TRAMA
Tom, scapolo irriducibile e donnaiolo, ha da 10 anni un’amica del cuore. Quando la ragazza parte per la Scozia si rende conto all’improvviso che è lei la donna della sua vita. Al ritorno dal viaggio, però, la sua migliore amica gli dice che sta per sposarsi e, come se non bastasse, gli chiede di farle da damigella d’onore.
RECENSIONI
Ecco un nuovo esemplare del ricco filone “matrimoniale” della commedia americana contemporanea. Nel quale quel che conta di più è un intreccio sentimentale (generalmente molto esile), la messa in scena in pompa magna della cerimonia, imprevisti ed equivoci, fascino degli interpreti. In questo caso – non che sia il primo, per carità – il film non riesce a salvare neppure quel minimo di vivacità, pur nella leggerezza, che valga una visione scacciapensieri. Non ricerca neanche quella dose indispensabile di differenziazione – non si osa parlare di originalità – dalle precedenti pellicole del genere che possa garantire per lo meno dignità. Si tratta, invece, di una copia malriuscita, nulla di più.
La profondità di analisi con cui vengono sviluppati e giustificati la maturazione ed i mutamenti esistenziali dei personaggi è questa: lo scapolo incallito sente di essersi divertito abbastanza e di volersi sposare anche lui in seguito a qualche parola del padre (che dà però un esempio opposto) e qualche avvertimento generico degli amici. Capisce poi che la sua amica è la sua anima gemella perché con lei può fare il giochino di indovinare di quale dolce ha voglia e poi andare in pasticceria e assaggiare anche quello che ha ordinato lei. Allo stesso modo, nella psicologia evoluta di questo personaggio sincerità significa dire alla ragazza che un’acconciatura le sta male. Una volta che l’ex playboy ha compreso di non essere un’isola – per dirla come il protagonista dell’hornbiano About a boy, pure lui scapolo gaudente ligio alle regole che si è costruito, ma che al confronto sembra profondo quanto il Nilo paragonato al Lambro – pare sia ormai troppo tardi: la sua amica ha, fatalità, appena trovato il grande amore e intende sposarlo. A questo punto il nostro eroe – simpatico per la verità quanto un pugno in faccia – prova caoticamente a reagire in due modi: diventando la perfetta damigella d’onore (cosa che chissà perché ritiene utile alla sua causa) e sabotando il matrimonio dall’interno (ma non fa mai nulla di concreto in questo senso). Il rivale, però, viene presentato dalla sceneggiatura assolutamente imbattibile e tanto perfetto da risultare poco umano. Nobile, proprietario di mezza Scozia, atleticamente insuperabile, gentiluomo. E si premurano di farci sapere che è anche superdotato. Probabilmente è un sistema per rendere un po’ meno antipatico il protagonista, che non è perfetto, è un povero uomo normale in cui identificarsi con facilità: uno che non riesce mai a finire la consumazione al bar senza trovarsi in mano il numero di telefono di una stangona, e non è ricchissimo, ma solo molto ricco. Ad ulteriore conferma del livello della scrittura basti aggiungere che quando tutto sembra perduto l’ex playboy riparte alla riscossa ispirato ed incoraggiato, guarda un po’, da un cane. Si rasenta dunque l’idiozia, e non c’è nemmeno un po’ di cattiveria a vivacizzare la trama, né un finale non troppo convenzionale a dire che la vita è anche sconfitte (specie se si è tanto stupidi). Non è solo Il matrimonio del mio migliore amico senza il carisma di Julia Roberts e senza le scene divertenti con Rupert Everett, è molto peggio. Non diverte praticamente mai, in compenso si concede inutili volgarità per abbassare ulteriormente il livello. La Scozia viene frequentemente scelta dai registi Usa per parentesi che richiedono uno scenario suggestivo. In questa occasione si approfitta anche per deridere la cultura locale, casomai servisse a far ridere (no, non serve).
Patrick Dempsey aveva fatto un’impressione decisamente migliore in Come d’incanto, evidentemente dovrà capire che la sua predisposizione alla commedia va coltivata scegliendo soggetti più dignitosi. Michelle Monaghan, precedentemente nota come la ragazza di Tom Cruise in Mission: impossibile 3, cerca già da qualche anno di raggiungere una certa notorietà. Difficilmente sarà questo film a regalargliela. Chi scrive si assume le proprie responsabilità: era prevedibile, si intuiva dai trailers che il film sarebbe stato così.