TRAMA
Sir Robert Chiltern (Jeremy Northam) uno stimatissimo politico, “un marito ideale” secondo la moglie (Cate Blanchett), è ricattato da un’avventuriera (Julianne Moore) che è a conoscenza di un suo peccato di gioventù. Tutto ciò rischia di distruggere la sua reputazione, ma in suo soccorso arriverà il ricco donnaiolo Arthur Goring (Rupert Everett)
RECENSIONI
La commedia di Wilde viene portata sugli schermi per la seconda volta (dopo quella corretta e tradizionale del 1947) con questa principale novità: la centralità del personaggio del raffinato perdigiorno dal cinismo tipicamente wildiano.Rupert Everett, perfetta incarnazione di questo Lord inglese, ruba completamente la scena al vero marito ideale Northam, grazie sia al suo carisma, che ad un ruolo sicuramente più brillante. Suoi sono tutti i numerosi momenti di comicità, vero pregio della pellicola, dai duetti con il padre a quelli col maggiordomo, ma quasi tutte le sue frasi sono fulminanti perle di autoironica amoralità. Illuminato da questa figura il film si snoda con un buon equilibrio, leggero e ben congegnato, classico ma non privo di uno spirito moderno. Tra veri momenti da commedia degli equivoci ed un paio di fugaci scivoloni nel sentimentalismo la storia getta sul tappeto anche qualche argomento su cui riflettere: è giusto che una persona perda tutto per un unico errore fatto in passato? E' più facile amare un ideale o una persona con i suoi difetti? La totale sincerità in un rapporto di coppia è un'utopia? Le risposte arrivano fin troppo puntuali, ma è bello assaporare l'atmosfera dell'alta società dell'epoca, dipinta dalle belle scenografie ed i bellissimi costumi, oltre che da una regia sempre piacevole. Molto onore va anche al cast, decisamente bravo. La Moore si cala in modo convincente nei panni della perfida intrigante, la Blanchett si difende bene in quelli della (insipida) moglie dalle troppe pretese. Tutto il contorno non sfigura ma è certo Everett ad accentrare su di sé l'attenzione, e nel passaggio (ormai avvenuto con successo) da affascinante tenebroso a simpatico uomo di spirito la sua carriera tocca un ruolo da simpatico fascinoso. E forse a molti sarà venuta voglia di imitarlo e parlare di cose serie un solo giorno al mese...da mezzogiorno alle quindici. Una sola domanda: era proprio necessario che lo scapolo impenitente capitolasse davanti al viso troppo paffuto della Driver?
Fra etichetta e veleno, lo spirito della commedia originale di Oscar Wilde (citato pure in una rappresentazione teatrale del suo L’Importanza di Chiamarsi Ernesto) era ancora più graffiante di quanto Parker non ci dia a vedere: il regista, oltretutto, non è dotato di gran personalità, riporta efficacemente più che esaltare o rinverdire il sagace testo di base, dotato di dialoghi, battute ed intrecci impagabili. Gli vengono incontro degli interpreti eccellenti, in testa Rupert Everett (egregio dandy frivolo ed ozioso) e Cate Blanchett. Per Oscar Wilde non esistono figure integerrime, ognuno ha la propria "macchia": meglio diffidare di chi non vanta, con leggerezza, i propri vizi come fossero un pregio. Il personaggio cinico e disilluso interpretato da Everett, in questo senso, è il più apprezzabile, proprio perché non vuole e sa di non dovere idealizzare niente e nessuno. Il suo cinismo (nei confronti del prossimo) nasce da una profonda moralità. Vive di un sano sarcasmo, pronto però a sacrificare se stesso quando sono in ballo dei principi (la lealtà, l'amicizia) cui crede fermamente, nel suo intimo, al di là dei pusillanimi che con essi si riempiono la bocca, svuotandoli di significato e valore. Non si sposa non per aprioristico rifiuto, ma perché fermamente convinto non esista donna degna di essere sposata (fra pizzichi di misoginia latente, svetta l’intrigante, velenosa e meschina figura interpretata da Julianne Moore). Nonostante qualche sottolineato effetto…di scena, la commedia è divertente, adorabile negli intrecci che si sviluppano previa terribile verità svelata. Già portato sullo schermo da Alexander Korda nel 1947.