Coppola che porta il suo mondo in un’esibizione dei Phoenix e guarda le sue ragazze che guardano (il gruppo suonare). Infine: Heymann con un video interattivo in cui il classico di Dylan viene cantato in tutti i canali tematici di una televisione (lo spettatore può scegliere quando cambiare) e la schizofrenia di Grady Hall, in bilico tra presente e passato.

Bound 2 (Kanye West) regia di Nick Knight

BLKKK SKKKN HEAD (Kanye West) regia di Nick Knight

Like a Rolling Stone (Bob Dylan) regia di Vania Heymann

Safe and Sound (Capital Cities) regia di Grady Hall

Eat Beat Rave Repeat (Fatboy Slim, Riva Starr e Birdyman) regia di Mark Waites

Hand on Heart (Olly Murs) regia di Vaughan Arnell

Wanderlust (Polly Scattergood) regia di NYSU

Promises (The Presets) regia di Special Problems

L’Amour Naissant (Sébastien Tellier) regia di Jean Baptiste Mondino

High Road (Cults) regia di Hiro Murai

3005 (Childish Gambino) regia di Hiro Murai

Chloroform (Phoenix) regia di Sofia Coppola


Muoversi in bilico tra più territori, osando molto, tendendo all’arte (o all’arty, a seconda): il video bifronte di Sigismondi – dalla narrazione all’astrazione, con frammento performativo sublime al termine – in cui Timberlake azzarda e non si fa dominare dall’audience; la narrazione accennata per dettagli di Kefali (con Lorde a contrappunto – consideriamo la versione originale, non quella US, banalizzata dalla presenza insistita della popstar e monca del finale a parte -); l’oscuro vagare di Noé; i morti sulla scena del decesso, oltre il canto del cigno, di Dave Ma (mix in pari quota: concetto + performance + narrazione); l’indefinibile perla di sperimentazione vintage di Maclean; la triste soavità del cult di Reyntjens, la decostruzione di un momento (con narrazione di Bret Easton Ellis) scritta e diretta da Kesh, il rito propiziatorio di Farhat e Hermansson. E scommetto su Pedro Martín-Calero.

Blanc (Territoire) regia di Pedro Martín-Calero

Royals  (Lorde) regia di Joel Kefali

Too Many Friends (Placebo) regia di Saman Kesh

Of the Night (Bastille) regia di Dave Ma

We No Who We R (Nick Cave & The Bad Seeds) regia di Gaspar Noé

Can’t Hold Us (Macklemore & Ryan Lewis) regia di R. Lewis, J. Koenig, J. Augustavo

Hand of a man (Django Django) regia di John Maclean

Papaoutai  (Stromae) regia di Raf Reyntjens

Mirrors (Justin Timberlake) regia di Floria Sigismondi

A Tooth for an Eye (The Knife) regia di Roxy Farhat & Kakan Hermansson



Kijek & Adamski e Villoresi su tutti. E poi tante cose bellissime.

Katachi (Shugo Tokumaru) regia di Kijek e Adamski 

Submarine Test January 1967 (John Mayer) regia di Virgilio Villoresi

Before Your Very Eyes (Atoms for Peace) regia di Andrew Thomas Huang

My Number (Foals) regia di Us

Aydin (Discodeine) regia di Pleix

Do I Wanna Know?  (Arctic Monkeys) regia di David Wilson

V (Island Song)  (These New Puritans) regia di Picnic

La Calling (Crystal Fighters) regia di Stuyk X Coldy

G.I. Jane (Fill Me Up)  (Jackson and his Computerband) regia di Mrzyk & Moriceau


In presa diretta, dagli You Tube Music Awards, Jonze all’opera con Greta Gerwig: a ricordare a tutti che negli anni Novanta si sono dette le cose più importanti nella storia della videomusica. Demuth: docu-videoclip al suo apogeo. Il video che dura un giorno di We are from L.A (con l’art direction di Lemoine). L’inutile interattività per il (bellissimo) lavoro di Morriset. Bowie si confronta col suo mito in un video costato 12 dollari e 99 centesimi. Anthony Mandler al cubo nel cortometraggio per Lana Del Rey. E il video per accumulo di utenza volenterosa di Moniker.

Afterlife (Arcade Fire) regia di Spike Jonze

WOR (Django Django) regia di Jim Demuth

Happy (Pharrell Williams) regia di We are from L.A.

Just A Reflektor (Arcade Fire) regia di Vincent Morisset

Love is Lost (David Bowie) regia di David Bowie

Tropico (Lana Del Rey) regia di Anthony Mandler

Light Light (Kilo) diretto da Moniker


Dodici commercial d’autore. E l’amatissimo Adam Hashemi sopra tutti.

