TRAMA
L’ennesima ragazza è posseduta dal Demonio. Niente di nuovo.
RECENSIONI
Se c’è un maestro nella manipolazione delle immagini, quello è senza dubbio Satana. Neveldine, lontano eoni dalle intuizioni del gioiello Crank, parte da questo assunto e trasporta nel genere horror la sua ludica fissazione sullo sdoppiamento tra reale e virtuale dell’identità 2.0. Questa volta è il Diavolo a fare da Gamer, controllando i comportamenti della giovane Angela e utilizzando l’involucro corporeo della ragazza per portare avanti i suoi malvagi intenti. I tapes del titolo, le registrazioni pervenute in Vaticano che attirano l’attenzione del Cardinale Bruun, sono l’unico strumento per svelare il tranello del Maligno, la cui manifestazione, lungi dal prediligere mostruosi trucchi ed esibizionismi, si nasconde nell’innocua apparenza della protagonista. E come consuetudine, solo attraverso l’analisi del dispositivo (le varie telecamere che riprendono i comportamenti di Angela) è possibile decifrare il lavoro sotterraneo del male, capace di muoversi contemporaneamente dentro e fuori lo schermo con beffardo mimetismo. Angela vive i suoi repentini cambiamenti mediante l’apparizione di un corvo che le dà il potere di alterare la volontà di chi le sta intorno. Nell’intensificarsi delle manifestazioni la vittima appare con il dono dell’ubiquità che solo le registrazioni possono rivelare. Al Diavolo non resta quindi che controllare quel medium che lo sta smascherando per agire indisturbato nei suoi intenti persuasivi, non più limitati nei confini di uno spazio chiuso.
Benché non cada del tutto nell'obsoleto filone del meta-horror con quell'abuso delle telecamere diegetiche la cui credibilità va scemando di film in film, The Vatican Tapes non ha un guizzo visivo degno di nota, una soluzione inquietante, procede monocorde in un teoremino le cui volontà sono chiare fin da subito. Anche quando la mano del regista sembra risvegliarsi e dare sfogo all'adrenalinico ritmo che ha caratterizzato le sue opere precedenti, i risultati sono a dir poco imbarazzanti, tra una caciara rissosa dentro le mura di un ospedale psichiatrico e un esorcismo talmente privo di inventiva da entrare di prepotenza tra le sequenze scult dell'anno. Va bene che il demonio disintegra un appartamento e fuoriesce letteralmente dai confini dal quadro per immergersi nella folla, va bene che il suo upgrade è diventare personaggio pubblico che dispensa miracoli e fa proseliti e non più il pericoloso corruttore che lavora nell'ombra e semina follia, ma non sono certo cinque minuti da Antichrist Superstar a farci dimenticare quanto sia stato privo di originalità. Ritentaci!