TRAMA
Sol, sette anni, viene accompagnata dalla mamma nella grande casa del nonno, per aiutare le zie e i cugini a organizzare la festa di compleanno a sorpresa per l’amato papà, un giovane pittore malato. Mentre la luce del giorno svanisce, un’atmosfera strana e caotica prende il sopravvento e l’arrivo dei numerosi amici e parenti mette a dura prova i legami che tengono unita la famiglia. Con il passare delle ore, nella piccola Sol cresce l’impaziente attesa per la celebrazione del compleanno del papà, per il quale lei e la madre hanno in serbo un regalo speciale. Il padre di Sol, però, tarda a uscire dalla stanza del piano di sopra, nonostante le insistenti richieste della figlia. Mentre aspetta di poter esaudire il suo desiderio più grande, Sol capirà a poco a poco che il suo mondo sta per cambiare radicalmente.
RECENSIONI
"Il tempo in Mesoamerica è ciclico"
A cosa fa pensare la parola "totem"? Cosa evoca il titolo del secondo lungometraggio della regista messicana Lila Avilés, presentato a Berlino? Qualcosa definito da una disciplina scientifica, l'antropologia. Quindi i saggi di Freud, Levi Strauss, Frazer eccetera su totemismo e sue interpretazioni, l'animismo, l'organizzazione sociale per clan e la loro individuazione sotto il segno di un certo animale (il totem, appunto). Questa l'area tematica culturale utile a situare e interpretare il film. Poi, in modo più vago e poetico ma altrettanto centrato, il totem rinvia alla possibilità di un mondo altro rispetto alla civiltà bianca occidentale, diverso e lontano nello spazio e nel tempo - e quindi a un modo altro, altre organizzazioni della vita, cosmogonie, strutture euristiche. Totem (non) è il racconto della festa di compleanno organizzata da una famiglia larga dai confini elastici per un uomo malato di un cancro terminale. Avilés rifiuta la drammaturgia, il modo americano di organizzare un film o un racconto come struttura e macchina, per cui ogni scena segna una progressione dell'arco narrativo - va da A a B perché da B si possa raggiungere C - e il tempo-durata del film è quello necessario a risolvere conflitti, trame o caratteri. Come detto chiaramente durante la festa, invece, il tempo in Mesoamerica è ciclico. Se ci aspettiamo di sapere come andrà a finire, cosa ne sarà (ma anche cosa ne è stato, come sono arrivati dove sono) dei personaggi che incontriamo saremo delusi e ce lo meriteremo. La traduzione in forma filmica di un'altra visione del mondo è uno dei principali motivi di fascino di Totem. Il gruppo di famiglia allargata in un interno travalica il kammerspiel, il tranche de vie da cui parte perché l'interno è dedalo, casa infestata e l'infestazione è anche da parte di altri tempi. L'intervento della fattucchiera/ciarlatana, la rimozione dei dipinti, la diffusione delle chiocciole sono atti magici che hanno effetto non perché raggiungano uno scopo ma perché confermano una postura esistenziale, una resistenza. Il free form è tanto nella sceneggiatura quanto nella regia. Dentro il gruppo di famiglia i ruoli sfumano continuamente e così lo sguardo della regista si sposta fondendosi senza soluzione di continuità da uno all'altro. Ogni volta che la focalizzazione interna passa per esempio da Sol (la bambina - bravissima) al padre c'è un salto da un piano di realtà all'altro e tutti convivono nello spazio magico della casa. La camera non smette di esplorare, predilige essere portata a mano, i cambi di direzione e altezza, gli zoom, i piani sequenza che restituiscono il senso di coro.
Mille piani per ogni porzione di tempo: per esempio il tempo della festa è completamente diverso per Sol che vuole soltanto vedere il padre, stare con lui o per i parenti che devono raccogliere soldi per pagare le cure. Avilés è bravissima a suggerire come l'animismo preveda non solo un tempo ciclico e insoluto bensì altrettanto un mondo polifonico e polimorfo, una realtà mai univoca. È molto bello che la poetica di Totem sia allo stesso tempo il frammento e il corale. Tutti i personaggi sono portati a confrontarsi con le questioni fondamentali della vita e della morte e ognuno assume una postura singolare specifica. Ad Avilés tuttavia non interessa, nel concerto, nascondere la voce solista ossia una simpatia e un'attenzione particolare per lo sguardo infantile. Il mondo visto dai bambini, trasfigurato attraverso la loro visione ricorda i miracoli del cinema di Victor Erice anche senza raggiungere lo stesso grado alchemico di purezza e astrazione. Il finale perturbante dice di morte e fine individuale e collettiva, è lo svelarsi del totem atteso, la soluzione nel simbolismo: come un'infestazione, come uno sfregio nel quadro ecco gli scorpioni. Lo scorpione, animale circolare la cui simbologia e posizione zodiacale allude al tempo della semina, al dualismo vita-morte, al seme che deve affrontare la morte per generare vita nuova. Il tempo in Mesoamerica è ciclico.