Samsung regia di Adam Hashemi

Samsung regia di Joseph Kahn

Samsung regia di Romain Gavras

Samsung regia di AB/CD/CD

Louis Vuitton regia di Romain Gavras

Very regia di Canada

Calvin Klein regia di David Fincher

Volvo regia di Andreas Nilsson

Nike 1 regia di Adam Hashemi

Nike 2 regia di Adam Hashemi

IKEA regia di Megaforce



Gli artisti che hanno dimostrato migliore intuito e hanno messo in atto la migliore campagna video quest'anno.

MGMT

Foals

Arcade Fire


L’annata, interlocutoria a più livelli, segna un ritorno massiccio al passato recente: JT chiama dai Novanta Fincher e Sigismondi (di nuovo attivissima), Daughters batte un colpo dagli anni Zero e addirittura si concede due volte, Jonze riprende lo schermo alla sua maniera (ovvero sbaragliando il campo). Il Ritorno per eccellenza, quello di Chris Cunningham (paventato da Kanye West – non perdiamo le speranze -), sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Per il resto dodici mesi di assestamento, senza scosse clamorose, con la solita miriade di belle proposte (ma senza decisive novità) e con una top ten dominata dalla forma narrativa.
Ho cercato di indicare tutto quello che, nei vari campi, mi ha colpito di più. La foto è sempre riferita al primo titolo della lista.


E’ finalmente la volta dei Megaforce. Video splendidi in questi anni, ma sempre superati sulla linea d’arrivo dall’exploit di qualcun altro. Il 2013 li consacra. Poi Daughters, maestro che si reinventa e getta le basi di un percorso nuovo e sorprendente, Kijek & Adamski perché lavorano col contagocce, ma ogni volta che escono fuori è tutto uno chapeau bas. Nabil ha diretto undici (11) video quest’anno: la sua prolificità è la nostra gioia, ecco un regista che non si risparmia e che non aspetta le migliori condizioni possibili, ma gira come un forsennato. Seret e Fleur et Manu scaldano i motori: prima o poi sarà il loro turno; per il momento ci limitiamo a fare da profeti.

Megaforce 
Patrick Daughters
Isaiah Seret
Fleur et Manu
Kijek & Adamski
Nabil

Rivelazioni:
The Sacred Egg (12)
Ian Pons Jewell


Prima della top ten un po’ di video sfuggiti alle categorie precedenti, ma imprescindibili nell’annata.

Play Hard (David Guetta) regia di Andreas Nilsson

Numbers on the boards (Pusha T) regia di So Me

Hot Knife (Fiona Apple) regia di Paul Thomas Anderson

Afterlife (Arcade Fire) regia di Emily Kai Bock

Ratchet (Bloc Party) regia di Cyriak

Lovers in the Parking Lot (Solange) regia di Solange, Peter J. Brant, Emily Kai Bock

I don’t need a reason (Dizzee Rascal) regia di Emile Sornin

My recurring dream (Cold Mailman) regia di André Chocron

Why'd You Only Call Me When You're High? (Arctic Monkeys) regia di Nabil

Trying to be cool (Phoenix) regia di Canada

Hate or Glory (Gesaffelstein) regia di Fleur & Manu

Papi Pacify (FKA Twig) regia di FKA Twig & Tom Beard

Work Bitch (Britney Spears) regia di Ben Mor

Never Going Back (Samantha Craine) regia di LAMAR+NIK

First Fires (Bonobo) regia di Young Replicant

Werking Girls (Angel Haze) regia di Alex Lee & Kyle Wightman

Still Life (betamale) (Oneohtrix Point Never) regia di Jon Rafman

Bad Motherfucker (Biting Elbows) regia di Ilya Naishuller

Modern Jesus (Portugal The Man) regia di AG Rojas

Love Is Lost (David Bowie) regia di Barnaby Roper


Hope (Kid Wide)
regia di Truman & Cooper

L’amour et la violence

Waiting for a sign (Scratch Massive ft. Koudlam)
regia di Edouard Salier

L’orrore. L’orrore. Bambino


Bagboy (Pixies)
regia di LAMAR+NIK

La cosa più gioiosa, libera e colorata del 2013

Wish (Beach House)
regia di Eric Wareheim

In dreams

Cool Song No 2 (MGMT)
regia di Isaiah Seret

Love is the drug for me

Dancing anymore (Is Tropical)
regia di Megaforce

Fantasia (piuttosto) animata

Sacrilege (Yeah Yeah Yeahs)
regia di Megaforce

Il crogiuolo

Pursuit (Gesaffestein)
regia di Fleur & Manu

Dynasty

Your Life is A Lie (MGMT)
regia di Tom Kuntz

Il video mente

Entertainment (Phoenix) 
Regia: Patrick Daughters
Fotografia: Larkin Seiple
Art Direction: Heidi Adams
Montaggio: Stephen Berger
Produzione: The Directors Bureau

Avantissimo.