TRAMA
Nel 1961 atterrò, sul lato nascosto della Luna, l’Arca degli autobot, con un’arma segreta. Oggi Megatron vuole impadronirsene. Intanto Sam Witwicky, con nuova fidanzata da sballo, ha salvato il mondo ma non trova lavoro.
RECENSIONI
Vincono le macchine
La lucrosa formula donne&facezie&motori non si tocca, sull’Arca dei vincitori al botteghino salgono in tanti, Bay rifà Bay (“demolition man”) con i più costosi giocattoli in circolazione al servizio dei suoi modi patriottici-militaristi (senza pathos), kolossali spettacolari e meccanicamente programmati. A torto, i Razzie Awards hanno premiato la puntata precedente: la dipartita degli sceneggiatori Orci e Kurtzman fa sentire il suo peso rispetto ad un Ehren Kruger che spreca il miglior soggetto (fantapolitico) della trilogia e presenta, sul versante commedia, nuovi personaggi che hanno poco da di(verti)re rispetto ai replicati (vada per quello di Malkovich, ma l’esagitato di Ken Jeong è troppo sopra le righe). L’intreccio è schematico e prevedibile, fra colpi di scena telefonati (l’impossibile morte degli autobot), scene risibili studiate a tavolino per dare ad ogni personaggio un ruolo eroico (la Bella che mette Megatron contro il proprio alleato) e il tema della riscossa degli ultimi. Perso anche l’appeal lussu(ri)oso sessista con la fuoriuscita di (del corpo di) Megan Fox (la modella Rosie Huntington-Whiteley fa altrettanto “effetto”, ma non è così “speciale”), non restano che le macchine: non quelle che colleziona Bay (Ferrari), che espone il personaggio di Patrick Dempsey o che fanno la differenza per conquistare il cuore femminile (velo pietoso sull’ideologia sottesa) ma il frutto meraviglioso delle società di effetti visivi Digital Domain e ILM che superano se stesse ovviando, anche con ralenti, ai movimenti troppo veloci dei capitoli precedenti (che non facevano apprezzare le complesse trasformazioni e le affascinanti geometrie dei combattimenti), sfruttando il 3D con la stereoscopia della (James) Cameron-Pace Group’s 3D Fusion, continuando ad assecondare la (felice) mania di Bay di far interagire le creature digitali con scene d’azione live-action già di per sé mirabolanti (fra skydivers, palazzi sventrati a mo’ di scivolo e un lungo finale di Resistenza fra le macerie di Chicago, vince la coppa un inseguimento su superstrada da antologia).