Drammatico

THE NIGHTINGALE

Titolo OriginaleThe Nightingale
NazioneU.S.A., Gran Bretagna, Lussemburgo
Anno Produzione2018
Durata136'
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Scenografia
Musiche

TRAMA

Tasmania, 1825. Clare, ex carcerata irlandese, si vuole vendicare dell’ufficiale inglese che ha brutalmente sterminato la sua famiglia. Ad aiutarla ci sarà Billy, una giovane guida aborigena che conosce bene i soprusi e le violenze subiti negli anni dalla sua gente e dalla sua terra.

RECENSIONI

"Questo è il mio paese, questa è casa mia", non riesce a trattenere le lacrime la guida aborigena Billy, mentre ribadisce ai suoi commensali che sedere a tavola insieme a loro è un suo diritto e non un favore concesso di malavoglia. Potrebbe sembrare esagerato considerare quel momento il più intenso di un film come The Nightingale, dove non mancano i momenti forti, ma probabilmente è in quella scena che meglio si delinea il sentimento di compassione così importante per Jennifer Kent, la regista australiana che, a quattro anni dall'acclamato (e per alcuni sovrastimato) Babadook, ha presentato questo secondo lungometraggio in concorso alla Mostra del cinema di Venezia.

 

Come Sweet Country di Warwick Thornton, presentato sempre al Lido lo scorso anno, The Nightingale si può definire un western di ambientazione australiana (curiosa la coincidenza che entrambe le pellicole abbiano ottenuto il Premio Speciale della Giuria), anche se al tempo stesso si può inserire nel filone "rape and revenge". Infatti racconta la vicenda a tinte forti di Clare (l'attrice irlandese Aisling Franciosi, finora nota soprattutto per la sua partecipazione alla serie tv The Fall), l'usignolo del titolo, giovane ex galeotta irlandese che nella Tasmania della prima metà dell'ottocento sogna solo di rifarsi una vita col marito e la figlia neonata. Ma i suoi progetti si scontrano con un ostacolo difficile da superare: un giovane tenente inglese (interpretato da un Sam Clafin solo apparentemente in vesti insolite, visto che con la sua espressione arrogante è perfetto per un ruolo del genere) si è invaghito di lei e si rifiuta di darle il nullaosta per lasciare la caserma militare dove la ragazza è impiegata a servizio. La protagonista è anche costretta a subire le coercizioni dell'ufficiale che non esita a minacciarla pur di trattenerla vicino a sé, quando lei vorrebbe solo seguire i desideri del marito e andarsene. Una situazione del genere, lo si può immaginare, non ci mette molto a precipitare e Clare subisce violenza dal suo aguzzino, spalleggiato da due sottoposti, mentre contemporaneamente è costretta ad assistere al massacro della proprio famiglia.

 

Dopo il duplice efferato omicidio, i tre colpevoli partono alla volta di una nuova destinazione militare, visto che il tenente non è tenuto in grande considerazione dai suoi superiori e quindi viene trasferito. Consapevole di non poter contare su nessun aiuto da parte delle autorità, Clare decide di armarsi (letteralmente) e partire all'inseguimento dei tre farabutti per farsi giustizia da sola. In questo frangente avviene l'incontro col tracker Billy (il debuttante Baykali Ganambar, che a Venezia ha ricevuto per questa interpretazione il Premio Mastroianni), che accetta di scortarla (mentre il mentore di Billy sta viaggiando con gli antagonisti). In verità l'incontro fra i due almeno inizialmente non si presenta come idilliaco, per via di diffidenza e pregiudizi reciproci, però per la Kent questa coppia è importante, visto che una donna sola (e dal passato poco chiaro) e un aborigeno nell'Australia ancora sotto il dominio britannico rappresentano due esempi di reietti in una terra colonizzata ma piena di pericoli e poco ospitale (come già accennato, il film non manca di fare notare che gli aborigeni siano in verità i soli a trovarsi effettivamente in patria). Tra Clare e Billy, due persone che per diversi motivi non hanno più molto da perdere, si verrà creare un legame speciale e la loro impresa, destinata a culminare nella prevedibile resa dei conti (non senza che il body count strada facendo aumenti esponenzialmente, non risparmiando donne, bambini o persone anziane), assume anche le caratteristiche di un viaggio spirituale (i riferimenti a Walkabout di Nicolas Roeg non sono casuali).

 

Jennifer Kent, realizzando un film che tenta l'impresa apparentemente impossibile di coniugare il cinema di Jane Campion a quello di Lars von Trier, ci rappresenta una società violenta, prevaricatrice, maschilista e misogina (potremmo aggiungere anche omofoba, se si considerano i commenti spiacevoli che il tenente fa alle spalle di un altro ufficiale), ma confida anche nel potere del femminino. E quindi il viaggio di Clare non è solo l'ennesima occasione per un bloodshed sul grande schermo, ma serve a ribadire che con una sensibilità diversa un mondo migliore è più che possibile. Infatti, rispetto ad altre pellicole di questo (sotto)genere, in The Nightingale la protagonista, pur commettendo a sua volta atti cruenti, non perde la tenerezza e non sembra comportarsi da uomo: se da una parte la sua forza d'animo non demorde (quasi) mai, il film ci lascia intendere che imbracciare il fucile e portare a termine la “missione” è comunque molto doloroso. Il suo carattere viene fuori quando tiene testa all’aguzzino rivelandogli una verità probabilmente scomoda.

Altra cosa che The Nightingale vuole scongiurare è il concepire gli antagonisti come figure affascinanti o bigger than life. Nonostante il cinismo e le violenze perpetrate con impressionante perizia, il tenente e i suoi due scagnozzi risultano dei pusillanimi assoluti, perfetti frutti della società che li ha cresciuti. Jennifer Kent chiaramente col suo film dice cose che possono risultare anche scomode e fastidiose (come dimostra l'increscioso e tristemente noto episodio verificatosi sempre a Venezia alla fine della proiezione stampa), ma The Nightingale è in primo luogo un'opera che condanna la violenza, nonostante le molte sequenze forti cui sottopone il suo spettatore. Una violenza che viene da lontano, che ha causato molte vittime e alla quale si deve provare a replicare utilizzando un linguaggio diverso, anche se non è semplice. Come in qualche modo suggerisce quel finale sospeso e toccante che coincide anche con la fine del viaggio insieme di Clare e Billy e di conseguenza del nostro, sulla spiaggia di fronte all'orizzonte, nella speranza di essere portati via da una nave o di riunirsi presto coi propri antenati.