Horror, Recensione

THREE…EXTREMES

Titolo OriginaleSam gang 2
NazioneHong Kong/Giappone/Corea del Sud
Anno Produzione2004
Genere
Durata121

TRAMA

Dumplings di Fruit Chan. Nessuna donna resiste all’idea di ringiovanire e Qing Li se lo può permettere. Ex divetta televisiva, ora sposata a un riccone, Qing Li potrà realizzare il suo sogno. Conosce la misteriosa zia Mei che le offre i suoi ravioli. Basta solo un poco di fede e dare un morso ai ravioli ripieni di feti umani tritati. La maga, Mei, ha argomenti sempre convincenti.

Cut di Park Chan-wook. Ryu Ji-ho è giovane, bello, famoso, ricco, ed anche buono e comprensivo. Ha una bella moglie, affermata pianista, e vive in una lussuosissima casa, alla quale si è peraltro ispirato per ricostruire il set dell’horror che sta girando. Un giorno la sua vita perfetta viene sconvolta dall’intervento di un uomo che si rivelerà essere una comparsa che ha recitato in molti dei suoi film, che decide di sequestrarlo assieme alla moglie e di metterlo di fronte ad una scelta davvero crudele: o accetterà di uccidere a sangue freddo una bambina che si trova con loro, oppure il pazzo taglierà ad una ad una le dita della moglie, imprigionata al suo pianoforte da una ragnatela di cavetti d’acciaio. Il motivo del suo rapimento è paradossale: Ryu è troppo buono per essere un ricco, e quindi deve diventare cattivo, se vuole essere libero. Dopo un iniziale tentativo di far ragionare il pazzo, Ryu Ji-ho sarà costretto a giocare al gioco del suo aguzzino, e scoprirà una parte di se stesso che ignora. Il finale sarà imprevedibile.

Box di Takashi Miike. Kyoko è una romanziera di successo e una bella donna, ma conduce una vita solitaria. Non è in grado di concedere il suo cuore a nessuno. Tutto risale ad un’esperienza traumatica della sua infanzia. A dieci anni, Kyoko provocò un incidente in cui la gemella morì carbonizzata. Addolorato, il loro tutore Hikita sparì dalla vita di Kyoko. Kyoko è perseguitata dal ricordo della sorella e dedica il suo tempo alla ricerca di Hikita, quando nella vita della donna appare un uomo, incredibilmente somigliante al loro tutore. Un giorno, trova sulla scrivania un mazzo di fiori con un biglietto che indica il luogo di un appuntamento: il posto dove è morta la sorella.

RECENSIONI

Prosecuzione ideale dell’horror collettivo Three (2002), Three… Extremes ne ripropone la struttura a episodi, affidando il compito di sondare le angosce contemporanee ad altri tre registi orientali: Fruit Chan, Park Chan-wook e Takashi Miike. Spalleggiato dalla fotografia eburnea di Peter Doyle, per il suo episodio Fruit Chan sceglie atmosfere morbide e eleganti, impreziosite da raffinate soluzioni di montaggio (una fitta trama di dissolvenze incrociate e impercettibili jump-cut), da un gusto materico per i dettagli e da un’illuminazione radiosamente rigenerante. Col passare dei minuti, però, i toni si incupiscono e la luce illividisce sensibilmente, Dumplings affacciandosi sull’orlo dell’orrore con sospesa, inquietante ambiguità. Voto: 6½

L’episodio di Park Chan-wook, Cut, è una vera e propria sintesi del suo cinema: ritroviamo infatti la componente metafilmica di The Moon is the Sun’s Dream, l’unità spaziale da Kammerspiel di The Judgement, la regia avvolgente di Joint Security Area e il tema punitivo di Sympathy for Mr. Vengeance e Old Boy. Tuttavia il carattere marcatamente antologico non giova affatto alla pellicola, la giustapposizione di soluzioni formali e di aggregazioni tematiche non evolvendo in progressione drammatica e l’ostentazione di abilità tecnica non andando oltre il semplice virtuosismo. Anche la messa in scena, tra lo sfarzoso e il fumettistico, a lungo andare si rivela piuttosto sterile, lasciando intravedere dietro la sontuosità dell’apparato scenografico e i vertiginosi carrelli digitali un’astuzia e una sufficienza francamente irritanti. Più rimasticatura che summa. Voto: 5

Criptico e disturbante come al solito, con Box Takashi Miike squaderna l’episodio migliore del film. Raccontando la vicenda delle gemelle contorsioniste Kyoko e Shoko con uno stile pacato, quasi imperturbabile, Box scava nel senso di colpa per affondare lo sguardo nei meandri dell’invidia, della gelosia e della sottomissione. Lontano da ogni didascalismo e da ogni psicologismo, qui Miike gioca in sottrazione assoluta, smorzando i toni, rinunciando a qualsiasi effetto grandguignolesco e intrecciando al flusso narrativo una toccante riflessione sulla gravità delle ferite psichiche infantili. La messa in scena algida e fiammeggiante, il montaggio ellittico e spiazzante e una sceneggiatura di esemplare laconicità rendono Box uno degli horror più raffinati degli ultimi anni e un piccolo saggio di cinema come arte della visione. Voto: 8