
TRAMA
Beth è stanca di fare la spogliarellista a domicilio. Cerca fortuna a Las Vegas: assunta dal giocatore d’azzardo professionista Dink, finisce con l’innamorarsene, attirando le ire di sua moglie.
RECENSIONI
Bet on Beth
Poca Alta Fedeltà (stesso sceneggiatore: D.V. DeVincentis) al testo autobiografico della giornalista Beth Raymer, immerso nel sottobosco delle scommesse (ma non solo): Frears e DeVincentis posizionano il totalizzatore sullo sfondo di una commedia sentimentale frizzante-edificante, contesto pretesto per pillole di saggezza previ patemi d’amore (“Scopri che non hai più bisogno di qualcuno che si prenda cura di te quando ti prendi cura di qualcuno”), per declinare il titolo originale (“Lascia perdere il favorito”) e per allegorizzare le scommesse che si compiono nella Vita di cui bisogna assumersi la responsabilità. Per quanto Frears abbia più volte dichiarato di non credere alla politica degli autori e di non disdegnare l’eclettismo su commissione, dispiace non sfrutti la fonte per firmare un’altra delle sue commedie con critica sociale: l’opera, al limite, rientra nel suo campionario di “relazioni inconsuete” e ha il merito di arginare e destrutturare, alla Robert Altman, un prodotto tipicamente hollywoodiano, con evanescente a-problematicità e finale trionfalistico. Finché non scopre il bluff, rivelando una posta inconsistente, il regista infonde alla drammaturgia uno charme anomalo, riflesso in una protagonista volutamente cartoonesca, candidamente marylin-monroiana, in territorio favolistico e di romanzo di formazione, con il (noioso) Principe Azzurro (Joshua Jackson), la Strega non-poi-così Cattiva (e di una bellezza senza Tempo: Catherine Zeta-Jones), il Folle (Vince Vaughn) e il Re-Padre (Bruce Willis). Toni lievi e assenza di giudizio per personaggi che eccedono Legge e Normalità: un potenziale Wall Street virato a Le Ragazze del Coyote Ugly con i sapori di Tamara Drewe. Scaldano, per un po’, gli slanci partoriti dalla solidarietà non venale fra i personaggi, ma l’inconsueto minimalismo agito nella straordinarietà perde fascino quando abbraccia il “favorito”, cavalcando eventi sempre più eccezionali fino a scuotere le penne della coda (il “Shake your tailfeather” finale).
